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Ecco perché (e come) la rotta tunisina dei migranti si può fermare

Di Redazione |

Palermo I flussi migratori provenienti in questi giorni dalla Tunisia “creano seri problemi di ordine pubblico”, “aggravati dalla pandemia in atto, che mettono a dura prova le forze dell’ordine”. Per arginare questo flusso servirebbero “degli accordi politici internazionali bilaterali ovvero multilaterali con Tunisi”.

A parlare, in una intervista esclusiva all’Adnkronos, è il procuratore capo di Agrigento Luigi Patronaggio, che in questi giorni sta indagando sul nuovo flusso migratorio proveniente dal Maghreb. Sono migliaia i tunisini sbarcati solo a Lampedusa affollando l’hotspot che può ospitare solo 95 persone. Secondo Patronaggio “i tunisini” a differenza di altri migranti provenienti dall’Africa subsahariana “non fuggono da situazioni di persecuzione politica o razziale ma che cercano in Italia solamente migliori condizioni di vita”. 

“In questi giorni la Procura di Agrigento ha effettuato ovvero convalidato un numero elevatissimo di fermi ed arresti per favoreggiamento della immigrazione clandestina e per reingresso illegale di cittadini stranieri già espulsi o dichiarati indesiderati in Italia”, spiega Patronaggio nell’intervista. 

“In particolare, l’attività del Roan della Guardia di Finanza – spiega ancora il magistrato – ha permesso di fermare 5 cittadini tunisini che avevano tentato di fare sbarcare loro connazionali sull’isolotto di Lampione. Sono al vaglio della Procura le posizioni di altri 22 cittadini tunisini che, utilizzando il cosiddetto sistema della nave madre, hanno tentato di introdurre sul territorio altri loro connazionali, alcuni dei quali minorenni”.

La Squadra Mobile di Agrigento, inoltre, “ha proseguito in modo efficace e costante la sua attività di identificazione ed arresto di cittadini stranieri ospiti nei centri di accoglienza della provincia aventi precedenti provvedimenti di espulsione o allontanamento”, prosegue Luigi Patronaggio. “Il fenomeno della immigrazione clandestina di queste ultime settimane ha riguardato quasi esclusivamente cittadini tunisini che con grossi barconi da pesca hanno di fatto “accompagnato”, in modo affidabile e sicuro, loro connazionali a Lampedusa o addirittura fino sulle coste agrigentine”, spiega il Procuratore parlando degli ultimi sbarchi a Lampedusa che proseguono senza sosta. Su uno degli ultimi gommoni arrivati c’era persino un barboncino bianco tenuto al guinzaglio da una signora con il cappello a falde larghe di paglia. 

“Talvolta sui barconi tunisini sono stati imbarcati anche subsahariani o bengalesi”, dice ancora Patronaggio. Ma la rotta tunisina “ha delle peculiarità” che la “differenziano da quella libica”, allo stato “in frenata dalla cosiddetta Guardia costiera libica, in quanto è utilizzata da cittadini tunisini che non fuggono da situazioni di persecuzione politica o razziale ma che cercano in Italia solamente migliori condizioni di vita e di lavoro”. 

Il magistrato ricorda che è “un tipo di immigrazione che probabilmente potrebbe essere arginata o regolamentata con successo da accordi politici internazionali bilaterali ovvero multilaterali con Tunisi”. “Si ritiene, infatti, sulla scorta delle conoscenze processuali acquisite, che non è complesso identificare gli organizzatori di questi traffici e le loro basi logistiche e predisporre conseguentemente efficaci servizi di prevenzione e controllo”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA