Cronaca
Giorgio Ciaccio (M5S): “Così ho sconfitto per due volte il cancro”
“Sì, è stata dura. Lo ammetto, a tratti ho pensato di non farcela. Ma ce l’ho fatta e oggi sono guarito dal cancro”. Giorgio Ciaccio, deputato regionale siciliano del M5S, è guarito dal tumore al rene e dal Linfoma di Hodgkin, che lo avevano colpito nel settembre del 2016 ad appena 34 anni.
E ha raccontato all’Adnkronos la sua malattia, i momenti difficili, ma, soprattutto, lanciare un messaggio di speranza: “Dal tumore si può guarire – dice – E io sono la dimostrazione che può accadere. Il tumore è sempre stato un argomento tabù, invece la mia forza è stata parlarne”. “Ci sono molti momenti di sconforto, è vero – dice – Il percorso è molto lungo, e difficile, a tratti tortuoso. Ho avuto due blocchi intestinali, il Fuoco di Sant’Antonio, dolori atroci, nausea, vomito. Ma avere al mio fianco mia moglie, mio figli Ettore che oggi ha 8 mesi, i miei genitori, i miei amici, mi ha aiutato molto, moltissimo. Mi hanno aiutato a raggiungere la mia vittoria”.
Giorgio scopre di avere due tumori alla fine dell’estate del 2016, nei giorni in cui stava per nascere il suo primo figlio, Ettore. “Mi stavo preparando per affrontare la gara Triathlon – racconta Ciaccio – che si doveva tenere il 4 settembre. A fine agosto mi si gonfiano due linfonodi sopra le clavicole. Inizialmente pensavo che fosse una forma di influenza. Iniziai a prendere un antibiotico in autonomia, senza consultare il medico. Ma al terzo giorno questo gonfiore non passava. Ne ho parlato con mia moglie che mi disse: ‘Andiamo alla guardia medica’. E così andammo. Dopo la visita, il medico mi disse che dovevo parlare con una emo oncologa. E mi sono rivolto alla dottoressa Patti dell’ospedale Cervello di Palermo per una prima visita. Il medico mi disse subito che si trattava di un Linfoma di Hodgkin. Al terzo stadio. Era il 6 settembre. D’urgenza ho fatto controlli, come ecografie e risonanze magnetiche. Il tutto accadeva pochi giorni prima della nascita di mio figlio”.
“Dopo una serie di esami mi hanno chiamato per dirmi che avevo anche una lesione al fegato. Io non sono un esperto di medicina e per me la lesione è una ferita. Non avrei mai pensato che si trattasse di un tumore al rene. Lì, in quel momento, mi è preso il panico. Si pensava che fossero delle metastasi, invece si trattava di due tumori autonomi. Ricordo che il medico mi disse: ‘Lei è fortunato’ e mio padre si arrabbiò molto per questa frase. Ma il medico intendeva dire che non si trattava di metastasi ma di due diversi tumori”.
Nel frattempo nasce il figlio di Giorgio Ciaccio, il piccolo Ettore. Ma il giovane deputato regionale non può gioire come altri papà. “Io mi dovetti sottoporre all’operazione che feci al San Raffaele Giglio di Cefalù – racconta – Ad operarmi fu il professor Pico Marchesa. Mi tolsero metà del rene affetto dal tumore”. A quel punto inizia un altro calvario: la chemioterapia. Dodici cicli di chemio ogni undici giorni. “Per la prima chemio ho dovuto aspettare che si rimarginassero le cicatrici dell’intervento, perché la chemio debilita molto, poiché se da un lato uccide le cellule cancerogene, dall’altro uccide anche le cellule buone. A metà ottobre ho iniziato la chemioterapia, all’ospedale Cervello di Palermo – racconta – Ho scelto un protocollo europeo riconosciuto che mi dava il 75 per cento di probabilità di guarigione. Dodici cicli si fanno di solito in un anno. Io le ho fatte concentrate. La prima chemio mi è sembrata acqua fresca. In realtà i ‘veleni’ iniziano fare effetto solo dopo, con gli effetti collaterali terribili, senso di nausea, vomito, perdita di appetito. Oltre a due blocchi intestinali”.
Poi, piano piano, Giorgio supera ogni chemioterapia. Fino ad arrivare all’inizio del 2017. E pochi giorni fa la Pet ha evidenziato che il tumore non c’è più. “Sono felice – dice Ciaccio – finalmente ho vinto io contro il tumore”. E ieri si è fatto una fotografia con un cartello in mano con la scritta: “Contro il cancro ho vinto io!”.
Ma cosa si può dire a una persona che sta attraversando lo stesso percorso di Ciaccio? “Devono credere in se stessi, nei propri affetti, perché la malattia mette in discussione tutti gli affetti e poi bisogna dare priorità alle cose importanti della vita. Anche io litigavo per cazzate, ora penso che non bisogna mai perdere tempo per queste cose – dice – Dobbiamo alzare la qualità della vita perché non sappiamo se domani possiamo goderci ogni attimo della nostra vita, vivere intensamente. Non dico che non bisogna fare progetti ma un conto è vivere per un progetto futuro e un conto è vivere giornalmente pensando al futuro. E’ un modo di vivere diverso, io faccio passo dopo passo sentendo ogni mio passo”. Ecco perché anche l’inchiesta sulle firme false di Palermo che lo vede coinvolto, e che lo ha portato all’autosospensione dal M5S, la vive con un certo distacco.
“Vivo la mia vita godendomi ogni momento – dice -. Se il M5S diventa il pilastro principale della propria vita, è ovvio che qualunque cosa ti succede ti senti distrutto, se invece costruisci la vita attorno ai tuoi affetti riesci a prendere le distanze da tutto ciò che ti accade”.
Ma perché raccontare la sua esperienza? “Oggi c’è tanta gente che si nasconde e pensa che sia un problema solo suo – spiega Giorgio Ciaccio- Mi hanno contattato privatamente tantissime persone che hanno il tumore ma che si vergognano di dirlo. Fanno finta di niente ma dentro si soffre, c’è sofferenza fisica e mentale. Insieme si possono affrontare le cose anche meglio, io ho deciso di comunicarlo per cercare di dare anche un segnale. Io ne ho giovato moltissimo. Penso che ho dato anche gioia alle persone preoccupate. Io non ho mai mollato, neppure per un attimo”. Un ringraziamento speciale lo rivolge alla giovane moglie, Veronica e al figlio. Oltre ai suoi genitori e agli amici più cari. “E ora voglio essere di aiuto agli altri”, conclude mentre culla tra le braccia il suo bambino.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA