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Cronaca
Depuratore di Priolo, governo contro lo stop del Gip. «Veleni? Nessun pericolo»
L’Avvocatura dello Stato parla di «fatti travisati» e provvedimenti «esorbitanti»
Era già stato definito «illegittimo», «abnorme» e «infondato». Adesso è pure «esorbitante». È con questo aggettivo che l’Avvocatura dello Stato si riferisce al provvedimento del Gip di Siracusa che non autorizza la prosecuzione delle attività industriali del depuratore Ias di Priolo Gargallo, sotto sequestro dal 2022 per disastro ambientale. Come annunciato, a opporsi al giudice siracusano è arrivato il governo, direttamente. L’appello è proposto dalla presidenza del Consiglio dei ministri, dal ministero dell’Ambiente e da quello delle Imprese, e si aggiunge a quello di Versalis, la chimica di Eni, finora unica dei grandi utenti industriali del polo petrolchimico a essersi mossa.
In 50 pagine, l’Avvocatura dello Stato ripercorre la vicenda dell’impianto biologico consortile di Priolo: il sequestro nel 2022, le accuse di grave e perdurante inquinamento attribuite alle passate governance di Ias e a Isab, Sonatrach, Sasol e Versalis da parte della procura di Siracusa, l’incidente probatorio in corso e la complessa vicenda del ricorso alla Corte Costituzionale. E poi dà i numeri: le raffinerie del petrolchimico di Siracusa hanno una capacità di 27 milioni e mezzo di tonnellate annue di greggio, pari al 31,7 per cento di quello che viene lavorato a livello nazionale. Dicono gli avvocati del governo, è tutto il comprensorio a essere «rilevante per il funzionamento dell’intero sistema italiano». Sebbene le uniche industrie a essere state dichiarate per decreto «stabilimenti di interesse strategico nazionale» siano Isab (oggi Goi energy, ex Lukoil) e il depuratore Ias Spa, in quanto sua infrastruttura necessaria.
Settemila lavoratori nelle aziende dell’area
Per il 50 per cento di export dell’intera Sicilia che viene da Augusta, Priolo e Melilli; per i «settemila lavoratori (diretti e indiretti)» (Confindustria Siracusa parla di 40mila, ma aggiunge anche l’indotto); per questi e altri dati i ministeri hanno deciso di intervenire per scongiurare l’interruzione delle attività del depuratore e fare il «decreto bilanciamento», a settembre 2023. Cioè il decreto che il Gip di Siracusa ha deciso di disapplicare, sentito anche il parere della procura, perché ritenuto non adeguato a garantire che tutti gli interessi in gioco – tutela della salute, dell’ambiente, dell’iniziativa imprenditoriale e dei posti di lavoro – vengano rispettati allo stesso modo.
Secondo Versalis, il giudice non poteva opporsi. Secondo Giorgia Meloni, Gilberto Pichetto Fratin e Adolfo Urso nemmeno. «Il Gip, con il provvedimento di non autorizzazione, ha esorbitato dai poteri che la legge gli assegna», dice l’appello dell’Avvocatura dello Stato. La quale, poi, discute anche dell’Aia (Autorizzazione integrata ambientale) rilasciata a Ias Spa dalla Regione Siciliana a luglio 2022, a sequestro già avvenuto, contenente un elenco con 52 prescrizioni. Inapplicabili, secondo l’amministrazione giudiziaria nel frattempo chiamata a gestire l’impianto. Era stata quindi la stessa Regione a sospendere l’Aia che, secondo quanto risulta a La Sicilia, è ancora sospesa. L’Avvocatura dello Stato, però, scrive: «Il Gip ha omesso di dire che la Conferenza di servizi decisoria, nell’ambito della quale è stato espresso parere favorevole al riesame parziale dell’Aia in relazione alla gestione dei reflui, si è tenuta in data 22/04/2024», e che il procedimento si è concluso il 9 maggio 2024. Tutto vero. Tranne per il fatto che l’Aia riesaminata favorevolmente dal ministero dell’Ambiente è quella della raffineria Isab, non quella del depuratore Ias.
I dati forniti dall’Avvocatura
Continua l’Avvocatura statale: è falso che non ci siano misure «concrete volte a minimizzare il rischio», perché nei riesami delle Aia delle raffinerie si riducono, perfino del 99,6 per cento, i valori limite delle emissioni di idrocarburi, fenoli e solventi organici aromatici. Riduzioni rispetto non ai limiti del Testo unico ambientale, ma rispetto ai «contratti di fognatura» siglati dai grandi utenti con Ias. Illecitamente, per i magistrati, e quando ancora Ias non aveva alcuna autorizzazione ambientale, nemmeno sospesa.Conclude il governo: «Nessun pericolo di danno alla salute o ai lavoratori emerge, nemmeno in potenza, in atti. Il Gip, invero, non prospetta (nemmeno astrattamente) alcun danno, o alcun pericolo concreto di danno, alla salute delle popolazioni o dei lavoratori o alle stesse matrici ambientali. Sotto tale profilo il provvedimento, oltre che esorbitante, è totalmente carente di qualsivoglia motivazione».