Eligia Ardita è stata soffocata, la tesi del marito non regge più

Di Redazione / 16 Luglio 2018

SIRACUSA – Eligia Ardita, infermiera di 35 anni deceduta la sera del 19 gennaio del 2015, è morta perché qualcuno l’avrebbe soffocata. E’ quanto emerge dalla perizia depositata al Tribunale di Siracusa dove si celebra il processo che vede come imputato con l’accusa di omicidio il marito, Christian Leonardi. Quest’ultimo ha prima confessato il delitto e poi ritrattato, negando di aver aggredito e soffocato la moglie, all’ottavo mese di gravidanza, al culmine di una lite scoppiata in casa. Leonardi ha detto che Eligia era rimasta vittima di un malore, ma la perizia sembra smontare la tesi del marito.

«La causa ed il mezzo della morte di Eligia Ardita sono riconducibili ad un meccanismo patogenetico da asfissia meccanica violenta verosimilmente da soffocamento con compromissione polmonare e cardiaca» si legge nella relazione dei periti, Veronica Arcifa e Giovanni Bartolone. 

«Non ho mai usato violenza contro mia moglie» aveva più volte ripetuto Leonardi durante le udienze del processo, proponendo in aula la sua versione dei fatti rispetto a quanto accadde quella sera nella loro abitazione di via Calatabiano. «Prima di andare a letto – ha ricostruito Leonardi – ho dato un bacio a mia moglie e uno al suo pancione prima di ritirare i panni dalla lavatrice per porli all’interno dell’asciugatrice per poi tornare a letto. Mi sono messo a letto quando ho sentito Eligia respirare male le ho detto “oh amore ma che hai? Rispondimi”, mia moglie respirava male, rantolava». Da ciò, la chiamata al 118 e l’arrivo dei soccorsi, purtroppo, in ritardo per salvare Eligia e la bambina.


Drammatico è stata la ricostruzione di quella notte di settembre del 2015 quando Leonardi sarebbe stato convinto a confessare di avere ucciso la moglie. «A mezzanotte circa – racconta – mi telefonò mio fratello. L’avvocato Aldo Scuderi iniziò dicendomi: “Christian, io penso che sia stato tu a fare questo gesto, dimmi la verità”. Mentre mio fratello mi diceva: “Non posso crederci, Christian”. Gli dissi che non ero stato io e gli chiesi perché mi dicevano quelle cose… Scuderi mi disse che i Ris avevano prelevato una marea di tracce, che mi avrebbero incolpato e che mi avrebbero abbandonato al mio destino se non avessi confermato. Dopo circa un’ora di discussioni molto accese, Scuderi mi disse che correvo un grosso rischio nel non confessare l’accaduto, di cui però non ero a conoscenza». 

Dopo le insistenze anche del fratello, Leonardi dice di avere ceduto. «Mio fratello, piangendo, mi disse: “Ti prego, Christian, consegnati, risparmia questo dolore a mamma e papà nel vederti portare via di casa con le manette, o vero o falso, sei giunto a un punto di non ritorno”. Al che dissi a mio fratello: “Se è questo che vuoi, lo farò”», ha detto ancora Christian Leonardi. 

Perizie, esami autoptici e reperti del Ris sembrano però configurare un delitto. Quindi o Leonardi sta mentendo e c’è un altro assassino.

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