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Diecimila visitatori al giorno, Stromboli e Panarea dicono no al turismo “mordi e fuggi”

Sos dalle Eolie, sito Unesco, che non voglio essere un luogo per vacanzieri sbadati e incontrollati

Di Redazione |

Fare delle Eolie un caso nazionale. E’ l'obiettivo dell’appello lanciato dalla Pro Loco Amo Stromboli con le associazioni "Insieme per Panarea" e "Noi per Panarea", le quali, "facendosi espressione delle istanze provenienti sia dalla popolazione che dagli operatori turistici e commerciali", invocano provvedimenti urgenti per "salvaguardare – si legge in una nota – l’unicità e l'eccezionalità del patrimonio naturalistico, culturale, antropologico di Stromboli e Panarea" e, allo stesso tempo, "promuovere e valorizzare un turismo sostenibile". 

Un sos che chiama in causa oltre alle principali associazioni ambientaliste locali e nazionali (dalla Aeolian Islands Preservation Foundation a Legambiente e al Wwf), la Fondazione Unesco, il Ministero dell’Ambiente, gli Assessorati regionali siciliani al Territorio e al Turismo, e, naturalmente, il sindaco di Lipari. Nell’istanza si denuncia l’imminente ripresa degli "sbarchi giornalieri di migliaia di persone" a Stromboli e Panarea: "un intenso e incontrollato flusso turistico giornaliero" che, in particolare nel caso di Stromboli, non soltanto è dannoso per l’ecosistema e per l’economia locale, ma contraddice assurdamente l’esigenza, sottolineata dal mondo scientifico e dalle stesse istituzioni, di una gestione razionale degli arrivi, dal momento che l’isola deve fare i conti con un "vulcano perennemente attivo e caratterizzato da intense fasi eruttive e da eventi imprevedibili e parossistici".

"Nei giorni di maggiore affluenza – si afferma – sull'isola sbarcano nel corso della giornata circa 10mila persone, circostanza del tutto incompatibile non solo per l’impatto ambientale che ne deriva ma con "l'organizzazione di una eventuale evacuazione, sia sotto il profilo della gestione di eventuali soccorsi" sia della ondata di panico che ne derivebbe. Si rischierebbe di non riuscire a far fronte all’emergenza, con conseguenze inimmaginabili: e tutto questo, ancora una volta, per un miope calcolo economico. 

E’ mai possibile, ci si domanda, che le istituzioni pubbliche non se ne rendano conto? Di qui la lettera di richiesta di incontro del 10 giugno scorso rivolta alle istituzioni locali, nella quale le associazioni contestano l’ordinanza n.53 del 1/06/2021 del sindaco di Lipari, ordinanza "che appare del tutto insufficiente ad affrontare i problemi relativi al flusso turistico giornaliero nelle suddette isole, sia dal punto di vista igienico-sanitario" che da quello della "sicurezza legata alle caratteristiche di un vulcano attivo e del suo sul territorio". 

Si fa presente inoltre che sulle due isole "non esistono strade carrabili se non per piccoli mezzi; i servizi pubblici sono limitati al minimo essenziale (ufficio postale, guardia medica di primo soccorso, raccolta e smaltimento dei rifiuti). I servizi igienici pubblici sono inesistenti e il sistema fognario è del tutto costituito da pozzi neri privati".

E’ un’ordinanza – si legge ancora – che "non pone alcun limite agli sbarchi giornalieri, né tanto meno dà indicazioni per quanto riguarda il coordinamento degli sbarchi tra i mezzi pubblici di linea e quelli privati. Inoltre consente, seppure suddividendo i giorni e gli orari in base al luogo di partenza delle imbarcazioni, attività continue per tutto l’arco della giornata e per tutti i giorni della settimana". 

Le associazioni chiedono un incontro urgente oltre che al sindaco di Lipari, al Prefetto, al responsabile regionale della Protezione Civile, al Comandante della Capitaneria di Porto di Lipari, al Commissario ad acta per l’emergenza Covid di Messina, agli assessori ai Trasporti e al Turismo della Regione Sicilia, e invitano le autorità competenti "a coordinarsi per garantire che le normative sulla sicurezza e la salute dei lavoratori, dei passeggeri e di tutti i soggetti che si trovano nell’area portuale vengano rispettate". Come? Attuando una gestione attenta degli sbarchi e contingentando il numero giornaliero dei passeggeri in base alla capacità degli esigui spazi portuali e nel rispetto delle normative vigenti per la sicurezza, sanitarie e ambientali". 

Insomma: "le isole Eolie, sito naturale Unesco, non vogliono e non possono essere luoghi per un turismo incontrollato 'mordi e fuggì. Deve essere data la possibilità agli abitanti delle isole e a chi ci opera di ottenere, attraverso il turismo, lo sviluppo dell’economia locale specie nei mesi di minore afflusso: maggio, giugno, settembre, ottobre. Introdurre l’obbligo di prenotazione alle visite delle isole che preveda un numero massimo di disponibilità considerando i periodi turistici e l’ambiente dei luoghi. Organizzare elenchi di prenotazioni servirebbe anche alle Autorità per il controllo sia dei flussi giornalieri che per la verifica del pagamento dei ticket".   COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA