CATANIA – «Una sentenza pesante, triste, che rispetteremo come è naturale. Non possiamo e non vogliamo fare altrimenti». Ex presidente nazionale delle Guide alpine, veterano della montagna, il lombardo Cesare Cesa Bianchi sapeva bene dove stava andando a cacciarsi quando, ormai un anno fa, ha accettato di candidarsi a presidente del Collegio siciliano. Erano da poco maturate le dimissioni del direttivo travolto dal ciclone della parentopoli dell’Etna. L’ultimo concorso per abilitare nuove guide alpino-vulcanologiche è stato prima impallinato dalla Procura di Catania che ha trascinato a processo l’ex presidente Biagio Ragonese, le guide Antonio Rizzo e Orazio Distefano, i componenti della commissione d’esame. Poi, innescato dai ricorsi di oltre 40 persone, il Tar ha sancito pochi giorni fa l’annullamento dell’intera procedura, viziata dai presunti favoritismi dei padri organizzatori, membri del direttivo, a favore dei figli partecipanti alle prove.
Cesa Bianchi, ora che succede?
«Comunicheremo ai 19 vincitori di quel concorso, oggi regolarmente abilitati, la sospensione del loro tesserino che diventerà cancellazione se non faranno ricorso al Cga. Ove invece lo facessero, resteranno sospesi e ci rimetteremo al parere dell’appello».
Non potevate fermare tutto già un anno fa, dopo la pioggia di ricorsi, indagini e intercettazioni scomode?
«Non ne avevo il potere, non era nella mia competenza né del Collegio regionale, sarebbe stato un abuso di autorità. Oggi che il Tar si è espresso, va bene sospendere. A me spiace leggere affermazioni come “Cesa Bianchi adesso deve fare questo o quello”: farò quello che ho sempre detto: aspettare le indicazioni della giustizia».
La voce che circola insistentemente parla di un nuovo concorso nel 2020…
«Non vediamo l’ora di metterci al lavoro per fare partire sia il concorso per Guide vulcanologiche, sia il concorso per Guide di media montagna. Faremo un altro concorso, ovviamente su altri presupposti. L’ho detto quando mi è stata proposta la candidatura: intendo dare continuità e fare funzionare il Collegio. Ci saranno un regolamento, incarichi e prove attitudinali tutte volte a garantire la massima trasparenza».
Non solo parentopoli. C’è il problema dell’abusivismo che qualcuno però addebita all’assenza di chiare normative di accesso alle professioni dell’accompagnamento.
«C’è tanto bisogno di guide, al di là di questo brutto episodio del concorso siciliano la domanda è fortissima. Facendo corsi come anche quello per Guide di media montagna, il problema dell’abusivismo nemmeno si pone. Per altro verso, stiamo lavorando da almeno dieci anni per aggiornare la legge quadro nazionale del 1989, ma sembra che non importi a nessun governo».
Rispetto al panorama di luoghi come il Nord Italia, che differenze rintraccia nel settore dell’accompagnamento in Sicilia?
«Non ne vedo molte: i professionisti siciliani con cui mi sono confrontato o con cui ho lavorato sono sullo stesso livello, non ci sono differenze. Tanti problemi invece sono simili, come una certa tendenza della categoria a chiudersi su sé stessi. Una certa resistenza al cambiamento la trovi ovunque».
Cosa vuole dire ai 19 vincitori di quel concorso che oggi perdono il lavoro e a chi, dopo lo scandalo, vuole abbracciare la professione di Guida vulcanologica?
«Farei mea culpa. Ai 19 abilitati dico che comunque il mio sforzo è di rimettere le cose a posto. Questo servirà sia a loro che a coloro che vogliono avvicinarsi alla professione per la prima volta per potersi esprimere al meglio».