ROMA – Si scatena la polemica politica dopo la concessione della detenzione domiciliare ai boss della mafia Franceso Bonura e della ‘ndrangheta Vincenzino Iannazzo e il timore di altri provvedimenti analoghi nei confronti di esponenti della criminalità organizzata. Le opposizioni, Lega e Fratelli d’Italia in testa, accusano il governo di esserne responsabile per una circolare emanata per l’emergenza Coronavirus dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, che il 21 marzo ha invitato i direttori delle carceri a segnalare ai magistrati di sorveglianza i detenuti che soffrono di specifiche e gravi patologie e quelli che hanno più di 70 anni. Condizioni che riguarderebbero – secondo quanto riportato dall’Espresso – 74 detenuti sottoposti al regine del 41 bis.
«Bisogna revocare subito la circolare per impedire che altri boss mafiosi escano dalla galera», dice Giorgia Meloni, facendo sua la richiesta del pm napoletano anti-camorra Catello Maresca. «Chiudete le porte del carcere per i mafiosi», è la sollecitazione ripetuta da Matteo Salvini, che ieri si era appellato al capo dello Stato: «dei boss sono già a casa e rischiano di uscire di galera personcine per bene come Bagarella e Santapaola». E i parlamentari dei loro partiti invitano il ministro della Giustizia a dare spiegazioni davanti alle Camere.
L’esecutivo si difende e reagisce a quello che Alfonso Bonafede definisce uno «sciacallaggio inaccettabile». Le leggi approvate dalla maggioranza e riconducibili al governo escludono i condannati per mafia da tutti i «benefici penitenziari»; è dunque «falso e irresponsabile» sostenere che sia colpa del decreto Cura Italia, replica il Gurdasigilli, annunciando verifiche sulle scarcerazioni. Mentre il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese assicura che non ci saranno rischi per la sicurezza dei cittadini derivanti dall’applicazione del decreto del governo che ha previsto la detenzione domiciliare per sfoltire le carceri, ma non per i responsabili di reati gravi. Basta fake news per alzare la tensione sociale, scrive su Facebook il capo del M5S Vito Crimi, a sostegno di Bonafede. Voci critiche sulle scarcerazioni si levano anche dalla maggioranza. Chiedono la convocazione della Commissione Antimafia i componenti del M5S e il responsabile Giustizia del Pd Valter Verini. E anche il sottosegretario all’Interno Carlo Sibilia (M5S) definisce inaccettabili le scarcerazioni dei boss, invocando «altre soluzioni».
Nessun legame con l’emergenza Coronavirus, chiarisce intanto il tribunale di sorveglianza di Milano, finito nell’occhio del ciclone per aver disposto la contestata scarcerazione del boss mafioso Francesco Bonura. L’imprenditore, condannato a 18 anni e otto mesi di reclusione, ha 78 anni e soffre di «gravissime patologie cardiorespiratorie e oncologiche”; per questo finirà di scontare a casa la pena residua di meno di un anno che gli resta,in forza della «normativa ordinaria applicabile a tutti i detenuti, anche condannati per reati gravissimi, a tutela dei diritti costituzionali alla salute e all’umanità della pena», spiega la presidente Giovanna Di Rosa. C’erano «tutti i presupposti» per il provvedimento che è stato adottato, sottolinea anche il legale di Bonura, Giovanni Di Benedetto, evidenziando che il suo assistito è soggetto a rischio coronavirus, considerato che non solo ha avuto un tumore al colon, ma che di recente i marker tumorali avevano registrato un’«allarmante impennata».