Emergenza coronavirus: se non si torna a scuola, per la Maturità c’è solo l’orale a distanza

Di Valentina Roncati - Silvia Gasparetto / 02 Aprile 2020

ROMA – Orale “a distanza”. Sarà questa l’unica prova dell’esame di maturità di questo anno scolastico se gli studenti non torneranno in classe entro il 18 maggio. Lo prevede il provvedimento che contiene le «Misure urgenti per gli esami di Stato e la valutazione dell’anno scolastico in corso», messo a punto dal ministero dell’Istruzione, che dovrebbe essere approvato domani dal Consiglio dei ministri e che l’Ansa è riuscita ad anticipare. Nel caso di ritorno in aula, la seconda prova sarà predisposta dalle commissioni, che sono interne con un solo membro esterno, il presidente. L’alternanza scuola lavoro non sarà requisito per accedere all’esame, ma le esperienze maturate nei percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento costituiscono comunque parte del colloquio. Inoltre non sarà criterio di ammissione lo svolgimento della prova Invalsi. Non verrà tenuto conto, in ogni caso, del monte ore di presenza, dei debiti formativi, delle sanzioni disciplinari.

Molto semplificati gli esami di terza media, che nel caso di prosieguo a lungo dell’emergenza Coronavirus potrebbero prevedere l’eliminazione di una o più prove o la rimodulazione delle modalità di attribuzione del voto finale fino addirittura alla sostituzione dell’esame con la valutazione finale da parte del consiglio di classe.

Per quanto riguarda poi le classi intermedie, nel caso in cui l’attività didattica nelle scuole riprenda entro il 18 maggio, il provvedimento prevede la definizione dell’eventuale recupero degli apprendimenti in tutti i cicli nel corso dell’anno scolastico successivo a decorrere dal 1° di settembre 2020, quale attività didattica ordinaria.

Dunque nessuna bocciatura sembra essere prevista alla fine di quest’anno scolastico. Viaggi d’istruzione, iniziative di scambio o gemellaggio, visite guidate e uscite didattiche sono sospese fino alla fine dell’anno scolastico. E ancora: la data di inizio delle lezioni, il prossimo anno scolastico, potrà essere ridefinita, d’intesa con la Conferenza Stato-Regioni, «anche tenendo conto dell’eventuale necessità di recupero degli apprendimenti»; le procedure di immissione in ruolo dovranno concludersi entro il 15 settembre.

Infine, il ministero dell’Istruzione potrà bandire le procedure di concorso per il personale docente ed educativo, fermi restando le restrizioni e i limiti riguardanti lo svolgimento delle prove. I provvedimenti prescindono dal parere del Cspi (Consiglio superiore pubblica Istruzione).

«Ora che la pausa forzata dalla scuola in presenza si sta ulteriormente allungando vogliamo mettere in campo nuovi strumenti per sostenere docenti e studenti. Adotteremo un piano complessivo che possa guidare la Scuola nella prosecuzione di questo anno scolastico e guardando al prossimo. Di concerto con tutte le forze politiche che compongono la maggioranza», ha scritto nel pomeriggio su fb la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina. Critici i sindacati. «La ministra tira fuori dal cilindro le misure per la scuola, senza nessun confronto parlamentare. Andava data una più ampia opportunità di confronto», commenta Pino Turi segretario Uil Scuola.

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Redazione
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