Cronaca
Fresche forse, chiare di sicuro no: in Sicilia tuffi in acque da evitare
Una situazione disastrosa. In molti casi immutata da decenni. Su 26 punti “sensibili” delle coste siciliane monitorati da Goletta Verde di Legambiente, 22 risultano inquinati, 17 fortemente inquinati, cioè con valori microbiologici (presenza di enterococchi intestinali ed escherichia) superiori al doppio dei limiti di legge. Insomma, è “pulito” poco meno del 20% dei luoghi analizzati, inquinato tutto il resto, addirittura il 65% assolutamente da evitare. Colpa di depuratori promessi e mai realizzati, di quelli esistenti gestiti in modo non efficace e di canali, torrenti e fiumi che continuano ad essere usati come fognature a cielo aperto e che riversano in mare liquami non adeguatamente depurati. Il tutto, condito da una cartellonistica informativa sui divieti di balneazione praticamente inesistente nonostante l’obbligo di legge. Un quadro che evidenzia anche alcuni record (negativi) assoluti, con un inquinamento ormai cronico nonostante denunce ed esposti: è il caso della foce del fiume Alcantara, che da anni presenta livelli di inquinamento elevatissimi a causa degli sversamenti fognari o della vergognosa situazione in cui versa Augusta, dove i cittadini aspettando da 40 anni un depuratore che ancora non arriva e nuotano in acque non salutari.
Questa la fotografia scattata dalla Goletta Verde di Legambiente nei rilevamenti fatti dal 3 al 6 luglio in 26 punti della costa siciliana, segnalati dai circoli dell’associazione o da singoli cittadini. I risultati delle analisi sono stati presentati ieri mattina al porticciolo di San Giovanni Li Cuti, a Catania, dal presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani e dal portavoce di Goletta Verde, Mattia Lolli, insieme con il presidente di Legambiente Sicilia, Gianfranco Zanna, e la presidente del circolo di Legambiente Catania, Viola Sorbello. Un momento di resoconto delle tante attività messe in campo da Goletta in questo tour siciliano per denunciare cosa mette a rischio il nostro mare: dalla plastica all’abusivismo edilizio (+ 17mila costruzioni l’anno scorso, molte delle quali in Sicilia) sino alle trivellazioni del Canale di Sicilia e all’erosione delle coste. E con una presa di posizione, politica, di fondo: «Il “nemico” non è chi fugge da guerre, fame e disastri ambientali», dicono in coro i vertici di Legambiente.
«La maladepurazione, però, è un’emergenza ambientale che va affrontata con urgenza. L’Ue ci ha condannati a pagare una multa da 25 milioni, più 30 milioni ogni sei mesi finché non ci metteremo in regola; somme che avremmo potuto investire per costruire depuratori e fognature», sottolinea Stefano Ciafani. Un conto che paghiamo per decenni di immobilismo e di cui la Sicilia ha una forte responsabilità, se è vero che le infrazioni siciliane sono quasi 8 volte superiori rispetto a quelle della media nazionale. «Sebbene sia un prezzo salatissimo, dobbiamo dire: per fortuna che c’è l’Europa, l’unica che può costringerci a rispettare le nostre coste – aggiunge il presidente di Legambiente -. Il nostro monitoraggio non vuole sostituirsi ai controlli ufficiali, ma punta ad accendere un riflettore sulle criticità ancora presenti nei sistemi depurativi siciliani. Situazioni critiche che segnaliamo da anni, per le quali poco o nulla è stato fatto e per le quali oggi chiediamo un’applicazione effettiva della legge sugli ecoreati».
Quattro i punti monitorati in provincia di Catania, di cui tre fortemente inquinati: lo sbocco dello scarico fognario all’inizio del Lungomare Galatea ad Aci Castello, la foce del torrente Macchia a Mascali e la foce del fiume Alcantara, tra Calatabiano e Giardini Naxos. Entro i limiti di legge, invece, le acque allo sbocco del canale Forcile in Contrada Pontano d’Arci, a Catania, dove ha sede il depuratore etneo. “Fortemente inquinati” i due i punti monitorati in provincia di Siracusa, ovvero la foce del Canale Grimaldi al porto grande di Siracusa e la Spiaggetta del Granatello ad Augusta. In provincia di Messina, valori entro i limiti per la spiaggia del quartiere S. Giovanni di Giardini Naxos presso via IV novembre 271; “pulita” anche la spiaggia nelle vicinanze dello scarico di via Crisafulli a Barcellona Pozzo di Gotto, sul Tirreno. Valori entro i limiti di legge anche per l’unico punto monitorato nel Ragusano, località Arizza a Scicli.
Le cose si complicano sulla costa nissena: a Macchitella di Gela la foce del fiume Gattano risulta “inquinata”, mentre è da bollino rosso la foce del torrente Rizzuto a Butera. Nell’Agrigentino, inquinata la spiaggia di viale delle Dune, nei pressi del canale a Fiumenaro di Agrigento; entro i limiti la spiaggia di fronte al torrente Re a Marinella, territorio di Porto Empedocle, mentre la foce del torrente Cansalamone di Stazzone, a Sciacca, è da bollino rosso. Nove i punti monitorati in provincia di Palermo, di cui sette fortemente inquinati: in via Messina Marine, al Piano Stenditore in località Porticello a Santa Flavia; allo scarico delle acque bianche nella spiaggia Sarello di Bagheria; allo sbocco del canale sulla spiaggia a piazza Marina, al Molo di Cefalù; alla foce del torrente Nocella in contrada S. Cataldo a Trappeto/Terrasini; infine, fortemente inquinati anche lo scarico presso corso Bernardo Mattarella a Villa Grazia di Carini e la foce del fiume Chiachea nei pressi del depuratore di Carini. Risultati inquinati, invece, i punti alla foce del fiume Pinto a Trappeto e la spiaggia La Praiola a Terrasini. In provincia di Trapani, infine, tre i punti monitorati, tutti fortemente inquinati: la spiaggia dove scarica il depuratore a Marinella di Selinunte, a Castelvetrano; la foce del fiume Delia al Lungomare di levante di Mazara del Vallo e la spiaggia al lungomare Dante Alighieri di Trapani.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA