Cronaca
E’ polemica in Sicilia sul titolo di “Libero”: «Comandano i terroni»
CATANIA – E’ polemica in Sicilia, ma non solo, per il titolo del quotidiano “Libero” – fondato e diretto da Vittorio Feltri – che oggi in prima pagina spara: «Comandano i terroni». E, partendo dal Capo dello Stato Sergio Mattarella, palermitano, fa una lista di cariche istituzionali rappresentate da uomini del Sud per affermare la tesi che il paese è governato da meridionali.
Con un post pubblicato sui social network, Leoluca Orlando attacca, definendo “vergognoso” il titolo. Il sindaco di Palermo, che con un’immagine richiama e sottolinea la vicinanza di vedute fra il quotidiano “Libero” e il leader della Lega Matteo Salvini, nel post afferma che «si preparano già a scaricare sul meridione le colpe dei fallimenti del governo Giallo-Verde. Ha da passà a nuttata!».
«All’Italia i “terroni” hanno fatto solo bene. Lo dimostra la storia. Dal Sud e dalla Sicilia sono partite idee, analisi, proposte importanti che hanno contribuito a costruire lo Stato e la politica italiani. Quindi onore e rispetto ai terroni» è invece la replica del vice presidente della Regione siciliana e assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao. «Ben venga – aggiunge Armao – perché grazie a un terrone come Vittorio Emanuele Orlando abbiamo vinto la prima guerra mondiale, grazie a un terrone come Francesco Crispi l’Italia è diventata una delle potenze europee, grazie a terroni come Sturzo e Alessi è nato il sistema delle autonomie regionali. I meridionali hanno fatto solo bene al Paese e contribuito a costruirlo e renderlo grande», conclude l’assessore.
«Il potere economico è al Nord ma le intelligenze ed le persone di cultura sono al Sud…», commenta invece il presidente dell’Assemblea regionale siciliana Gianfranco Miccichè. «Non può essere paragonata la Magna Grecia agli ostrogoti…», dice Miccichè ironizzando. E poi aggiunge: «Il ministro Salvini dovrebbe fare una analisi, invece, sul settore privato, dove ci sono moltissimi meridionali e non certo per scelte politiche ma meritocratiche. Basti pensare a Banca Intesa in mano a un palermitano (il fratello Gaetano Miccichè è manager dell’istituto bancario ndr), oppure a Publitalia o alla Proctler. Qui non ci sono operazioni politiche ma di scelte meritocratiche».
«Io feci questa analisi quando ero viceministro del Sud ed effettivamente emerse che molti dirigenti di aziende provate erano proprio del Sud – prosegue il Presidente di Palazzo dei Normanni – Ma ci sarà un motivo se sono ai vertici, perché appunto sono più intelligenti. Le migliori menti sono al Sud».
Per il popolare attore siciliano Leo Gullotta, la contrapposizione tra “terroni” e “polentoni” «non esiste più, si continua a tenere in piedi questo tema blando, antico per ragioni elettorali in una continua campagna elettorale». Gullotta spiega: «Sono libere idee, tanto per scrivere qualcosa…, ma sinceramente mi piacerebbe leggere qualcosa di più costruttivo. Invece si continuano a tenere in piedi discorsi antichi e sciocchi».
Il titolo di “Libero” ha mandato su tutte le furie anche il vicepremier Luigi Di Maio che, ricordiamo, è originario di Avellino. Oggi su Facebook ha scritto: «Buongiorno con la prima pagina di Libero, giornale finanziato con soldi pubblici, anche quelli dei terroni. Questa è la preziosa informazione da tutelare con i vostri soldi! Ma tranquilli: abbiamo già iniziato a togliergliene da quest’anno e nel giro di 3 anni arriveranno a zero. P.S. Anche questa volta l’Ordine dei giornalisti rimarrà in silenzio?».
E l’Ordine dei giornalisti si è subito fatto sentire, condannando il titolo di Libero ma anche le velate minacce di Di Maio all’editoria: «Due modi diversi di voler male al giornalismo e di essere irrispettosi dei cittadini che hanno il diritto di essere correttamente informati – recita una nota del presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Verna -. Per il titolo strillato del quotidiano Libero è stata già predisposta la segnalazione al consiglio territoriale di disciplina. Recentemente il Tribunale di Milano ha confermato, su uno dei tanti brutti titoli di Libero che costituiscono un caso, una sanzione emessa dall’Ordine dei Giornalisti. Ma è altrettanto inaccettabile il post di Luigi Di Maio che, strumentalizzando la vicenda, torna a compiacersi per i tagli al sostegno all’editoria».
«Attendiamo che il premier Conte e il sottosegretario Crimi – aggiunge Verna – attivino quel tavolo di ragionamento critico sui tagli all’editoria promesso in diretta dal Presidente del Consiglio durante la conferenza di fine anno. Imputare le colpe del quotidiano Libero a tutta la stampa libera è purtroppo perfettamente in linea con gli insulti generalizzati per i quali Di Maio è a sua volta atteso da un consiglio di disciplina».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA