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Gonfiati i gettoni erogati

Gettoni di presenza “esagerati”

Il 50% dei comuni tra 10 e 40mila abitanti della provincia di Agrigento eroga, o ha erogato negli ultimi 5 anni, gettoni di presenza con importi diversi da quanto previsti dalla legge.

Di Gioacchino Schicchi |

Per quanto di chiaro, nella decennale legislatura sui gettoni di presenza, in Sicilia, ci sia davvero poco, i numeri, quelli, non mentono e non sono soggetti ad interpretazioni. Se, abbiamo visto, nei giorni scorsi il commissario ispettivo Giuseppe Petralia ha contestato l’entità dell’emolumento previsto per gli ex consiglieri comunali di Porto Empedocle, indicando la necessità del recupero delle somme dei cinque anni, ci siamo quindi chiesti: “è successo anche negli altri comuni?”  La risposta, purtroppo per i cittadini, è in molti casi positiva.

Sotto la nostra lente sono finiti i 10 comuni della provincia, appunto, tra i 10 e i 40mila abitanti e, abbiamo riscontrato, che in 5 casi i gettoni sono o sono stati fuori dai “range” stabiliti dalle leggi. Quale leggi? La prima è la numero 30 del 2000 (resa operativa con un decreto presidenziale, il 19 del 18 ottobre 2001), la quale indicava dei tetti massimi per il calcolo dei gettoni, comunque aumentabili fino al 10% in base a specifiche condizioni. Per i comuni da noi considerati la somma indicata era 60mila lire. A questa seguì un’altra legge, la 22 del 2008, la quale, invece, rendeva quei tetti fissi e modificabili solo al ribasso. A mettere il “timbro” finale ci fu la Corte dei Conti che stabilì che le nuove amministrazioni avrebbero dovuto adeguare i gettoni (quindi dopo le elezioni) e che erano comunque “tollerabili” solo gli aumenti rientranti in quelle specifiche condizioni e in quel 10%. Significa che, a fronte di 60mila lire  di tetto, si sarebbe potuti salire al massimo di seimila lire. Tradotto in euro, un gettone al massimo tra 30 e 33 euro. Così a guardare sugli albi pretori degli enti troviamo come perfettamente in linea sono, e sono stati negli ultimi quattro anni, Ribera, Licata, Raffadali, Menfi e Campobello di Licata. Tutti, infatti, hanno un gettone previsto tra le 30,20 euro e le 33 euro.

Non possiamo dire lo stesso per gli altri. Se nota è la situazione di Canicattì, dove fino ad un anno fa il gettone di presenza era di 90 euro (vi furono uno “stop” nelle erogazioni prima, poi l’avvio di verifiche per danno erariale e adesso una riduzione a circa 30 euro), forse in pochi sanno che già nel 2012, ad esempio, a Palma di Montechiaro era di 64 euro (oggi 32), mentre a Favara, dal 2010 al 2015 il gettone riconosciuto è stato di quasi 60 euro, ridotti lo scorso anno a 41 euro e poi ridotto ancora a 33 euro a dicembre. E se di Porto Empedocle abbiamo già parlato (73 euro), totalmente fuori parametro è attualmente Ravanusa, dove, dal 2003 fino ad un paio di anni fa, il gettone era di 80 euro, ridotti poi di un 10% fino a 72 euro: ben 40 in più di quanto previsto.

Anche ad Agrigento, patria del fenomeno (mediatico) noto come “gettonopoli”, ha delle “colpe”: la vecchia consiliatura, intendiamo fino al 2011, percepiva 112,5 euro a fronte di un tetto previsto, in quanto comune sopra i 45mila abitanti, di poco più di 100mila lire. La Regione, pare, già nel 2008 aveva indicato come quella somma fosse “fuori quota”, ma nessuno rispose. Si mosse qualcosa solo nel 2011, quando il gettone venne tagliato del 50% non per adeguarsi alla legge, ma, solamente, per ridurre l’aliquota irpef ai cittadini. Somma che, per pervicace volontà dell’allora ex segretario generale, Sebastiano Piraino, non venne innalzata ma anzi ridotta nel 2012 fino alle 52 euro attuali, tornando nell’alveo del consentito.

Tutto troppo facile? Forse. Resta il fatto che, per tornare in tema, a Porto Empedocle, da anni i gettoni erano ad un importo che, solo oggi, un commissario regionale ha contestato. Pochi controlli? Forse.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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