Giarre, la morte dell’anziana
Giarre, la morte dell’anziana Un medico geriatra indagato
Giarre – Picchiato e indagato. Non saranno momenti piacevoli per Mauro Manmano, medico di Geratria dell’ospedale di Giarre. È lui il primo, e finora unico, destinatario di avviso di garanzia nell’inchiesta della Procura di Catania sulla morte di Opresia Chiappazzo Del Popolo, la paziente di 67 anni vittima di un infarto nella notte il 2 e il 3 maggio.
È sempre lui, il “reperibile” del reparto, giunto in corsia dopo le pressanti richieste dei familiari della donna colta da infarto, a essere stato aggredito dal figlio della donna, il 38enne Giuseppe Reitano, che gli avrebbe scagliato addosso una fioriera procurandogli lievi escoriazioni. Il medico, ieri in permesso per malattia, s’è riservato di presentare querela per lesioni. Ma ieri pomeriggio, nella sua abitazione di Gravina, ha ricevuto dai carabinieri la notifica dell’iscrizione nel registro degli indagati con l’ipotesi di reato di omicidio colposo.
Un atto “tecnico”, dovuto, che prelude alla nomina di un perito di parte in un atto irripetibile come l’autopsia disposta a breve dal sostituto procuratore etneo Angelo Brugaletta. I carabinieri della Compagnia di Giarre, coordinati dal tenente Stefano Russo, stanno ricostruendo il “film” di quella notte. Alle 00,25 la paziente (ricoverata dal 20 aprile per insufficienza respiratoria e scompenso cardiaco) chiama il figlio dicendo di accusare il malore. I familiari accorrono subito e sollecitano i due infermieri di turno, Giuseppe Sicuro e Giovanna Conti, per l’intervento di un medico.
L’ambulanza del 118 è intanto impegnata in un altro intervento e il medico, da casa, dà qualche indicazione. «Ma non lo vedete com’è la situazione qui? », si sarebbero sentiti dire i familiari. La donna si aggrava e all’1,10 arrivano, in contemporanea, sia il medico reperibile (17 minuti dopo la chiamata), sia quello di guardia medica, Giuseppe Garozzo, già presente in ospedale. Cinque minuti dopo: il decesso. Il dottore di guardia medica, uscendo, dice: «La stanno rianimando». Al collega di Geriatria il compito di comunicare il decesso ai familiari: «La signora non c’è più».
E poi lo stascico violento con l’aggressione a Manmano. Gli inquirenti verificano alcuni “buchi neri”, che potrebbero configurare anche altre omissioni. Perché non è stato chiamato il 118, così come risulta ai carabinieri che stanno comunque acquisendo i tabulati? Perché il turnista della guardia medica, pur essendo all’interno della struttura, è arrivato soltanto all’1,10? Ai raggi x anche l’ipotesi di «un’inidoneità strutturale e gestionale nell’intervento», con un precedente (risalente a febbraio scorso) di un’altra paziente di Macchia di Giarre dimessa dall’ospedale contro il parere dei familiari e poi deceduta. Il cadavere della donna si trova nell’obitorio di Giarre.
Nel fascicolo, oltre alle prime testimonianze e alle cartelle cliniche sequestrate nel reparto diretto da Santo Branca, anche una lettera del 28 aprile in cui i primari di Geriatria e Medicina generale denunciavano alla direzione sanitaria dell’Asp la «totale inadeguatezza» dell’ospedale «nell’assistenza agli acuti». Sul valore della nota a Catania minimizzano: più una malcelata voglia di trasferimento, magari ad Acireale, che effettivi disservizi. Il direttore sanitario dell’Asp, Franco Luca, ha istituito una commissione d’inchiesta interna. Più che sul caso “medico” e sul 118 (in ogni caso la donna sarebbe dovuta andare al “Ferrarotto” di Catania), i riflettori sono puntati sulla “guardia attiva interdivisionale” che l’Asp aveva chiesto al “Sant’Isidoro” integrando il personale di Geriatria e Medicina, più i cardiologi. In tutto 14 medici, al netto dei primari. Ma di questi 5 risultano «inidonei ad attività di guardia». Ne resterebbero 9, abbastanza per coprire turni che non sono stati mai attivati. Perché?
twitter: @MarioBarresiCOPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA