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Diciotti, l’ipotesi di reato è abuso d’ufficio: chi ha ordinato lo stop allo sbarco?

Di Mario Barresi |

Catania. Oltre al sequestro di persona e arresto illegale – ipotesi di reato per le quali è stato aperto un fascicolo – la Procura di Agrigento starebbe valutando anche l’abuso d’ufficio (sempre al momento a carico di ignoti) su quelle che fonti giudiziarie definiscono «procedure anomale nel trattenimento dei migranti» a bordo della Diciotti. E potrebbe essere il salto di qualità dell’inchiesta.

Che potrebbe arrivare fino ai ministri. Il punto (giudiziario) è che più si punta in alto, nelle «indagini sulla catena di comando» e più, in caso di ipotesi di responsabilità di membri del governo, le inchieste aperte in Sicilia si allontaneranno. Fino a diventare competenza del tribunale dei ministri. E magari sgonfiarsi. «È una vicenda molto complicata, quella della nave Diciotti e non deve sorprendere che se ne stiano occupando più procure, quella di Agrigento è stata sollecitata da una denuncia mentre le altre agiscono per reati perseguibili d’ufficio in base al principio della obbligatorietà dell’azione penale. Riguardo al ministro Salvini, al di là delle sue dichiarazioni, è la procura che decide se indagarlo o meno per qualche ipotesi di reato, ma non è detto che sia lui il responsabile della catena di comando che ha bloccato lo sbarco dei migranti. Occorre stabilire chi poteva dare ordini alla motonave della Guardia Costiera». È l’analisi di alte fonti giudiziarie, citate dall’Ansa, che stanno seguendo l’odissea della Diciotti e il lavoro delle procure, sul quale non rilevano «alcun conflitto di competenza o sovrapposizione».

Sono tre le Procure siciliane che indagano. La Dda di Palermo ha aperto un fascicolo in cui si ipotizza l’associazione a delinquere finalizzata al traffico di migranti e l’associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Agrigento, invece, indaga a carico di ignoti per sequestro di persona e arresto illegale, con l’ipotesi – al vaglio del procuratore Luigi Patronaggio, che giovedì è salito a bordo della Diciotti per eseguire un decreto di ispezione – di aggiungere anche l’abuso d’ufficio. Questa tranche d’inchiesta mira ad accertare se il trattenimento a bordo dei migranti sia illegale. Oggetto dell’inchiesta è anche risalire nella «catena di comando»: a chi, disponendo l’obbligo di non lasciare la Diciotti, stia illegittimamente limitando la libertà personale dei profughi. Qualora i magistrati accertassero che la responsabilità è di componenti del governo il fascicolo dovrebbe passare al tribunale dei ministri che agisce con i poteri che il vecchio codice di procedura penale riconosceva al giudice istruttore. I pm di Catania hanno invece aperto un fascicolo di «atti relativi»: si tratta di accertamenti preliminari per vedere se siano ipotizzabili reati e che potrebbero poi portare alla apertura di un’inchiesta vera e propria. Mentre la Procura dei minori di Catania ha attivato le tutele civili, che consistono nelle nomine dei tutori legali, per i ragazzi fatti sbarcare giovedì notte. E Caterina Ajello, procuratore del Tribunale dei minori, dopo la nota di sollecito ai ministri Salvini e Toninelli, rivela di aver ricevuto «una telefonata da parte di un esponente del gabinetto della Presidenza del Consiglio che concordava perfettamente sulla mia linea e mi annunciava che l’esito della mia lettera sarebbe stato verosimilmente positivo». Ma sta di fatto che la violazione dei diritti dei minori resta. E sta dentro quei due lunghi giorni al porto, un’attesa che viola comunque le leggi italiane e internazionali. E qualcuno dovrà risponderne.

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