CATANIA – «Ancora oggi il satellite Sentinel 2 ha acquisito una nuova immagine dell’Etna che mostra anomalie termiche all’interno di tutti e quattro i crateri sommitali e le nuove colate laviche emesse ieri sera ancora calde». Lo rileva il vulcanologo Boris Behncke sul report elaborato per IngvVulcani sul nuovo episodio eruttivo sull’Etna.
Dopo la fase “parossistica” e spettacolare di ieri l’attività esplosiva, ricostruisce l’esperto, «è rapidamente diminuita e l’ampiezza del tremore vulcanico ha mostrato un forte calo, attestandosi su valori medio-bassi». Inoltre «l’alimentazione delle colate laviche è cessata nello stesso intervallo».
«Nella notte e stamattina – aggiunge – è continuata una debole attività stromboliana al cratere di Sud-Est, a volte accompagnata da emissione di cenere, mentre al cratere Voragine sono avvenute sporadiche esplosioni».
«Le manifestazioni eruttive degli ultimi mesi – ricostruisce l’esperto – ricadono in un periodo di classica attività sommitale dell’Etna, che è in corso dalla primavera del 2019. Dopo la breve eruzione laterale del 24-27 dicembre 2018, il cratere di Sud-Est si è risvegliato il 30 maggio 2019, e nuovamente il 18 e il 27 luglio 2019, prima che l’attività si spostasse, il 12 settembre 2019, al cratere Voragine, e nuovamente al Cratere di Sud-Est nella primavera del 2020. L’attività sommitale dell’Etna – spiega Behncke – può variare, da debole attività stromboliana ed effusiva a spettacolari episodi di fontane di lava, rapidi flussi lavici confinati alle quote alte del vulcano, e colonne eruttive cariche di materiale piroclastico che spesso raggiungono diversi chilometri in altezza».
«Questi episodi, conosciuti anche come “parossismi” – sottolinea il vulcanologo – sono un fenomeno molto comune nell’attività recente dell’Etna: nell’anno 2000 il Cratere di Sud-Est ne produsse più di sessanta in pochi mesi, e fra gennaio 2011 e dicembre 2013 un’altra cinquantina, che hanno portato alla crescita del nuovo cono del Cratere di Sud-Est».