Cronaca
Essere parente di un prestanome non vuol dire avere legami con Cosa nostra
PALERMO Essere familiari di un prestanome di un boss non comporta necessariamente legami con Cosa nostra. Lo ha stabilito il Consiglio di giustizia Amministrativa per la Regione siciliana che ha accolto il ricorso di un imprenditore di 43 anni, escluso da una graduatoria di soggetti ammessi a godere di sussidi previsti per le aziende agricole, sulla base di una nota riservata della Prefettura che dava conto dei suoi rapporti di parentela con un prestanome del capomafia Totò Riina.
L’interessato, essendo incensurato, ha proposto impugnazione giurisdizionale, con il patrocinio degli avvocati Girolamo Rubino e Calogero Marino, lamentando una grave forma di eccesso di potere, visto che il rapporto della Prefettura riteneva sussistente il pericolo di condizionamento mafioso solo ed esclusivamente sulla scorta di vincoli di parentela tra il ricorrente e soggetti affiliati alla criminalità organizzata. Si sono costituiti in giudizio sia il ministero dell’Interno, in persona del ministro, sia l’Assessorato regionale delle risorse agricole, entrambi rappresentati e difesi dall’Avvocatura distrettuale dello Stato di Palermo, per chiedere il rigetto del ricorso. In base alla sentenza del Cga l’imprenditore agricolo dovrà essere reinserito nella graduatoria definitiva dei soggetti ammessi ai benefici.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA