Dai rifiuti alla sicurezza, Catania ultima in tutto: ma dove è finita la “Milano del Sud”?

Di Pinella Leocata / 17 Dicembre 2019

CATANIA – Il rapporto del “Sole 24 Ore” arriva ogni anno come una mazzata. E negli ultimi tempi le cose vanno persino peggio: le nove città capoluogo di provincia siciliane non solo sono in coda alla classifica nazionale generale, ma, se si analizzano le voci dei vari indicatori, si deve prendere atto che la qualità della vita è peggiorata ovunque rispetto all’anno scorso. Un disastro. E non serve a tranquillizzarci la consapevolezza che i dati sono raccolti su base provinciale e che c’è una profonda differenza tra la realtà delle grandi città e quella dei piccoli centri dei rispettivi territori.

Non consola neppure prendere atto che Catania, al 97° posto su 107 nella classifica generale (l’anno scorso era 84ª), è comunque la terza tra le nove città siciliane, preceduta da Ragusa (80° posto) e da Siracusa (90°). Essere superata da queste città del Sud-Est è una ferita per la città etnea, che troppo a lungo si è vantata di essere la “Milano del Sud”, soprattutto se si pensa che Milano, quella vera, è la città dove si vive meglio in Italia, la prima in classifica.

Ma se andiamo nello specifico il quadro diventa più articolato. Per “Ricchezza e consumi” Catania si colloca al 94° posto, seguita solo da Ragusa e Agrigento. E la voce in cui va peggio è quella relativa ai depositi bancari pro capite, mentre si piazza meglio delle città sorelle per quanto riguarda le migliaia di euro sul conto corrente per abitante, per reddito complessivo per contribuente e per la spesa delle famiglie per consumi di beni durevoli.

Sul campo degli “Affari e lavoro” (102° posto su 107) si distingue in negativo soprattutto per il tasso di inattività, cioè di persone che un lavoro non lo cercano nemmeno, mentre si posiziona meno peggio delle altre città siciliane per tasso di disoccupazione generale, giovanile e femminile; per imprese fallite, per imprese in rete, per start-up innovative e per imprenditorialità giovanile.

Sul fronte “Giustizia e sicurezza” è ultima tra le città siciliane, al 98° posto, e a incidere in maniera particolarmente negativa è il numero di furti di autovetture, voce in cui si piazza terzultima in Italia. Mentre non è tra le ultime per quanto attiene alle truffe informatiche, all’indice di litigiosità, alla quota di cause pendenti ultratriennali, alla durata media delle cause civili e al numero di morti e feriti per incidenti stradali.

Le cose vanno male anche per quanto riguarda “Ambiente e servizi”, dove Catania è al 94° posto, penultima tra le siciliane, seguita solo da Palermo. Ad incidere negativamente sono soprattutto la raccolta differenziata, dove siamo ultimi in Italia, e la capacità di depurazione dell’acqua, 104° posto, dopo Palermo. E se non siamo proprio all’ultimo posto in classifica si deve al fatto che per qualità del clima conquistiamo il 2° posto in Italia. Ma questo non è merito nostro.

In testa alla classifica, al 14° posto, siamo anche per quanto riguarda l’indicatore “Demografia e società” e questo perché conquistiamo il 2° posto nazionale per tasso di natalità e il 4° per indice di vecchiaia. A Catania si vive più a lungo e gli anziani arrivano a tarda età in buone condizioni di salute e, dunque, in autonomia. E su questa voce conquistiamo il 5° posto in Italia. Non andiamo male neppure sul fronte mortalità per tumore e sulla speranza di vita.

Infine, la voce “Cultura e tempo libero”, dove Catania si piazza al 76° posto e, a differenza delle altre città siciliane, non compare tra le ultime per spettacoli, concerti, mostre, esposizioni e librerie. Segno che la città, con il suo territorio, è culturalmente vivace e ricca di iniziative. Non è tra le ultime neppure nel campo della pratica dello sport e delle strutture sportive. A sorpresa, invece, è penultima in Italia, prima di Palermo, per ristoranti e bar. E questo in una città che si picca di essere una tra le mete turistiche preferite dagli italiani, e non solo, e dove si registra un oggettivo incremento di presenze e di permanenze. Ma in questo incide il territorio della provincia. E brucia anche il fatto di constatare come Siracusa conquisti il terzo posto nazionale per qualità ricettiva delle strutture alberghiere.

Come dire: c’è ancora molto da lavorare per migliorare la nostra qualità della vita. E questo lo sapevamo.

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Pubblicato da:
Redazione
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