GELA – La DIA di Caltanissetta ha eseguito un provvedimento di confisca di beni per oltre due milioni di euro, emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Caltanissetta, su proposta del Direttore della DIA, Generale Giuseppe Governale, nei confronti di Cristoforo Palmieri, 49enne, risultato vicino sia alla «stidda» che a «Cosa nostra» di Gela, nonché gravato da numerosi precedenti di polizia, tra cui, rapina, estorsione, ricettazione, furto, porto abusivo e detenzione illegale di armi, associazione per delinquere finalizzata alla truffa ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.
La sua vicinanza alle consorterie mafiose gli ha permesso, nel tempo, di costituire, nell’ambito dell’imprenditoria gelese, numerose attività economiche «inquinate» o «compromesse», da cui è riuscito a ricavare una ingente ricchezza personale. Le investigazioni, che hanno disvelato la sua «pericolosità sociale», sono state confermate dal Tribunale nisseno, il quale ha, altresì, applicato nei suoi riguardi la misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, con obbligo di soggiorno nel Comune di residenza, per la durata di due anni.
Una vita spesa nel mondo degli illeciti quella di Palmieri, le sue ingerenze con esponenti della mafia “Made in Gela” e con quella vittoriese, la sua disponibilità a fare da “testa di legno” all’atto di intestarsi beni e società per favorire i clan, lo hanno fatto finire nel mirino degli uomini della Dia di Caltanissetta che hanno indagato sul suo conto.
Per gli inquirenti – che hanno passato ai raggi X i suoi contatti ed i suoi movimenti – Palmieri sarebbe molto vicino non solo agli ambienti criminali della Stidda, ma anche delle “famiglie” di Cosa Nostra di Gela e Vittoria. Dalle indagini sono emersi i suoi stretti contatti con “pezzi da novanta” di Cosa Nostra del calibro di Alessandro Piscopo, peraltro suo cognato; Antonio Palmieri (suo cugino) Antonio Terlati e con il boss Nicola Liardo. E stretti contatti avrebbe mantenuto anche con esponenti della Stidda come Gaetano Azzolina e con i componenti della famiglia Curvà per effetto della parentela con la moglie, Rosalba Curvà.
Nel gennaio del 2018 il suo nome figurava agli atti di un’altra indagine condotta dagli uomini della Dia che lo indagarono per intestazione fittizia di beni con l’aggravante mafiosa insieme con altre 5 persone ritenute legate al clan di Cosa Nostra capeggiato dai boss Rinzivillo. Già quell’inchiesta aveva portato al sequestro di cinque società intestate fittiziamente a parenti e “fedelissimi” ai boss, ma a loro riconducibili.
Cristoforo Palmieri è attualmente imputato davanti al Gup del Tribunale di Ragusa per l’omicidio di Calogero Sartania consumato in territorio di Acate nel febbraio di 23 anni fa.
La confisca dei beni ha riguardato 4 fabbricati a Gela ed altri 2 a Vittoria dove “sotto chiave” sono finiti anche 2 terreni. Il sequestro ha riguardato inoltre 10 rapporti bancari e postali, l’intero capitale sociale e quote sociali di nove società.