Rapaci in aiuto dell’amministrazione comunale di Noto: il volo programmato di uno stormo di falchi è il nuovo metodo per provare ad allontanare i piccioni dal centro abitato. Addio dunque ai cattivi odori, ma addio soprattuto al guano prodotto dai volatili che finisce per intasare i pluviali e per sporcare balconi e cornicioni.
Il tutto grazie a quella che potrebbe essere definita come “legge del più forte”. Legge mutuata dal mondo animale che vive nelle foreste a quello che vive volteggiando le ali sopra la testa di ciascuno di noi. Un metodo che costerà alle casse comunali circa 19mila euro, cifra già impegnata nel bilancio comunale, e che assicurano rappresenti un «rimedio ufficiale per allontanare i colombi con risultati soddisfacenti già sperimentato in diverse città». Un metodo a impatto zero.
Ovvero che non si avvarrà di alcuna violenza nei confronti dei piccioni, se non quella di farli impaurire: alla vista dei falchi, secondo le previsioni dell’amministrazione comunale e di chi gestirà le operazioni di intervento, dovrebbero convincersi ad allontanarsi dai nidi e dai cornicioni. Almeno così sperano il sindaco Corrado Bonfanti e la sua amministrazione comunale, anche perché l’intervento dei falchi e dei falconieri avrà un costo comunque importante per le casse del Comune, capace di concedere oltre 300mila euro di contributi per attività svolte in forma sussidiaria. Circa 19mila euro per 3 voli settimanali, per 2 settimane al mese fino al 30 giugno.
Non c’è scritto sulla determina dell’unità di progetto speciale che coordina a Noto le attività per l’igiene pubblica il mese in cui avrà inizio, ma in città c’è già tanta attesa e anche il giusto pizzico di curiosità. Curiosità che fa rima con diffidenza: c’è chi storce il naso, pensando già che l’idea dell’amministrazione comunale sia una semplice perdita di tempo con conseguente sperpero di risorse pubbliche. Dall’altra parte, invece, c’è chi applaude all’iniziativa dell’amministrazione comunale, che per trasformare le parole ai fatti l’ha rinominata in “Servizio di allontanamento degli uccelli dalla città” e ha deciso di affidarsi alla Scuola internazionale di falconeria di Antonio Centamore, che ha sede a Gravina e che ha già svolto interventi del genere con risultati soddisfacenti per tutti. Cittadini e amministrazione comunale, senza differenza. In attesa di poter dire se l’idea dell’amministrazione comunale di Noto sia stata azzeccata o meno, dietro a tutta questa vicenda è evidente come si nasconda una ineluttabile verità.
Per provare a modificare le abitudini del mondo animale non servono strumenti tecnologici o idee rivoluzionarie che finiscono sempre per rivoltarsi contro chi le sperimenta. Serve trovare metodi naturali, semplici. E l’idea di allontanare dal centro abitato i piccioni facendo alzare in volo alcuni falchi è uno di questi. Un tempo il mestiere del falconiere era considerata un’arte, una delle attività di svago preferite dai nobili del passato, assieme alla caccia. A distanza di decenni, forse anche di secoli, ecco che la storia ritorna e con essa idee magari messe nel dimenticatoio per il semplice fatto che non sono state mai tramandate. Oggi c’è chi ha pensato di rispolverare un mestiere antichissimo, che risale addirittura al Medioevo, provando a farlo diventare un lavoro per se stesso, ma anche un’opportunità per chi ha bisogno di allontanare i “volatili urbanizzati” da cornicioni e terrazze.
A Noto, come in altre città italiane dove il sistema è stato già adottato, più che opportunità è diventato una necessità, sia per una questione igienico-sanitaria, sia per preservare le bellezze architettoniche che sono valse l’inserimento della città nel patrimonio Unesco dell’umanità. Fino ad adesso, a onor del vero, mai nessun’altra amministrazione comunale della città barocca aveva mai pensato a una soluzione concreta del problema.