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Da Blu a Macondo, da Maloverso a Diletta: i nomi in codice che hanno permesso a Matteo Messina Denaro una vita quasi «normale»

Le indagini seguite alla cattura del padrino, secondo il Gip, «mettono in luce l’inspiegabile insuccesso di anni ed anni di ricerche in quella ristretta cerchia territoriale»

Di Redazione |

«Amico mio», «Cugino», «Blu», «Venesia» erano i nomi in codice coi quali Matteo Messina Denaro chiamava, nelle lettere, Laura Bonafede la maestra amica del boss e figlia del capomafia di Campobello arrestata per favoreggiamento e procurata inosservanza della pena.

Ma il linguaggio criptato, che piano piano i carabinieri del Ros e i pm stanno decifrando, è molto complesso. Ad esempio la figlia della Bonafede, Martina Gentile, indagata per favoreggiamento, è «Tany» o «Cromatina»; la sorella del boss, Rosalia, in gergo era «fragolone»”; i due vivandieri Emanuele Bonafede e la moglie Lorena Lanceri «Maloverso» e «Diletta» o “Lest”; l’auto del boss «Margot». Per Campobello di Mazara il capomafia aveva preso in prestito da Marquez il nome di “Macondo», mentre la località di mare di Triscina era “Macondino».

Messina Denaro era «Depry», la malattia di cui soffre «la romena», la clinica dove faceva le terapie «lo squallido», «Aragona» era Castelvetrano, «Donna» la madre della Bonafede, “Uomo» il padre, il boss Leonardo.

«Tu sai che non piango facilmente ma è da un pò di mesi che appena penso e parlo di Uomo piango e quando leggo e penso a Depry piango. E’ sinonimo di impotenza, non posso far niente per cambiare questa realtà», scriveva la Bonafede a Messina Denaro fingendo di parlare di una terza persona (Depry).

La cura maniacale

Restano però ancora decine i nomi in codice da interpretare. Anche perché – come scrive il gip Alfredo Montalto nella ordinanza di custodia cautelare che ha disposto il carcere per Laura Bonafede, figlia del boss di Campobello e donna di Messina Denaro – «la cura quasi maniacale del latitante nella annotazione di qualsiasi accadimento della sua vita, nella tenuta di diari e quaderni in cui trascriveva anche commenti, non può fare dubitare dell’esistenza di materiale di ben altra importanza sugli affari criminali di Messina Denaro custodito in altri covi non ancora individuati (e di cui, peraltro, v’è già traccia in alcune delle corrispondenze tra il latitante e Laura Bonafede che pure mostra di conoscerli)».

Sotto gli occhi di tutti

Il Gip ancora parla di scoperte «sconcertanti» quando sottolinea che dall’inchiesta del Ros risulta che la donna abbia frequentato il boss per anni durante la latitanza e abbia anche convissuto con lui in certi periodi. «Quel che disorienta è che in tutto questo lunghissimo arco temporale la tutela della latitanza di Messina Denaro è stata affidata, non a soggetti sconosciuti ed inimmaginabili bensì ad un soggetto conosciutissimo dalle forze dell’ordine e cioè a quel Leonardo Bonafede da sempre ben noto, oltre che come reggente della “famiglia” mafiosa di Campobello di Mazara, soprattutto per la sua trascorsa frequentazione ed amicizia con i[ padre di Messina Denaro», sottolinea il gip chiedendosi, nemmeno tanto tra le righe, come la Bonafede, intercettata dalla polizia almeno fino a due mesi prima della cattura del capomafia, abbia potuto beffare gli investigatori.

Le indagini dei carabinieri del Ros seguite alla cattura del padrino, secondo il giudice, «mettono in luce l’incredibile ed inspiegabile insuccesso di anni ed anni di ricerche in quella ristretta cerchia territoriale compresa tra Castelvetrano e Campobello di Mazara, costantemente setacciata e controllata con i più sofisticati sistemi di intercettazioni e di videosorveglianza di tutti i luoghi strategici che, tuttavia, come oggi si è scoperto, non hanno impedito che il più ricercato latitante del mondo potesse condurre, in quegli stessi luoghi e per molti anni (almeno ventisei), una “normale” esistenza senza neppure nascondersi troppo, ma anzi palesando a tutti il suo viso riconoscibile (almeno per i tantissimi che lo avevano conosciuto personalmente)».

«Come ciò sia potuto accadere, si ripete, appare al momento inspiegabile e non privo di conseguenze.», conclude.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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