Gestione beni confiscati, la Saguto al Csm respinge le accuse: «Mai intascato un euro»

Di Redazione / 30 Ottobre 2015

«ROMA – Accuse «umilianti», senza «uno straccio di prova» e basate su «errori macroscopici». Davanti alla Sezione disciplinare del Csm, che deve decidere se sospenderla dalle funzioni e dallo stipendio come chiesto dal ministro della Giustizia e dal Pg della Cassazione, Silvana Saguto, l’ex presidente della Sezione misure di prevenzione del tribunale di Palermo finita sotto inchiesta a per corruzione, si è difesa negando alla radice ogni addebito. E puntando l’indice, con il suo avvocato, l’ex parlamentare Giulia Bongiorno, contro l’accusa al cuore dell’indagine di Caltanissetta: le nomine di amministratori giudiziari e la liquidazione a loro di ingenti compensi, in cambio di incarichi o consulenze per suo marito, l’ingegnere Lorenzo Caramma, e di altri indebiti vantaggi.
 
 
Le cifre contestate dai pm nisseni sono di tutto rispetto: il marito di Saguto avrebbe ricevuto incarichi per 750mila euro dall’avvocato Geatano Cappellano Seminara, nominato ripetutamente amministratore giudiziario di vasti patrimoni mafiosi. E dall’avvocato, che grazie a questa attività avrebbe percepito «rilevantissimi compensi», lo stesso giudice avrebbe avuto la cifra di 20mila euro, «senza alcuna plausibile giustificazione», come sottolinea il Pg della Cassazione, Pasquale Ciccolo, nell’atto con cui ha avviato l’azione disciplinare. Intanto Cappellano Seminara, indagato insieme alla Saguto, proprio oggi si è dimesso da tutte le amministrazioni giudiziarie assegnategli.
 
 
Altre somme di denaro («materialmente percepite dal padre» del magistrato, come scrive ancora Ciccolo) sarebbero arrivate da un altro professionista nominato amministratore giudiziario, Carmelo Provenzano, che avrebbe anche preparato la tesi di laurea per il figlio di Saguto, oltre a rifornire il giudice di cassette di frutta e verdura provenienti da un’azienda sotto sequestro che lui stesso amministrava.
 
 
Uno scambio di favori che per il magistrato e il suo legale non c’è mai stato. «Silvana Saguto non ha mai intascato un euro e gli accertamenti bancari lo provano – ha detto Bongiorno- Se fosse veramente corrotta ci sarebbe del denaro che circola». E visto che soldi sui conti non ne sono stati trovati, per il legale non si può nemmeno ipotizzare un do ut des tra chi «gestiva procedure per centinaia di milioni» e amministratori che avrebbero contraccambiato con «piccole utilità, come frutta e verdura: la verità è che la dottoressa Saguto ha gestito correttamente la sua sezione, non si è messa un soldo in tasca, e non esiste uno straccio di prova su questi presunti scambi di favori con altri».
 
 
L’avvocato ha preso per ultima la parola nell’udienza, che si è svolta a porte chiuse. Prima di lei i sostituti della procura generale della Cassazione, Mario Fresa e Antonio Gialanella, esponendo anche le ragioni del ministro della Giustizia, avevano ribadito la necessità di sospendere Saguto dalle funzioni e dallo stipendio per la gravità dei comportamenti contestati.
 

La decisione arriverà «entro pochissimi giorni», ha assicurato il vice presidente del Csm Giovanni Legnini, che è anche presidente della Sezione disciplinare e che con i giornalisti ha difeso la tempestività dell’intervento di Palazzo dei marescialli: «In questa vicenda il Csm si è mosso in modo velocissimo».

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Tag: gestione beni congiscati giulia bongiorno