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Girgenti Acque, diverse sfumature di grigio tra favori ai potenti e archiviati eccellenti

Il colosso della ricca gestione privata del servizio idrico, era una centrale dispensatrice di favori (soprattutto posti di lavoro) per politici, alti burocrati e parenti eccellenti, eppure non ci sono prove

Di Redazione |

Fra il nero minaccioso dei nuvoloni all’avvio dell’inchiesta e il bianco candido dell’archiviazione, in mezzo, ci sono diverse sfumature. Chiaroscuri. Più sul profilo etico che penale. Così, sui 38 archiviati dell’inchiesta “Waterloo” di Agrigento – un album delle figurine del potere del passato prossimo e del presente – resta un retrogusto strano, se si prova ad andare oltre il semplice elenco. Il senso sembra: Girgenti Acque, colosso della ricca gestione privata del servizio idrico, era una centrale dispensatrice di favori (soprattutto posti di lavoro) per politici, alti burocrati e parenti eccellenti, eppure non ci sono prove che i beneficiati abbiano ricambiato favorendo la società del “generoso” Marco Campione.

L’esempio più lampante riguarda Angelo Alfano, docente in pensione, padre dell’ex ministro Angelino Alfano, oggi top manager della sanità privata. Nel procedimento, si legge nella richiesta firmata dal procuratore facente funzioni Salvatore Vella e dai pm Paolo Vetro e Sara Varazi, «non v’è alcuna traccia di un interessamento, anche minimo» da parte dell’ex titolare del Viminale «alle richieste avanzate al padre Angelo da Campione». E «in particolare non vi sono elementi che possono portare a ritenere, con certezza, che l’emissione del provvedimento antimafia liberatorio» a beneficio di Girgenti Acque, firmato dell’ex prefetto di Agrigento, Nicola Diomede (a processo nel troncone principale), «sia stato frutto di un accordo criminale» fra Alfano senior e il manager. Nonostante «vi siano in atti una serie di indizi, che rimangono tali, che fanno ritenere che le assunzioni effettuate da Campione, su indicazione di Alfano (padre, ndr), prevedevano come controprestazione una qualche pressione» che Angelino «doveva esercitare sulle Istituzioni pubbliche agrigentine e, in particolare, sulla Prefettura di Agrigento, organo periferico del Ministero dell’Interno, guidato allora proprio dal figlio del professore Alfano».

La certificazione antimafia, requisito indispensabile per l’attività di Girgenti, è un pallino di Campione. E rientra nella dettagliata motivazione alla richiesta di archiviazione di Giuseppe Scozzari. L’avvocato e politico (ex assessore provinciale e deputato nazionale) era molto attivo con Diomede. E sollecitava l’ex senatore Beppe Lumia, all’epoca membro dell’Antimafia nazionale, per l’audizione in commissione «su una vicenda che tu – diceva il 6 febbraio 2016 l’avvocato, intercettato, al senatore – devi conoscere molto bene e che si rischia di fare un danno devastante, perché questi 5 stelle hanno deciso di distruggere una società che è Girgenti Acque…». Lumia, non coinvolto nell’indagine, si mostrava ignaro: «Non conosco il caso, non conosco la vicenda». I due, ricostruiscono i pm, «concordavano di vedersi a Roma il giovedì successivo 11 febbraio». Scozzari anticipava la richiesta: «Perfetto, io vengo ed eventualmente se tu ritieni una chiacchierata con Rosy Bindi me la organizzi pure tu questa cosa, volevo spiegarle…».

Fra gli archiviati anche Riccardo Gallo Afflitto. Dalle indagini, scrivono i pm, «si ricava chiaramente» che Filippo Caci (pure archiviato), «anche su incarico» del potente deputato regionale di Forza Italia «stava contrattando» con Campione e Calogero Patti «l’assunzione di numerosi soggetti», indicati «per nome e provenienza», in Girgenti Acque. Ma, anche in questo caso, «non si ricava cosa offrissero in cambio i due uomini politici a seguito delle promesse di assunzione». Così come Enzo Fontana: per altre due assunzioni «su precisa indicazione» dell’ex presidente della Provincia ed ex deputato regionale e nazionale: niente «elementi certi» dello scambio fra posti e favori.

Stesso copione per Angelo Capodicasa. Il “facilitatore” Giuseppe Giuffrida, ex consigliere di Cattolica Eraclea, a processo nell’altra tranche, ha un ruolo-chiave nel “sistema Girgenti”. È lui, fra l’altro, a far incontrare Capodicasa (assieme all’ex ministro Cesare Damiano, non indagato) e Campione, nella villa a mare di quest’ultimo, «per sollecitare l’impugnazione da parte del Consiglio dei ministri della legge regionale sull’acqua pubblica» (circostanza poi avvenuta) e per «procurargli un incontro a Roma» con lo stesso Damiano e «un contatto» con l’allora sottosegretario alla Presidenza Claudio De Vincenti. Ma, se per Giuffrida i pm tracciano i «benefici economici» ricevuti «in cambio», sullo storico leader della sinistra agrigentina niente «elementi certi idonei ad affermare una qualche responsabilità penale». Nonostante, ammettono i pm, Capodicasa «in più conversazioni abbia segnalato l’assunzione di tale Corrao Giuseppa (non coinvolta nell’indagine, ndr), ricevendo da Campione assicurazioni in merito».

Nella richiesta di archiviazione per Giovanni Panepinto, ex deputato regionale dem, paladino dell’acqua pubblica e oppositore ufficiale di Girgenti anche da sindaco di Bivona , «non vi sono elementi certi dai quali che lo stesso abbia ottenuto da Campione l’assunzione della propria segretaria Bruccoleri Valentina in cambio di condotte indebite poste in essere come pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio».Più chiara, invece, l’uscita dalla scena processuale di Gianfranco Miccichè e Francesco Scoma, indagati con Campione per finanziamenti illeciti alle Regionali 2017: archiviati, condividendo «in parte» le memorie difensive depositate. Pur sussistendo, per i pm. due violazioni di norme analoghe contestate nell’altro procedimento del 2016 all’ex presidente dell’Ars e all’ex senatore.Twitter: @MarioBarresiCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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