«Daniela, quanto manca al matrimonio?». La risposta è ansiogena: «Quarantasette ore e trenta minuti. Mi sposo sabato 17 (domani, ndr) alle 11,30. Se tutto va bene. In genere sono una che regge i colpi, ma è stata una batosta dopo l’altra». Dopo undici anni di fidanzamento, i catanesi Daniela Moscato e Giuseppe Longo pronunceranno il fatidico sì, circondati dall’amore dei propri cari. Questo affetto, tradotto in presenze, sarebbe stato pari a centotrenta. Almeno così fino a lunedì scorso, quando l’ultimo Dpcm del premier Giuseppe Conte impone una stangata: limite di trenta invitati ai matrimoni. Da subito.
Ma Daniela e Giuseppe, confermando le proprie nozze nel 2020, sapevano di star andando incontro a ogni sorta di imprevisto. «Durante il lockdown – racconta Daniela – avevamo la possibilità di rimandare, ma non ci abbiamo pensato perché ottobre ancora era lontano. Gli scenari potevano cambiare, e così è stato. Eravamo consapevoli di andare comunque incontro a limitazioni, con un’organizzazione diversa rispetto a un matrimonio tradizionale. È cambiato tutto, di nuovo, da un momento all’altro. Non è stato sufficiente scegliere preventivamente una location di Zafferana ampia tre ettari, cioè lo spazio che in genere prenotano le coppie con centinaia di invitati a seguito. Invece, dovevamo essere in centotrenta».
Da 130 a 30, scarto non da poco.
«Ho dovuto scegliere tra mia nonna e il compagno di mia madre. Ho detto tutto».
Alla fine chi ha scelto?
«Mia nonna. Il compagno di mia madre ha parato bene il colpo, almeno apparentemente, ma sono certa che ci sia rimasto profondamente male. Sta con mia madre da ventidue anni, non da due giorni. Mio padre, invece, è morto quattro anni fa. Ho dato la precedenza a chi, molto presto, potrei non vedere più… e nonna ha 86 anni. Sono scelte che pesano».
Come si chiama la nonna?
«Maria, come tutte le nonne d’Italia».
Ha seguito in diretta televisiva gli aggiornamenti dell’ultimo Dpcm?
«Non tutti. La stanchezza ha preso il sopravvento. Però, mi sono svegliata di notte e, collegandomi ai vari siti d’informazione, ho appreso la notizia prima che si facesse l’alba. In un primo momento, pensavamo di boicottare circa quaranta invitati e suddividere i restanti tra la mattina e la sera. La selezione, però, sarebbe stata ancora più complicata. Dunque, ci saranno solo i parenti strettissimi».
Pagherete comunque un matrimonio da 130 invitati?
«I nostri interlocutori, per fortuna, si stanno mostrando molto comprensivi. Ma ridimensionare non significa abbattere i costi. Le caparre sono perse, oltre agli alloggi a nostro carico per gli invitati che dovevano venire da Piacenza e Roma. Un salasso ingiustificato, con ex invitati scontenti».
Non avete pensato a rimandare?
«No. Spostare la data a dicembre non offre alcuna sicurezza e il 2021 è già pieno di eventi. Avrei preferito che questa batosta fosse arrivata prima per avere il tempo di elaborarla e agire magari diversamente. A poco meno di quattro giorni dal matrimonio è stata dura. Ho trascorso una giornata a contattare i miei invitati per comunicare loro che non potevano più venire al matrimonio».
Come l’hanno presa?
«Alcuni si sono dispiaciuti, ma hanno compreso. Altri hanno replicato “Uno spazietto per me non c’è?”. È stato difficile escludere la comitiva, i colleghi di lavoro, gli amici di papà che lo hanno vestito in camera mortuaria… e tutti gli altri».
Dunque, chi è stato confermato?
«Mia madre e sua sorella con marito e figlie, i due fratelli di mio padre, mia sorella con marito e due bambini, la coppia di testimoni».
Daniela, non parla più? Sembra che stia quasi piangendo…
«Dalla felicità. Mentre parlo con lei è arrivata una notizia che aspettavo con ansia. Ora glielo posso dire. Il matrimonio rischiava di saltare perché un collega di mio marito è risultato positivo al Covid. È appena arrivato il risultato del tampone che abbiamo fatto io e Giuseppe. Siamo negativi. Ora sì che posso tirare un sospiro di sollievo». Forse.