CATANIA – Rifiuti pericolosi a rischio infettivo, sanitari e non, scaricati in maniera indifferenziata nei porti italiani come se fossero rifiuti urbani: è l’accusa nei confronti della Ong Medici Senza Frontiere e di due agenti marittimi che ha fatto scattare il sequestro preventivo dell’Aquarius (attualmente nel porto di Marsiglia) e di 460mila euro. L’indagine di Guardia di Finanza e Polizia, coordinata dalla Procura di Catania, avrebbe accertato uno smaltimento illecito in 44 occasioni per un totale di 24mila kg di rifiuti.
L’accusa nei confronti di Msf, considerata dagli inquirenti «produttrice» dei rifiuti al centro del traffico illecito, riguarda sia la Aquarius, per il periodo da gennaio 2017 a maggio 2018, sia la Vos Prudence, la nave utilizzata dalla Ong tra marzo 2017 a luglio 2017. Per questo nel registro degli indagati – con l’accusa di “attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti” – sono finiti, oltre ad alcuni membri dell’organizzazione, anche il Centro operativo di Amsterdam che gestiva l’Aquarius e il Centro operativo di Bruxelles, che invece ha gestito e finanziato le missioni di soccorso della Vos Prudence. I due Centri hanno personalità giuridica e autonomia organizzativa e rispondono in base al decreto legislativo 231/2001 sulla responsabilità amministrativa degli enti.
Complessivamente sono 14 gli indagati. Secondo l’accusa i soggetti coinvolti, a vario titolo, avrebbero «sistematicamente condiviso, pianificato ed eseguito un progetto di illegale smaltimento di un ingente quantitativo di rifiuti pericolosi a rischio infettivo, sanitari e non, derivanti dalle attività di soccorso dei migranti a bordo della Vos Prudence e dell’Aquarius e conferiti in modo indifferenziato, unitamente ai rifiuti solidi urbani, in occasione di scali tecnici e sbarco dei migranti» in 11 porti: Trapani, Pozzallo, Augusta, Catania e Messina in Sicilia, Vibo Valentia, Reggio Calabria e Corigliano Calabro in Calabria, Napoli e Salerno in Campania, Brindisi in Puglia. Tra i rifiuti scaricati la procura indica «gli indumenti contaminati indossati dagli extracomunitari», gli scarti alimentari e i rifiuti sanitari infettivi utilizzati a bordo per l’assistenza medica.
L’inchiesta degli uomini del comando provinciale di Catania e dello Scico della Gdf e di quelli della squadra mobile di Catania e dello Sco della Polizia avrebbe inoltre accertato che i membri di Msf e i due agenti marittimi Francesco Gianino e Giovanni Ivan Romeo concordavano «sistematicamente» lo smaltimento illegale dei rifiuti – 37 volte per l’Aquarius e 7 per la Vos Prudence – «eludendo i rigidi trattamenti imposti dalla loro natura infettiva».
Quanto alla nave Aquarius, il Gip di Catania, Carlo Cannella, nel decreto di sequestro scrive che «vi è un fondato pericolo» che «la libera disponibilità della motonave possa aggravare o protrarre le conseguenze del reato» visto che «è di tutta evidenza che la commissione del delitto è strettamente collegata all’attività di salvataggio in mare» da parte delle Ong, che «nel periodo oggetto di indagine realizzava ben 37 sbarchi reiterando sempre l’illecita modalità di smaltimento di rifiuti sanitari
pericolosi e di materiale medico».
Tra gli indagati, oltre a Gianino, Romeo e ai centri operativi di Amsterdam e di Bruxelles di Msf, ci sono il comandante e il primo ufficiale dell’Aquarius, il russo Evgenii Talanin e l’ucraino Oleksandr Yurchenko. A questi si aggiungono otto membri di Msf: il vice capo missione Italia di Msf Belgio Michele Trainiti, il vice coordinatore nazionale nazionale e addetta all’approvvigionamento della missione Italia di Msf Belgio Cristina Lomi, il liaison Officer di Mas Belgio Marco Ottaviano, i coordinatori del progetto Sar Aquarius di Msf Olanda, Aloys Vimard e Marcella Kraaij, il coordinatore logistico di Aquarius Joachim Tisch, il delegato alla logistica a bordo della nave Martinus Taminiau e il coordinatore del progetto a bordo della nave, l’inglese Nicholas Romaniuk.
