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Gli ambulanti corrieri della droga per rifornire anche la movida lampedusana

Di Redazione |

I corrieri della droga erano spesso gli ambulanti ed erano loro che trasportavano lo stupefacente nell’Agrigentino, nel Palermitano e che rifornivano anche la movida lampedusana. E infatti l’operazione coordinata dalla Procura della Repubblica di Palermo – Direzione Distrettuale Antimafia è stata denominata Lampedusa ed ha portato all’esecuzione di 16 misure cautelari: 10 persone sono finite in carcere, una ai domiciliari, per quattro c’è il divieto di dimora e per una l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

GLI ARRESTATI. L’inchiesta è stata condotta dalla Polizia e le misure, emesse dal gip di Palermo, sono state eseguite dalle Squadre Mobili di Agrigento, Palermo, Reggio Calabria e Siracusa. Tutti sono indagati a vario titolo di associazione a delinquere in materia di stupefacenti e di detenzione di droga. In carcere sono finiti i palermitani Giuseppe Bronte di 24 anni, Salvatore Bronte di 49 anni, Gaetano Rizzo di 31 anni, Emanuele Rizzo di 33 anni, Francesco Portanova di 34 anni e Dante Parisi di 52 anni; in carcere anhe gli agrigentini Davide Liata di 32 anni e Salvatore Capraro di 29 anni, il siracusano Vincenzo Terranova di 50 anni e il calabrese Domenico Stilo di 30 anni. Ai domiciliari gli agrigentini Calogero Vignera di 35 anni. Obbligo di dimora per l’agrigentino Angelo Cardella di 46 anni e per i palermitani Ivan La Spisa di 31 anni e Alessandra Pepati di 32 anni. Infine obbligo di presentazione alla pg per Gianluca Gambino di 22 anni.

L’INCHIESTA. L’inchiesta è stata avviata nel luglio del 2016 ed è stata conclusa nel dicembre scorso su una associazione a delinquere dedita al traffico di cocaina, hashish e marijuana reperite, tra l’altro, in Calabria e destinate poi ad essere smerciate nel Palermitano, nell’Agrigentino e sull’isola di Lampedusa. I capi erano i cugini Giuseppe e Saalvatoree Bronte e Gaetano Rizzo. I primi due intrattenevano rapporti con i fornitori calabresi e in particolare con Domenico Stilo, mentre Gaetano Rizzo del rione “villaggio Santa Rosalia” manteneva i rapporti diretti con gli agrigentini Salvatore Capraro e Davide Licata occupandosi anche delle trasferte finalizzate a consegnare a questi ultimi la droga (hashish e cocaina) da vendere ad Agrigento e destinate anche a Lampedusa.

I RUOLI. Capraro destinava lo stupefacente a Lampedusa trasportandola sulla motonave che parte da Porto Empedocle. Gaetano, Emanuele Rizzo e Francesco Portanova (tutti parenti stretti) si occupavano delle forniture fuori provincia. Emanuele Rizzo era anche la persona che teneva la cassa del gruppo, almeno fino all’ottobre del 2016 quando fu arrestato mentre trasportava due chili di hashish e 210 grammi di cocaina e nella sua casa furono trovato 193 mila euro in contanti. in contanti. Il trasporto della droga era agevolato dalla professione dei corrieri, venditori ambulanti che quotidianamente si spostavano fuori provincia per lavorare in mercatini rionali.

Nel mercato agrigentino gli acquirenti erano Davide Licata e Salvatore Capraro, ma anche Angelo Cardella che riceveva la droga anche da Ivan La Spisa (parente di Gaetano Rizzo). La droga finiva sulla piazza di Carini grazie al pusher Gianluca Gambino che effettuava le consegne giornaliere previo appuntamento telefonico. Dante Parisi invece, insieme alla nuora Alessandra Pepati consegnava la droga verso gli acquisrenti della Sicilia orientale tra cui il lentinese Vincenzo Terranova. Nel corso dell’inchiesta è stata anche scoperta a Villafrati una piantagione di

Nel corso delle indagini nel settembre 2017 si individuava una piantagione di indoor di marijuana nel territorio di Villafrati “gestita” da Salvatoree Bronte e in totale sono stati sequestrati 18 chili di hashish, 3,350 kg di cocaina, 44 piante di marijuana e 193 mila euro in contanti.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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