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Discoteche chiuse, in Sicilia si sceglie la linea morbida: «Niente rivolta»

Di Andrea Lodato |

Catania. «Rivolta? Apertura forzata? Ma quando mai. Piuttosto organizziamoci, cerchiamo di sfruttare al meglio l’opportunità che arriva da questa prima ripartenza. Per tornare a ballare in pista serve ancora un po’ di tempo secondo le autorità sanitarie e politiche, forse a luglio si potrà».

Sembra questo l’orientamento diffuso tra gli organizzatori di serate in Sicilia, fuori dal coro rispetto alle dichiarazioni di guerra fatte da gestori di altre zone d’Italia che hanno chiesto una risposta chiara, e una data precisa, entro il 21 giugno. «Se non arriva – han no detto riapriamo noi».

La Sicilia sembra muovere da una strategia diversa, probabilmente legata alla specificità della maggior parte dei locali che aspettano da mesi questa estate e l’abbassamento del tasso di contagi, per potere riaprire. Ma, appunto, non riaprire le discoteche esclusivamente dedicate al ballo, ma locali che possono utilizzare spazi in sicurezza, gestire gli ingressi in maniera più controllata, offrire ai clienti, anche ai più giovani, servizi diversi dal tradizionale ballo in pista. Luoghi dove si può andare per bere qualcosa, per ascoltare musica, per sentire e vedere esibizioni dal vivo di gruppi e artisti. Cosa che, per quanto difficile, non implica che si debba ballare a tutti i costi, anche contro legge.

La Sicilia sotto questo aspetto è aiutata dal fatto che moltissimi spazi estivi sono utilizzabili seguendo questa logica, soprattutto quelli che sono facilmente raggiungibili senza dover fare tanta strada.

«In quel caso – spiega uno di gestori della zona catanese – chi raggiunge un posto lontano generalmente non si accontenta di bere un drink, mangiucchiare qualcosa, ascoltare buona musica, anche live. Chi si sposta di molto lo fa per ballare. Sotto questo aspetto i locali più vicini ai grossi centri sono favoriti, decisamente».

Ovviamente questa analisi non può non tenere conto che, in ogni caso, anche in Sicilia esistono grandi strutture che sono maxi discoteche che vivono e resistono facendo ballare la gente. Da Catania al Ragusano, da Palermo alla zona turistica di San Vito Lo Capo, ma anche a sud nell’Agrigentino e nel Siracusano, ci sono gestori di grandi discoteche che aspettano quel benedetto “sì” dal ministro, senza il quale non potranno aprire e vedranno aggravarsi ulteriormente la situazione delle loro aziende già messe in crisi dallo stop in pratica quasi ininterrotto, salto la breve parentesi dell’estate scorsa. Peraltro, va ricordato, mal gestita, poco coordinata, frutto di equivoci, di superficialità nella valutazione del rischio cui si andava incontro. Con il risultato finale che proprio alle discoteche furono addebitate a settembre, certamente esagerando, le responsabilità della nuova ondata di contagi.

Probabilmente, invece, con una gestione meno leggera, in Sicilia come nel resto del Paese, si sarebbe potuto evitare di creare nelle discoteche, così come in altri luoghi di massiccia aggregazione, le precondizioni per sostenere la ripartenza di un virus che in troppi, anche scienziati, avevano dato per morto. In assenza ancora di vaccini e spingendo ad un rilassamento generale. Questo è stato l’errore.

E siamo all’oggi e torniamo alla strategia alternativa. Spiega Diego Vespa dei Mercati Generali di Catania: «Al momento la situazione mi sembra chiara, si possono fare eventi con posti a sedere. Rischiare non ha senso e forse anche per questo sono stati bloccati gli esperimenti che si volevano fare sulla riapertura delle discoteche. Penso che sia il momento di avere fiducia nelle Istituzioni, si stanno vaccinando centinaia di migliaia di persone ogni giorno, tantissimi giovani e giovanissimi. C’è bisogno di avere un po’ di pazienza ancora. Si possono fare eventi live, che è una grande conquista, non credo sia indispensabile tornare immediatamente a ballare a tutti i costi subito. Del resto con questi dati sui contagi in netto calo e sui vaccini che crescono, è probabile che tra un mese arrivi l’ok anche per ritornare in pista a ballare».

Anche Tony Messina, presidente del SILB FIPE, spiega che la situazione è in evoluzione: «Il discorso non è per nulla chiaro, non è stato fatto nulla e tutto è stato lasciato al caso. Serve tempo per trovare un percorso, bisognerà convocare la Commissione e capire quali linee guida si dovranno seguire. L’approvazione di queste linee guida è fondamentale anche per potere accedere a finanziamenti per i fondi perduti».

Pazienza, saggezza. E controlli. Perché, ovviamente, se si chiede ai gestori delle grandi discoteche ancora un po’ di pazienza (domani il governo potrebbe dare il via libera a luglio ma solo per chi è in possesso del green pass) è intollerabile che ci sia chi organizza in locali “non discoteche” vere e proprie piste dove si può ballare liberamente. Se sacrificio deve essere, lo sia per tutti sino alla fine. Perché qui in ballo c’è un’industria, quella delle discoteche, che incide e non poco sull’economia. E stressarla ulteriormente con la beffa che arriva dall’interno, cioè da “paradiscoteche” che ignorano le leggi, beh questo diventa davvero proprio troppo.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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