PALERMO – Niente termovalorizzatori e differenziata a regime nel 2023, quando si prevede di raggiungere il 65% di raccolta. E’ la scelta di fondo contenuta nel piano rifiuti della Regione, redatto dal nuovo assessore Alberto Pierobon e approvato la scorsa settimana dalla giunta presieduta da Nello Musumeci. Il Piano, l’atto che mancava per sbloccare i 170 milioni di fondi comunitari fermi a Bruxelles, prevede anche la revisione delle tariffe per il conferimento in discarica (i costi variano da 70 a 157 euro a tonnellata), con l’obiettivo di giungere a una riduzione della Tari.
La prima verifica sul fronte della differenziata è per il 2019, quando la raccolta dovrà raggiungere il 35%, 20 punti percentuali in più rispetto a oggi. La crescita dovrà avvenire, secondo quanto prevede il piano, anche con campagne di sensibilizzazione e l’uso di strumenti informatici.
L’assessore ai Rifiuti Alberto Pierobon ha fissato già alcuni paletti importanti sull’annosa questiona della raccolta differenziata da potenziare. Nelle delibere recentemente esitate dalla giunta regionale, Pierobon, ha evidenziato l’anomalia della Sicilia in questa categoria di interventi allegando una sorte di vademecum delle cose da perfezionare, dal calcolo della tariffa, ai singoli ambiti (industria, servizi, agricoltura) in cui intervenire con atteggiamenti e comportamenti diversi.
Previsto per artigiani e negozi l’obbligo di indirizzare gli imballaggi in un circuito di smaltimento. Pianificato l’aumento di impianti di compostaggio (attualmente sono 8 quelli in funzione, su 18 esistenti) e una discarica pubblica per ogni provincia: 4 delle 10 per ora in funzione esauriranno la loro capienza entro l’anno. Previsto infine, nel caso dovesse servire, il trasporto fuori dalla Sicilia di un massimo di 60 mila tonnellate al mese di rifiuti urbani non pericolosi.
Intanto, in attesa del congelamento di 107 milioni di euro di fondi Ue per investimenti, dovuto ai rilievi dell’Europa sul piano rifiuti della Regione, mezzo miliardo di euro di risorse per impianti e bonifiche delle discariche, grazie all’adozione del piano stralcio, curato da Aurelio Angelini consigliere del presidente della Regione per le politiche ambientali, potrà essere a breve, messo a disposizione di interventi essenziali nel settore. Il piano stralcio prevede che nelle nove province ci sia almeno una discarica pubblica e almeno un grosso impianto di compostaggio e di selezione con uno schema sulla base del fabbisogno generato.
L’assessore, dopo la definitiva adozione del piano, che deve ricevere ancora l’ok in commissione Ambiente per il parere da rendere e verrà poi successivamente emanato con decreto del presidente della Regione, può cominciare ad autorizzare la realizzazione di impianti per singolo territorio. La prima valutazione da commisurare, provincia per provincia rimane quella se fare nuovi impianti o utilizzare quelli esistenti, adattandoli alle esigenze.
Il riepilogo delle risorse finanziarie prevede 213.900mila euro (Patto per la Sicilia), 150 milioni di euro Fsc (fondi sviluppo e coesione ex Fas) 2014-2020 destinato al Patto per la Sicilia e 64.654.813,10 euro, con altre fonti di finanziamento.
Questi alcuni degli interventi messi in agenda: per impianto di compostaggio nel Comune di Augusta previsti in dettaglio 14.309.626,25 euro di risorse Patto per la Sicilia più 7.154.813,13 dei fondi ex Fas. Altri 30 milioni di euro (20+10) per il territorio di Capo d’Orlando, 5.913mila euro per il completamento della piattaforma integrata di Enna. E ancora 30 milioni di euro per l’implementazione dell’impianto di trattamento meccanico biologico di Bellolampo, e ancora impianti di compostaggio a Terrasini (30 milioni di euro), una discarica nel Comune di Villarosa 150.771,39 euro. Una discarica a Sperlinga dovrebbe essere finanziata con un contributo di 528.900 euro e un altro intervento di pari livello a Nicolosi (331mila euro l’importo). Un milione 620mila euro la dotazione invece del progetto per l’intervento nell’ex discarica di S. Bartolo nel Comune di Aidone.
Non è un libro dei sogni fanno sapere dall’assessorato regionale, ma occorre al tempo stesso ottimizzare i tempi per portare avanti le opere. Certamente il compito non è facile, in una regione che smaltisce ancora quasi il 90% dei suoi rifiuti indifferenziatamente in discarica e dove le percentuali di raccolta differenziata faticano a crescere nonostante tanti piccoli esempi di Comuni cosiddetti “virtuosi”.
La validità del piano stralcio è destinato a coprire il prossimo biennio nelle more del periodo in cui dovrebbe diventare operativo il piano regionale dei rifiuti. Aurelio Angelini commenta: «La Regione in passato ha assunto diverso da quello che gli assegna la legge. Per esercitare un potere ieri, oggi si trova incagliata nelle pieghe di questi problemi».
In tempi rapidi dunque si dovrà tornare dunque al ruolo di pianificazione, strategia e controllo: «Fattori negativi non ne mancano – prosegue – e moltiplicano un effetto che non trovano discontinuità alimentate da un’inerzia virtuosa che o non c’è, o quando si manifesta è intermittente e di poco rilievo».
La prossima settimana dovrebbe ripartire in giunta la discussione sulla legge di riforma delle struttura di governance del sistema dei rifiuti. Il cammino della legge si articolerà molto probabilmente successivamente a quello della legge di Bilancio su cui l’esecutivo in questi giorni prova a chiudere la partita. Nelle linee portate avanti dal governo, la Regione andrà ad assumere una connotazione analoga a quella delle altre regioni. L’organizzazione della gestione andrà perfezionata per bacini provinciali, bracci operativi dotati di impiantistica sufficiente per trattare la frazione umida e quella secca. «Avevamo davanti agli occhi la strada da percorrere e non lo abbiamo fatto» conclude Angelini.