Discariche al collasso, al via il valzer dei rifiuti: e la Sicilia è una pattumiera a cielo aperto

Di Redazione / 21 Luglio 2019

CATANIA – Pronti via. Per una nuova emergenza rifiuti in Sicilia. Sia chiaro, l’emergenza rifiuti in Sicilia è perenne, basta guardare le strade dell’Isola per rendersene conto. Ma ora anche il delicato sistema della discariche sta rischiando di saltare. Il megaimpianto palermitano di Bellolampo sta per chiudere perché non c’è più spazio dove stipare l’immondizia, 28 comuni del Catanese fra qualche giorno non sapranno più dove conferire l’umido per la saturazione degli impianti della zona, a Catania la Dusty ha interrotto la raccolta del vetro per «problematiche che impediscono l’accesso all’impianto di conferimento» ha problemi a smaltire anche gli inerti, tre siti pubblici dei Comuni per lo smaltimento dell’organico sono chiusi (Enna, Castelvetrano, Bisacquino) e altri privati, pur autorizzati, ancora non sono pronti sia per i tempi necessari sia per problemi finanziari (Melilli, Polizzi, Termini Imerese). Insomma, la situazione è sull’orlo della crisi totale. E questo sebbene il presidente della Regione Musumeci abbia avuto per oltre un anno poteri speciali come commissario delegato per l’emergenza rifiuti in Sicilia. 

Certo è che Musumeci non ha la bacchetta magica, ma è anche vero che appare evidente come negli ultimi anni non sia stato fatto nulla o quasi per uscire da questa emergenza. È dal 1999 che in Sicilia ai presidenti della Regione vengono dati poteri speciali per risolvere i problemi, ma più di qualche pezza non sono mai riusciti. Totò Cuffaro, Raffaele Lombardo, Rosario Crocetta e ora Musumeci, tutti sono stati commissari delegati all’emergenza. E dopo vent’anni siamo ancora in emergenza.

È se qualche mese fa è stato sufficiente che chiudesse temporaneamente una discarica (quella di contrada Coda Volpe di Lentini – di proprietà della Sicula Trasporti – nella quale scaricano i rifiuto indifferenziati 240 comuni della Sicilia orientale) per scatenare il caos, è facile pensare che la stessa cosa succederà giovedì prossimo quando scatterà lo stop al conferimento nella discarica di Bellolampo. L’immondizia, come prevede un provvedimento emanato a inizio luglio dalla Regione per scongiurare un’emergenza igienico-sanitaria in piena estate, verrà spedita negli impianti privati di Motta Sant’Anastasia, Lentini e Siculiana. Venerdì sarà la Oikos di Motta la prima discarica ad accogliere i rifiuti palermitani. 

Il decreto firmato dal dirigente generale del dipartimento regionale Acque e rifiuti, Salvo Cocina, autorizza per un anno il trasferimento «in via urgente» di 235mila tonnellate di spazzatura, che prima però devono essere lavorate nell’impianto Tmb (Trattamento meccanico biologico) di Bellolampo. La quantità complessiva di rifiuti che andrà fuori Palermo è quindi di 235 mila tonnellate: 550 al giorno a Motta Sant’Anastasia (82mila in totale), 330 a Lentini (100mila) e 170 a Siculiana (53mila). La Rap, società pubblica che a Palermo si occupa della nettezza urbana, avrà sul groppone il costo di trasferimento dei rifiuti da una punta all’altra della Sicilia. Si parla di circa 10 milioni di euro per sei mesi: circa 80-100 euro a tonnellata. 

Ma basterà questo salasso (condito da camion pieni di rifiuti che faranno la spola tra discariche siciliane) a scongiurare l’emergenza? Sembra difficile se si pensa che dal prossimo 27 luglio l’umido dei Comuni catanesi non potrà più essere conferito in nessuna piattaforma. Giovedi scorso, la piattaforma Kalat ha comunicato il raggiungimento del livello di saturazione della capacità annuale autorizzata di trattamento del rifiuto organico (l’umido), nello stesso giorno la Raco ha comunicato la chiusura dell’impianto a far data dal 27 luglio e sino al 19 agosto, e cioè nel periodo maggiormente sensibile, sotto l’aspetto igienico sanitario per il perdurare di elevate temperature stagionali e per l’incremento quantitativo dei rifiuti organici prodotti. Anche la società Ofelia ha comunicato la sospensione dei conferimenti e la società Rem ha comunicato di non avere più spazi disponibili nel proprio impianto di compostaggio.

A tutto ciò si aggiunga il malcostume siciliano di abbandonare rifiuti dappertutto, di giorno e di notte, a mare e in montagna, in città e in campagna, malcostume che ha trasformato la Sicilia in una grande discarica a cielo aperto. 

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