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Emanuele Scieri, ci sono cinque indagati per la morte del parà siracusano

Di Redazione |

Questa mattina la polizia sta notificando a cinque persone l’avviso di conclusione delle indagini preliminari in relazione alla vicenda della morte del giovane allievo paracadutista della Folgore Emanuele Scieri, trovato morto il 16 agosto 1999 nella caserma ‘Gamerra’ di Pisa.  

Sull’episodio la squadra mobile di Firenze e l’aliquota della sezione di polizia giudiziaria della polizia di Stato della Procura della Repubblica di Pisa, coordinata dalla Procura della Repubblica di Pisa, hanno svolto articolate indagini che già nell’estate del 2018 portarono all’esecuzione di una misura cautelare per omicidio.

La Procura di Pisa ha chiuso l’inchiesta prima della scadenza fissata dalla nuova proroga al prossimo luglio, in seguito al deposito della perizia svolta dalla professoressa Cristina Cattaneo, ordinario di medicina Legale all’Università degli Studi di Milano e direttore del Labanof – Laboratorio di antropologia e odontologia forense, sui resti riesumati del 26enne parà siracusano.

Prima della Procura della Repubblica di Pisa, lo scorso 12 maggio la Procura militare di Roma ha chiuso l’inchiesta sulla morte di Scieri e l’avviso di conclusione delle indagini, della Procura generale militare presso la Corte militare di appello di Roma, è stato notificato a tre indagati. Il reato contestato, nell’avviso di chiusura delle indagini firmato dal procuratore generale militare Marco De Paolis e dal procuratore generale militare Isacco Giorgio Giustiniani, è violenza ad inferiore mediante omicidio pluriaggravato, in concorso tra loro.

Secondo quanto rileva la Procura militare nell’avviso di conclusione indagini, i tre indagati, che all’epoca avevano il grado di caporale ed erano effettivi al Reparto corsi del Centro Addestramento Paracadutismo presso la caserma Gamerra di Pisa, sono accusati di aver cagionato “con crudeltà la morte dell’inferiore in grado allievo-paracadutista Emanuele Scieri”. 

I tre poi, secondo l’accusa mossa dalla Procura generale militare, “constatato che il commilitone, sebbene gravemente ferito, era ancora in vita – pur essendo consapevoli dell’obbligo di dover agire per soccorrerlo, lo abbandonavano sul posto agonizzante e, violando uno specifico dovere militare di comportamento, così ne determinavano la morte; morte, che il tempestivo intervento del personale di Sanità militare, da loro precluso, avrebbe, invece, potuto evitare”.

Secondo la ricostruzione della procura generale militare, tutto è accaduto “tra le ore 22.30 e le 23.45 del 13 agosto 1999” quando i tre caporali hanno incontrato l’allievo paracadutista Scieri “che stava per effettuare una chiamata con il suo telefono cellulare poco prima di rientrare negli alloggiamenti del reparto di appartenenza per ottemperare all’obbligo imposto alle reclute”. Sempre secondo l’accusa, i tre avrebbero fermato il giovane, gli hanno contestato “di aver violato le disposizioni che, per ragioni di disciplina, gli vietavano di utilizzare il telefono cellulare” e poi esercitando un “abuso di autorità” gli avrebbero intimato “di effettuare subito numerose flessioni sulle braccia e, mentre le eseguiva, lo colpivano con pugni sulla schiena e gli comprimevano le dita delle mani con gli anfibi, per poi costringerlo ad arrampicarsi sulla scala di sicurezza della vicina torre di prosciugamento dei paracadute, dalla parte esterna, con le scarpe slacciate e con la sola forza delle braccia”. Subito dopo, mentre l’allievo-paracadutista stava risalendo, “veniva seguito dal caporale Panella che, appena raggiunto, per fargli perdere la presa, lo percuoteva dall’interno della scala e, mentre il commilitone cercava di poggiare il piede su uno degli anelli di salita, gli sferrava violentemente un colpo al dorso del piede sinistro – come ricostruisce la procura generale militare – così facendo, a causa dell’insostenibile stress emotivo e fisico subìto, Scieri perdeva la presa e precipitava al suolo da un’altezza non inferiore a 5 metri, in tal modo riportando lesioni gravissime”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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