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GIUSTIZIA

Csm, si riapre il risiko delle nomine per i posti direttivi: sullo sfondo le tensioni del caso Natoli

Sette candidati per la Corte d’appello di Caltanisetta, la Cartabia rallenta i bandi per tre tribunali

Di Laura Distefano |

La campanella suona anche per il Consiglio Superiore della Magistratura. Il motore non è ancora a pieno regime. Ma ieri le stanze romane erano già affollate.

Gli ordini del giorno già calendarizzati sono quelli della V Commissione, che decide sulle “nomination” per i posti direttivi già banditi. E torna la Sicilia protagonista la prossima settimana. La V infatti dovrà esprimersi sul ruolo di presidente della Corte d’Appello di Caltanissetta, lasciato vacante dopo che Maria Grazia Vagliasindi è andata in pensione. Sono sette le candidature: Maria Giuseppa Di Marco, presidente di sezione alla Corte d’Appello di Palermo, Domenica Motta, presidente di sezione alla Corte d’Appello di Catania, Antonio Napoli, presidente del Tribunale di Termini Imerese, Alessandra Camassa (però fuori dai giochi in quanto già eletta come presidente del Tribunale di Trapani, ndr), Giuseppe Melisenda, attuale reggente facente funzioni della Corte d’Appello di Caltanissetta, Miriam D’Amore, presidente di sezione del Tribunale di Gela, Antonio Balsamo, sostituto pg in Corte di Cassazione. Il voto però potrebbe scivolare visto che Balsamo è in corsa anche per la Corte d’Appello di Salerno. Il sostituto Pg della Cassazione ha perso, per una manciata di voti, il ruolo come procuratore generale a Napoli. E l’anno scorso fu annullata, dopo un ricorso vinto al Tar e al Cga del giudice Piergiorgio Morosini, la sua nomina del Csm a presidente del Tribunale di Palermo. Il ruolo direttivo nisseno è sicuramente – come dimostrano le sette candidature – molto ambito.

Altri posti vacanti, negli uffici giudiziari siciliani, non sono ancora stati messi a bando in quanto il Consiglio Superiore della Magistratura deve in qualche modo “aggiornarsi” ad alcune norme della Cartabia. E quindi alcuni concorsi che si dovevano aprire tra maggio e giugno slitteranno a ottobre. Da bandire nell’isola c’è un ruolo da presidente di sezione al Tribunale di Catania, lo stesso a Messina e Palermo. Nel capoluogo siciliano c’è da occupare anche un posto da procuratore aggiunto.La prima seduta plenaria del Csm in calendario è già fissata al prossimo 11 settembre. Non c’è ancora un ordine del giorno indicato in agenda.

Lo tsunami

Le dichiarazioni di ieri del sostituto procuratore generale in Cassazione Nello Rossi, già componente del Cms e direttore della rivista di Magistratura Democratica, hanno riacceso i fari sulla credibilità del Consiglio Superiore dopo lo tsunami che ha colpito la laica Rosanna Natoli. L’avvocato catanese – quota Fratelli d’Italia – è protagonista delle registrazioni finite sul tavolo di pm di Roma alla vigilia del voto per il nuovo procuratore di Catania (alla fine è stato nominato Francesco Curcio, con un voto di scarto su Francesco Puleio). Il colloquio è quello avvenuto nello studio della componente del Csm con la giudice civile Maria Fascetto, sotto inchiesta disciplinare. Napoli per questo “incontro” è indagata per rivelazione di segreto d’ufficio (abuso d’ufficio è caduto con l’abrogazione del reato, ndr) a Roma. Ma c’è qualche “addetto ai lavori” che la competenza territoriale dovrebbe essere della magistratura catanese. Natoli, rimasta in silenzio in una prima fase, poi si è difesa dicendo di essere «consapevole di avere imperdonabilmente sbagliato», ma ha sottolineato di aver «accettato di incontrarla quando avevo già compiuto il mio lavoro di relatrice» e solo dopo avere espresso il suo giudizio sul caso nella commissione disciplinare. Natoli ha scritto di aver deciso di incontrare Fascetto Sivillo «su pressante richiesta di un vecchio e da tutti stimato amico (non avvocato ed estraneo alla politica) che mi pregò per un atto di “pietà”» per via del «grave stato di salute della interessata».

Natoli non ha seguito l’invito del presidente della Repubblica Sergio Mattarella di dimettersi. E quindi ora c’è chi pressa (soprattutto Md e Area) affinché il plenum prenda provvedimenti. E cioè la sospenda. Alcuni però hanno evidenziato che la riforma Cartabia non rende concretizzabile la sospensione della Natoli solo perché indagata. Non è d’accordo Nello Rossi: «L’organo di governo autonomo della magistratura può infatti decidere di agire in autotutela, sospendendo il consigliere sottoposto a procedimento penale per delitto non colposo, come previsto dall’art. 37 della legge n. 195 del 1958, contenente norme sulla costituzione e sul funzionamento del Consiglio Superiore della Magistratura. Questa peculiare forma di sospensione “facoltativa” può essere adottata con garanzie procedurali particolarmente forti per il singolo consigliere ed è regolata da una normativa speciale, non abrogata né in alcun modo incisa dalle recenti disposizioni della riforma Cartabia». Il caso Natoli, per alcuni, è stato l’alibi per un attacco alla componente laica del Csm che ha rivestito un ruolo chiave – di ago della bilancia – nella scelta di alcune poltrone “ambite” della magistratura. Alcune toghe ritengono semplicemente che al di là delle leggi e dei meccanismi burocratici, la sospensione o semplicemente il passo indietro di Natoli sarebbe una questione di etica politica: «Il Csm non ha davvero bisogno di altri scandali».

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