CASTELLAMMARE DEL GOLFO – Forse si erano incontrati la prima volta a San Vito lo Capo, al mare, poi lui l’aveva seguita in Piemonte e lì la sua vita aveva cambiato direzione. Lo descrivono come un ragazzo fragile, Francesco Cascio, morto a 26 anni in Siria in un combattimento. Voleva diventare un martire e durante una poco chiara “irruzione armata” in un campo di addestramento, il primo foreign fighter siciliano ha perso la vita il 26 dicembre dell’anno scorso. Aveva seguito la moglie piemontese Laura Bombonati, ora arrestata per terrorismo su richiesta della Procura distrettuale di Torino, e da lei pare si fosse fatto influenzare al punto di abbracciare la religione islamica e sposare la causa che poi lo ha portato alla morte.
La madre insegnante, il padre impiegato in Prefettura a Trapani e da tempo in malattia, una sorella universitaria, Francesco era cresciuto in una famiglia normale, serena. Sin da giovanissimo era una ragazzo sensibilità e solitario, dicono i compagni del Liceo Classico castellammarese “Vivona”, affranti dopo aver appreso la notizia. Era stato in cura psichiatrica ed era andato in Piemonte per cercare lavoro, si era sposato con Lara nel 2012 a Castellammare con il rito civile e da un anno in paese se ne erano perse le tracce. I genitori avevano denunciato la scomparsa del figlio nel 2016 e a rivelare la sua morte sarebbe stata la moglie in una telefonata intercettata. Sarebbe stata lei a convincerlo a sparare e «a fare il proprio dovere», lui che forse non avrebbe voluto. I vicini di casa della coppia nel paesino di Garbagna, in provincia di Alessandria, dove abitavano lo descrivono come «un ragazzo magrolino, i capelli un po’ lunghi e lo stile hippy prima di convertirsi, la barba lunga e l’aspetto da islamico dopo».
Tra il giugno e l’ottobre 2014 la coppia si era trasferita ad Istanbul, poi si erano spostati al confine con la Siria e infine erano entrati in Siria. Nell’Isis Francesco aveva incarichi di combattimento mentre la giovane moglie, che in Italia faceva la grafica pubblicitaria, dava assistenza logistica e psicologica. Era lei la parte forte della coppia. Ed aveva deciso di ritornare in quelle zone dopo essersi radicalizzata jahidista e avere assunto il nome di Khadija; anche i marito aveva islamizzato il suo nome e si faceva chiamare Muhammad. Ai genitori, prima di partire per la Turchia, avevano detto solo che andavano a studiare il Corano. Poi erano spariti.
«Ho appena letto la notizia, era mio compagno di liceo – scrive Karim Grimaldi su facebook – sono stata nella stessa classe con lui per 5 anni, sono senza parole e ho i brividi. Non mi sento di esporre pensieri contro nessuno per rispetto della famiglia, ma ricordo che fin da ragazzo Francesco era un tipo molto, molto “strano” e quello che poteva sembrare una parola, un atteggiamento irrilevante a 14 anni, non lo era per niente».
COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA