Cronaca
Festival e sfilate, rifiuti e scarichi in mare: così la Sicilia mostra le sue contraddizioni
Che la Sicilia sia terra di contraddizioni è storia, ma queste contraddizioni si stanno facendo sempre più aspre, sempre più amare sempre più inaccettabili. Così in questi giorni si è potuto assistere a tutto e al contrario di tutto. Da un lato al trionfo del bello, dell’arte, della creatività siciliana, dall’altro allo scempio continuo delle nostra bellezze, allo sfregio dei nostri tesori.
Sono rimbalzati in tutti gli angoli del pianeta le foto e i video della sfilata di Dolce & Gabbana, stilisti di fama mondiale che dalla Trinacria traggono continua ispirazione, tra gli imponenti templi di Agrigento, uno spettacolo emozionante che ha dato grande visibilità alla storia siciliana, ai monumenti ineguagliabili conservati dalla nostra Terra e di cui ha parlato con orgoglio anche il presidente della Regione siciliana Nello Musumeci. Nel frattempo grandi star del cinema danno lustro in questi giorni alla Perla dello Jonio che ospita attori e vip per il Taormina Film Fest in uno scenario tra mare, Etna e monumenti che lascia sempre senza fiato.
Ma è comunque fiato sprecato se per raggiungere questi luoghi senza tempo che tutto il mondo ci invidia devi fare la gimkana tra cumuli di spazzatura in strade dissestate e tempestate da discariche abusive e rifiuti ingombranti. E’ di ieri la notizia che a Palermo – città che nel 2018 è stata Capitale italiana della Cultura – in questi giorni invasa dai turisti, ci sono in strada oltre dieci tonnellate di rifiuti. E i visitatori, inorriditi, invece di fotografare le bellezze di Palermo scattano immagini delle montagne di monnezza. Perché per loro è una assurdità, è qualcosa di incredibile da immortalare. Ma quello di Palermo è solo un esempio, perché è tutta la Sicilia ad affogare tra i rifiuti, ad essere sporca in maniera quasi irreparabile. Sì, colpa dei siciliani incivili che abbandonano impunemente di tutto per strada, ma colpa anche di chi ci governa e non ha fatto nulla per invertire la rotta, per cambiare cultura, per insistere e costringere i siciliani a comportamenti virtuosi anche tramite la repressione. La Sicilia può essere considerata la culla della civiltà mediterranea, ma i siciliani sembrano ormai aver perso questa civiltà.
A testimonianza di ciò, la cura che abbiamo del nostro mare, uno dei tesori più grandi dell’Isola che vanta quasi 1.000 chilometri di costa balneabile (si fa per dire) e che dovrebbe tutelare questo bene con tutte le sue forze. E invece sono 324 le irregolarità nella depurazione delle acque rilevate in Sicilia. In ben 228 dei 390 Comuni dell’Isola sono state accertate infrazioni che vanno dalla non perfetta depurazione delle acque all’assenza totale delle reti fognarie. I dati si possono ricavare dal portale dell’acqua (www.acqua.gov.it), gestito dalla Struttura di missione contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche, in collaborazione con l’Istat. E sono lo specchio dell’emergenza depuratori, costata all’Italia due procedure d’infrazione da parte dell’Ue.
Ci vorranno anni, almeno altri tre affinché i depuratori siano realizzati. Il 2022 è infatti la data limite fissata dal commissario straordinario unico per la Depurazione, Enrico Rolle, per uscire dall’emergenza. Dal 2012 la Sicilia ha un “tesoretto” di 1,1 miliardi per dotare il territorio di reti fognarie efficienti, costruire depuratori laddove non ci sono e adeguare quelli che non sono più adatti: circa 80 interventi sparsi in 42 centri. Malgrado le risorse disponibili, però, in questi anni le amministrazioni comunali hanno accumulato ritardi su ritardi.
In Sicilia, il dramma dei depuratori ha effetti immediati sul mare, dove si riversano i canali di scolo e le acque dei fiumi. Interi litorali che dovrebbero vivere di turismo, fanno invece i conti con odori nauseabondi, schiume e colori cangianti dal verdastro al marrone.
L’ultimo caso di sversamento in mare di sostanze inquinanti, si è registrato venerdì scorso ad Aci Trezza, dove una pompa di sollevamento sotto la banchina del porto, si è guastata e nello specchio d’acqua antistante i Faraglioni si sono riversati tantissimi litri di reflui. Così in attesa che si completino i lavori per la realizzazione della condotta fognaria, esplode la rabbia e la protesta di residenti e turisti. «Questo paese vince la gara della vergogna – ammette Maria Concetta Mingiardi, residente alla Scogliera – L’inquinamento del mare dovuto all’assenza di depuratori dovrebbe far inorridire tutti i componenti dell’amministrazione comunale. Non vado più a fare il bagno ad Aci Castello e Aci Trezza. Con i miei amici per fare un tuffo dove l’acqua è più blu andiamo nel Siracusano. In questo Comune ci sono troppe contraddizioni non ultimo quello dei divieti di balneazione e scarichi fognari accanto ai lidi».
Ecco, le contraddizioni che ritornano, le contraddizioni di un’Isola forse davvero irredimibile come diceva Leonardo Sciascia.
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