Depuratore Ias di Priolo, arriva il ricorso dei ministeri contro il provvedimento del Gip che ha chiuso l’impianto

Di Luisa Santangelo / 07 Agosto 2024

I dubbi non erano molti, ma ormai la notizia è certa: ci sono i primi ricorsi contro il provvedimento del gip di Siracusa che non autorizza la prosecuzione delle attività del depuratore Ias spa (Industria acqua siracusana) di Priolo Gargallo.

Lunedì i tecnici dell’assessorato al Territorio hanno sentito i loro corrispettivi del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica. Da loro sarebbe arrivata la conferma delle intenzioni di Roma di non accettare la decisione del giudice aretuseo di disapplicare il decreto interministeriale sul «bilanciamento» tra salute, industria, tutela dell’ambiente e del lavoro nell’intricata questione del sequestro, per disastro ambientale, dell’impianto biologico consortile del polo petrolchimico di Siracusa. E questa mattina – comunica una nota del Mimit – «su indicazione dei ministri delle Imprese, Adolfo Urso, e dell’Ambiente, Gilberto Pichetto, gli uffici legislativi dei due dicasteri hanno dato mandato all’Avvocatura dello Stato di presentare immediato appello avverso il provvedimento del gip di Siracusa del 31 luglio 2024, che ordina l’interruzione dell’attività produttiva dello stabilimento Isab di Priolo».

Un secondo ricorso, invece, dovrebbe arrivare dai cosiddetti grandi utenti industriali, cioè i colossi dell’industria petrolchimica che nel depuratore Ias immettono i loro reflui inquinanti. Secondo quanto si apprende, il provvedimento del gip dovrebbe essere impugnato sicuramente da Isab (oggi di proprietà di Goi Energy, ai tempi del sequestro era della russa Lukoil), che è anche l’azienda direttamente destinataria sia del decreto interministeriale sia del provvedimento del gip, in quanto unica tra le raffinerie a essere stata dichiarata «stabilimento di interesse strategico nazionale». A Isab dovrebbero accodarsi Versalis, la chimica di Eni, e l’algerina Sonatrach. Non è ancora certo se anche Sasol, l’impresa più marginalmente coinvolta dal procedimento giudiziario, seguirà le altre oppure no. Ma, in realtà, poco cambia.
Sembra, inoltre, che nessuno abbia intenzione di rinunciare alla sospensione balneare delle attività giudiziarie. In modo da avere tempo, ad agosto, per preparare con calma il ricorso al tribunale di Roma, individuato dalla cosiddetta norma Salva Ilva come la sede di fronte alla quale dovrà discutersi la decisione di non autorizzare la prosecuzione delle attività industriali.

La Regione

Nel frattempo, la Regione Siciliana resta immobile. Uno stato di calma giustificato da un ragionamento piuttosto semplice: se il gip ha deciso di non applicare il «decreto bilanciamento» vuol dire che lo ritiene illegittimo in ogni sua parte. Inclusa quella in cui individua il presidente della Regione Siciliana come «soggetto preposto al coordinamento delle attività finalizzate al finanziamento, alla progettazione e alla realizzazione delle opere necessarie a ottemperare alle prescrizioni dell’Aia (Autorizzazione integrata ambientale regionale)». C’è un intero articolo del decreto (il quarto) nel quale si parla delle «Funzioni di coordinamento in sede regionale». Se non si applicano gli altri articoli, perché dovrebbe applicarsi questo? E quindi, la Regione ne sta fuori. Se non fosse che è socia di maggioranza di Ias spa e proprietaria dell’impianto di depurazione. A cascata, tirandosi fuori il presidente Renato Schifani, si tira fuori anche la commissaria Giovanna Picone, delegata dal governatore a occuparsi del depuratore di Priolo e adesso costretta ad attendere, ancora una volta, le decisioni che saranno prese in un tribunale, ancorché capitolino.

Tra le cose che si mettono in stand-by sembra esserci anche un incontro richiesto dai sindacati siracusani sulla salvaguardia dei posti di lavoro all’interno di Ias. Questo mese di agosto, però, sostengono da Palermo, non sarà improduttivo. Altro che ferie e vacanze. Potrebbe essere utile per dirimere la questione sollevata dalla commissaria dell’Ati (Assemblea territoriale idrica) di Siracusa Rosaria Barresi. Era stata lei, con una lettera infuocata destinata alla presidenza della Regione, agli assessori e ai dirigenti, a ricordare che non è possibile collettare in Ias, da un giorno all’altro, i Comuni che ricadono nel suo territorio di competenza. Perché c’è una gara d’appalto per la gestione del servizio idrico integrato, in fase di aggiudicazione, che non include quell’impianto. Barresi chiedeva «il pieno rispetto della norma in materia di gestione delle risorse idriche» nonché di quella «sulla contrattualistica pubblica».

In effetti, dopo che i grandi utenti industriali – coi loro tempi, realizzati ciascuno i propri depuratori – si saranno staccati da Ias, l’unica strada percorribile finora individuata per non chiudere i battenti è quella di destinare l’impianto ai reflui civili. Se neanche quelli possono finirci, stavolta per una questione di appalti e atti di gara, qual è il futuro che si può immaginare per la struttura? La risoluzione di questo enigma dovrebbe essere la risposta agostana che la Regione potrà dare. Tutto il resto sembra essere congelato. Ma forse un po’ di refrigerio dalle parti di Siracusa ad agosto è gradito.

Pubblicato da:
Alfredo Zermo