Dino Petralia nominato direttore del Dap: un siciliano a capo delle carceri

Di Sandra Fischetti / 02 Maggio 2020

Un pm in prima linea nel contrasto ai clan, ma sempre attento al rispetto delle regole. Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede chiude in tempi rapidissimi la crisi che si era aperta al vertice delle carceri con le dimissioni del capo del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Francesco Basentini travolto dalla polemiche suscitate dalle scarcerazioni di boss di calibro della criminalità organizzata per gravi ragioni di salute.

A succedere a Basentini sarà Bernardo Petralia, detto Dino, 67 anni, siciliano, dal 2017 Pg di Reggio Calabria e in passato procuratore aggiunto a Palermo.  Originario di Trapani, Petralia è stato procuratore capo di Sciacca nel 1996 e componente del Consiglio Superiore della Magistratura (Csm) dal 2006 al 2011. A inizio legislatura era stato proposto come consulente della commissione parlamentare antimafia.

«Ha speso la sua vita per la giustizia e la lotta alla mafia», dice Bonafede spiegando all’Ansa le ragioni della sua scelta. Petralia si insedierà quando il Csm – di cui lui stesso è stato componente dal 2006 al 2010 – avrà dato il suo via libera con il collocamento fuori ruolo, che è già stato chiesto dal ministro. Lavorerà fianco fianco con Roberto Tartaglia il nuovo vice capo del Dap, designato appena qualche giorno fa con una decisione che era già apparsa come un «commissariamento» di Basentini. Si tratta di una rinnovata collaborazione, già sperimentata alla procura di Palermo all’epoca in cui Petralia era il coordinatore del pool anticorruzione e Tartaglia – che proprio oggi si è insediato al Dap – uno dei componenti.
In primo piano resta il caso delle scarcerazioni dei boss, su cui sono in corso gli accertamenti disposti dal ministro Bonafede. Tant’è che il Dipartimento nella stessa giornata dell’arrivo di Tartaglia emana una circolare che vincola i direttori a comunicare «immediatamente» al Dipartimento tutte le istanze presentate dai detenuti al 41 bis o appartenenti al circuito alta sicurezza.

Apprezza il nuovo vertice del Dap l’ex magistrato e senatore di Leu Pietro Grasso. «Petralia e Tartaglia sapranno affrontare con rigore e nel rispetto dei diritti il delicato tema delle carceri». Alla scelta plaude anche il capogruppo dei 5 Stelle alla Camera Davide Crippa,ricordando che Petralia è stato «amico di Giovanni Falcone» e da giudice a Marsala componente del collegio che condannò il capomafia Francesco Messina Denaro, padre di Matteo, il capo dei capi di Cosa Nostra ancora latitante. E il responsabile Giustizia del Pd Valter Verini invita il Dap a lavorare «da subito» per ridurre il sovraffollamento delle carceri. Per Forza Italia – che con tutto il centro-destra aveva sollecitato dopo quelle di Basentini anche le dimissioni di Bonafede – invece il governo continua a muoversi «senza strategia, con un solo obiettivo: puntellare ogni giorno di più la matrice forcaiola e manettara che è l’unico tratto distintivo dell’accoppiata Pd-5Stelle», come sostiene il deputato Enrico Costa. Sul fronte dei sindacati della polizia penitenziaria, UilPa e Fp Cgil accolgono positivamente la rapidità della scelta e sperano in un cambio di passo.
I nuovi vertici del Dap si trovano a gestire una fase difficile. Al di là della questione delle scarcerazioni dei boss è aperto anche il problema della prossima scadenza, il 18 maggio prossimo, delle misure adottate per contenere il diffondersi del contagio da Coronavirus: la sospensione delle visite dei familiari e delle attività trattamentali per i detenuti. Misure che furono all’origine della rivolta del 9 marzo scorso e che sinora hanno permesso di contenere la diffusione del virus (159 i detenuti e 215 i poliziotti penitenziari contagiati, secondo i dati diffusi ieri dal Garante per i detenuti).

Bisogna dunque attrezzarsi da subito per trovare soluzioni che permettano la graduale ripresa verso «la normalità» ma in sicurezza. Un problema complicato dal sovraffollamento delle carceri: il numero della popolazione carceraria (53.187), seppure calato dall’inizio dell’emergenza, grazie soprattutto agli interventi dei magistrati di sorveglianza e alle misure del Cura Italia, resta superiore alla capienza dei posti. 

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