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Da Castellammare alla Siria per morire a 26 anni per l’Isis: la storia del jihadista trapanese

Di Mariza D’Anna |

Tra il giugno e l’ottobre 2014 la coppia si era trasferita ad Istanbul, poi si erano spostati al confine con la Siria e infine erano entrati in Siria. Nell’Isis Francesco aveva incarichi di combattimento mentre la giovane moglie, che in Italia faceva la grafica pubblicitaria, dava assistenza logistica e psicologica. Era lei la parte forte della coppia. Ed aveva deciso di ritornare in quelle zone dopo essersi radicalizzata jahidista e avere assunto il nome di Khadija; anche i marito aveva islamizzato il suo nome e si faceva chiamare Muhammad. Ai genitori, prima di partire per la Turchia, avevano detto solo che andavano a studiare il Corano. Poi erano spariti.

«Ho appena letto la notizia, era mio compagno di liceo – scrive Karim Grimaldi su facebook – sono stata nella stessa classe con lui per 5 anni, sono senza parole e ho i brividi. Non mi sento di esporre pensieri contro nessuno per rispetto della famiglia, ma ricordo che fin da ragazzo Francesco era un tipo molto, molto “strano” e quello che poteva sembrare una parola, un atteggiamento irrilevante a 14 anni, non lo era per niente».

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