MAZARA DEL VALLO – Non si sblocca ancora il caso dei 18 pescatori siciliani sequestrati in Libia. Ma almeno, ieri sera, dopo 72 giorni, è arrivata la tanto attesa telefonata dei pescatori trattenuti a Bengasi che hanno potuto finalmente parlare con i propri car»i. Lo ha reso noto il sindaco di Mazara del Vallo, Salvatore Quinci. «Ho voluto immediatamente accertarmi personalmente dello stato emotivo dei familiari che ho sentito commossi e profondamente emozionati. Esprimo soddisfazione per l’impegno profuso dal Governo nazionale che ha dato un segno tangibile di speranza per la liberazione dei 18 pescatori e dei due pescherecci».
Il sequestro avvenuto 38 miglia dalle coste libiche, fu eseguito dai militari del generale Haftar la sera del primo settembre scorso. Gli equipaggi dei due pescherecci “Antartide” e “Medinea”, in un primo momento erano stati accusati di sconfinamento nelle acque libiche. Ma in realtà e i marinai siciliani sarebbero finiti al centro di una piccola crisi internazionale con risvolti giudiziari: Secondo quanto ricostruito da organi di stampa«la marina legata all’esercito del generale Khalifa Haftar che controlla la zona di Bengasi ha avuto ordine dal comando generale, cioè dal generale Haftar, di non rilasciare i pescatori italiani fino a quando 4 calciatori libici imprigionati in Italia non saranno liberati. Ma su di loro pende una condanna a 30 anni di carcere per traffico di migranti. Per mesi le loro famiglie in Libia hanno chiesto la libertà , sostenendo che erano soltanto calciatori, atleti che volevano fuggire in Europa
I 4 giovani libici furono arrestati in Sicilia nel 2015: vennero condannati dalla Corte d’assise di Catania e poi dalla Corte d’appello, con l’accusa di avere fatto parte del gruppo di scafisti responsabili della cosiddetta “Strage di Ferragosto” in cui morirono 49 migranti.
Trattative sono sempre in corso da parte della Farnesina per cercare di arrivare alla liberazione dei pescatori siciliani di Mazara.