Enna, brusca frenata del ministro Giannini all’ateneo romeno: «Non è autorizzato»

Di Redazione / 01 Settembre 2015

Brusca frenata all’iniziativa dell’ex senatore Vladimiro Crisafulli di istituire ad Enna una sede della facoltà di Medicina dell’università romena “Dunarea de Jos”. Dal ministero dell’Istruzione è partita oggi una diffida per tutti i soggetti coinvolti, dal rettore dell’Università degli Studi di Enna “Kore” al governatore della Sicilia: bocce ferme finché la vicenda non verrà chiarita. «L’istituzione di un’università non può avvenire per libera iniziativa di privati cittadini ma deve avere un percorso preciso, in questo caso – ha spiegato il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della ricerca, Stefania Giannini – del tutto inesistente». E ha aggiunto che bisogna far luce sul caso «soprattutto per quei 60.000 studenti che si stanno preparando al test».

«A loro mando il mio in bocca al lupo e assicuro che non c’è l’ingresso a gamba tesa di un nuovo soggetto; i posti per Medicina rimangono quelli stabiliti», 9.530 in tutta Italia.   Artefice di questa singolare operazione un ex parlamentare targato Pd, Vladimiro Crisafulli, siciliano, Ad della Fondazione Proserpina. L’idea – ha raccontato – gli è venuta durante un viaggio in aereo: era zeppo di ragazzi italiani che studiavano Medicina in un’università in Romania. E si è accesa la lampadina: perché invece di esportare studenti non importiamo un ateneo?

«La mia è un’operazione tendente ad allargare l’offerta formativa in Sicilia, tendente a dare risposte a tanti ragazzi che vogliono iscriversi a Medicina» ha assicurato l’intraprendente politico respingendo i sospetti – ventilati oggi anche dal Sindacato dei Medici Italiani – di voler “raggirare” in questo modo il numero chiuso. E nell’intento di sgombrare il campo da equivoci ha assicurato che è previsto anche in questa nuova facoltà il numero chiuso e per essere ammessi dovrà essere superato un test d’accesso. «Un numero chiuso che fa riferimento a norme europee», ha aggiunto senza addentrarsi in particolari.

I corsi si faranno in lingua romena, con prof rumeni e le tasse saranno intorno ai 9.000-9.500 euro. Cifre che hanno sollevato subito le proteste delle associazioni studentesche: «Il diritto agli studi non può in alcun modo essere vincolato dal potere finanziario degli aspiranti studenti», ha tuonato l’Unione degli universitari ricordando che a Palermo, ad esempio, la tassazione massima è di 1.800 euro. «Il progetto è stato approvato dalla regione siciliana», ha insistito anche oggi Crisafulli che promuovendo il suo progetto nei giorni scorsi ha segnalato anche la, forse un pò macabra, opportunità di «fare pratica sui cadaveri» in Romania. Ma oggi da viale Trastevere è arrivato lo stop: «Nessuno ha chiesto l’ autorizzazione, nessuno ha avviato la procedura».

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Tag: università romena