Secondo l’accusa, avveniva tramite «una artificiosa comunicazione documentale» la «declassificazione dei rifiuti a rischio infettivo» da Vos Prudence e Aquarius durante 44 sbarchi effettuati complessivamente dalle due navi dal gennaio 2017 a maggio 2018. Questo il meccanismo che sarebbe stato messo in atto: durante la navigazione verso il porto di destinazione si provvedeva alla fornitura di indumenti nuovi e di alimenti ai migranti salvati in mare, producendo quelli che per l’accusa erano dei «rifiuti pericolosi a rischio infettivo». Quest’ultimi, in fase di certificazione, prima di entrare nel porto, venivano presentati come rifiuti solidi indifferenziati con l’assegnazione di appositi codici che li contraddistinguevano come «non pericolosi». Al termine delle operazioni di sbarco erano poi conferiti alla ditta portuale incaricata che, come emerge da foto segnalazioni fatte a Catania, «li compattava in maniera indiscriminata e li portava in discarica per lo smaltimento finale».
Il protocollo prevede che il comandante della nave trasmetta alle autorità marittime e all’agenzia marittima raccomandataria, 24 ore prima dell’approdo, un modulo di notifica con l’indicazione della categoria e dei quantitativi di rifiuti da conferire, e in ragione della loro tipologia il gestore dell’impianto portuale organizza il servizio di raccolta. Al termine delle operazioni, l’operatore ecologico consegna al comandante o a suo preposto il “buono di servizio giornaliero”, valido come ricevuta di effettiva consegna della tipologia e dei quantitativi di rifiuti dichiarati. La ditta portuale concessionaria del servizio di smaltimento prende in carica i rifiuti (registro di carico e scarico). Durante il trasporto in discarica i rifiuti sono accompagnati dal formulario di identificazione rifiuti (Fir). In nessuno di questi passaggi, secondo la Procura di Catania, si segnalava la presenza di rifiuti speciali, ma soltanto di solidi indifferenziati.
Sulla vicende che direttamente la coinvolge, Medici Senza Frontiere (Msf) interviene con una nota in cui «condanna con forza la decisione delle autorità giudiziarie italiane di sequestrare la nave Aquarius» per presunte irregolarità nello smaltimento dei rifiuti di bordo. Una misura che Msf, definisce «sproporzionata e strumentale, tesa a criminalizzare per l’ennesima volta l’azione medico-umanitaria in mare».
«Dopo due anni di indagini giudiziarie, ostacoli burocratici, infamanti e mai confermate accuse di collusione con i trafficanti di uomini – afferma Karline Kleijer, responsabile delle emergenze per Msf – ora veniamo accusati di far parte di un’organizzazione criminale finalizzata al traffico di rifiuti. È l’estremo, inquietante tentativo di fermare a qualunque costo la nostra attività di ricerca e soccorso in mare». L’Ong sottolinea che «tutte le nostre operazioni in porto, compresa la gestione dei rifiuti, hanno sempre seguito procedure standard» e che «le autorità competenti non hanno contestato queste procedure né individuato alcun rischio per la salute pubblica da quando Msf ha avviato le attività in mare nel 2015». Medici Senza Frontiere «ribadisce piena disponibilità a collaborare con le autorità italiane», ma «contesta la ricostruzione della Procura e respinge categoricamente l’accusa di aver organizzato qualunque attività abusiva finalizzata al traffico illecito di rifiuti». Dopo la valutazione del decreto di sequestro e un’analisi interna, che, sostiene Msf, «dimostra come le accuse siano inaccurate e fuorvianti, l’Ong presenterà ricorso al Tribunale del riesame».
«Siamo pronti a chiarire i fatti e a rispondere delle procedure che abbiamo seguito – dichiara Gabriele Eminente, direttore generale di Msf in Italia – ma riaffermiamo con forza la legittimità e la legalità della nostra azione umanitaria. L’unico crimine che vediamo oggi nel Mediterraneo è lo smantellamento totale del sistema di ricerca e soccorso, con persone che continuano a partire senza più navi umanitarie a salvare le loro vite, mentre – chiosa Eminente – chi sopravvive al mare viene riportato all’incubo della detenzione in Libia, senza alcuna considerazione del diritto internazionale marittimo e dei rifugiati».