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Da Catania l’urlo degli avvocati: «Si dia più forza al nostro ruolo»

Di Carmen Greco |

CATANIA – Mentre nella chiesa di S. Nicola l’Arena si “celebrava” il primo giorno del Congresso nazionale forense, nelle aule del palazzo dell’ex Pretura, in via Crispi, pioveva a catinelle nel senso più letterale del termine. Sarebbe bastata questa “fotografia” come promemoria per il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, intervenuto ieri all’assise degli avvocati (1.800 delegati da tutt’Italia), per avere un’idea dello stato dell’edilizia giudiziaria a Catania, una situazione con la quale gli avvocati si confrontano quotidianamente e che il presidente del Consiglio nazionale Forense, Andrea Mascherin, ha tirato in ballo anche nel suo intervento. «Bisogna intervenire sulle strutture, sul personale, sull’edilizia giudiziaria – ha dichiarato -. Abbassiamo i costi di accesso alla giustizia, perché sono anti-democratici. Stiamo costruendo una giustizia “censuaria”, si difende solo chi può permetterselo e questo è socialmente criminale».

Mascherin ha concluso il suo intervento con tre richieste al ministro: rafforzare il ruolo dell’avvocato nella Costituzione, modificando l’art. 111 della Carta, cioè il ruolo dell’avvocato nel processo; affermare la libertà e l’indipendenza dell’avvocato; il mantenimento della funzione giurisdizionale dell’avvocatura. «Tre temi – ha sostenuto – semplici su cui chiediamo la convergenza della politica, delle forze sociali e dei magistrati».

Bonafede, avvocato-ministro all’arrivo non ha rilasciato dichiarazioni ai giornalisti, ma solo risposte ad un’intervista sul palco, condotta da Giovanni Negri del Sole 24 Ore. Il Guardasigilli ha confermato la sua apertura alla proposta di riforma che prevede il rafforzamento dell’avvocato in Costituzione sottolineando, «la necessità in tal senso di proseguire sulla strada del dialogo». Il ministro ha quindi elencato i diversi punti di confronto con le istituzioni forensi, «gli investimenti sulla macchina giudiziaria, il nodo dei costi per l’accesso alla giustizia civile e amministrativa» annunciando, per il 9 ottobre, «la riapertura del tavolo sulla proposta di modifica del patrocinio a spese dello Stato».

Nessun cambiamento, invece, sulla mappa della geografia giudiziaria profondamente cambiata dopo la chiusura dei cosiddetti “tribunalini”. «Oggi – ha precisato Bonafede – non c’è la possibilità, né l’opportunità, di riaprire i tribunali che sono stati chiusi. Stiamo facendo, però, uno studio mirato per andare ad individuare quelle realtà e quelle situazioni eccezionali in cui, di fatto, si è concretizzato un diniego della giustizia. In questo senso per esempio, c’è stato un rinvio della chiusura dei tribunali che si trovano sulle isole dove, per quanto ci sia una minore utenza, è oggettivo che la situazione geografica in cui versano quei tribunali renderebbe praticamente impossibile avere una risposta di giustizia».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA