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il caso
Dissesto idrogeologico, il conflitto d’interessi del commissario – uomo di Schifani
A Sergio Tumminello, nominato soggetto attuatore, incarichi per 111mila euro dallo stesso ente. I “precedenti” Anac
La Sicilia che cade a pezzi – fra alluvioni, frane ed erosione costiera – ha finalmente trovato l’uomo giusto. Un professionista «di ampia e comprovata specializzazione nel settore delle opere pubbliche», con quel quid in più, «la specifica e peculiare competenza in materia di contrasto al rischio idrogeologico», che fa la differenza. Non risparmia lodi sperticate, nonostante le costrizioni linguistiche del burocratese, Renato Schifani nel decreto in cui, il 13 novembre, ha nominato Sergio Tumminello soggetto attuatore per il contrasto del dissesto idrogeologico della Regione.
Schifani, in veste di commissario di governo, ha scelto di consegnare le chiavi della più importante stazione appaltante dell’Isola a un tecnico di sua strettissima fiducia. Tumminello, palermitano classe 1953, «ingegnere idraulico e project manager», a gennaio di quest’anno è stato indicato, sempre dal governatore, come sub-commissario per l’A19 Palermo-Catania.
Oggi, negli uffici di piazza Ignazio Florio a Palermo, Tumminello riceverà le consegne da Salvo Lizzio, dirigente regionale del dipartimento Infrastrutture, subentrato lo scorso marco a Maurizio Croce (ex assessore regionale; commissario per il rischio idrogeologico dal 2010 al 2014 e poi per oltre otto anni, quasi ininterrottamente, soggetto attuatore con tre diversi governatori-commissari), coinvolto in un’inchiesta giudiziaria a Messina.
Ma alla Regione c’è chi è convinto che questo passaggio di testimone non s’abbia da fare. Perché Tumminello, nel suo lungo e prestigioso curriculum, annovera anche due recenti incarichi professionali conferiti proprio dalla struttura che andrà a guidare. Il primo, con decreto dello scorso 20 gennaio, è il «servizio di Direzione dei Lavori, misure e contabilità» per un’opera a Cesarò, ovvero «consolidamento e sistemazione idraulica a salvaguardia del centro abitato zona Castello Colonna Rocca Sud abitato», assegnato con affidamento diretto a «Indearc Studio Tecnico Associato degli Ingg. Giovanni Gucciardo e Sergio Tumminello»: 52.188,47 euro, più oneri e Iva, con uno “sconto” del 30% applicato dai professionisti sull’importo iniziale. Risale a febbraio 2023 il secondo incarico diretto sempre a Indearc: 59.263,01 euro (di cui 22.923,81 liquidati), oltre oneri e Iva, per «Direzione dei Lavori, Misura e Contabilità e Coordinamento della sicurezza» per un’altra opera appaltata dal commissario, il «consolidamento delle pendici di via Catania» a Barrafranca. Agli stessi professionisti palermitani sono andati di recente altri lavori, tra cui il collaudo statico della Sp 24 Scillato-Caltavuturo (83.630,69 euro), ma per appalti della Protezione civile regionale.
I dubbi sorgono proprio per quei due contratti con il commissario per il dissesto idrogeologico, per un totale di oltre 111mila euro. Ben due recenti pronunce dell’Anac (le delibere 550/2022 e 490/2024) fissano un principio chiaro: un professionista che nei due anni precedenti abbia già prestato la propria attività per una pubblica amministrazione non può essere nominato dalla stessa per ruoli dirigenziali. E infatti, nei due casi specifici affrontati, l’Anticorruzione ha decretato l’inconferibilità degli incarichi. Un punto fermo, il cosiddetto “periodo di raffreddamento”, fissato dal decreto legislativo 39/2013, sul quale però ha aperto un varco una norma più recente, la legge 21/2024, che ha previsto da un lato la rilevanza dei precedenti incarichi professionali svolti nell’anno precedente, anziché nel biennio, e dall’altro ha dato rilievo proprio al carattere dell’«occasionalità» della prestazione, escludendo, in tal caso, l’inconferibilità del nuovo ruolo.
L’ipotetica illegittimità della nomina di Tumminello può essere oggetto di diverse, e contrapposte, tesi giurisprudenziali. Ma, qualunque sia la verità in punta di diritto, sullo sfondo resta una questione di “galateo” istituzionale. La struttura che ha in pancia opere per quasi un miliardo di euro (650 milioni del Fsc per il dissesto idrogeologico, più 50 destinati all’erosione costiera; 160 milioni di interventi confermati sulle programmazioni precedenti a cui si aggiungeranno altri 77 milioni già concordati con il ministero dell’Ambiente) sarà di fatto guidata da un ingegnere palermitano accreditato, tramite il suo studio, all’albo dei professionisti tecnici e società dell’ufficio del commissario per il dissesto, che gli ha conferito due incarichi diretti tutt’ora in corso di svolgimento. Tutto ciò può non essere illegale. Ma è pur sempre un potenziale conflitto d’interessi. Non è il solo, all’ombra di Palazzo d’Orléans.