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Strategia di contrasto

Covid, in Italia si affilano le “armi” per l’autunno: ipotesi vaccini anti-varianti per over 50

I nuovi vaccini dovrebbero arrivare alla valutazione dell’Agenzia europea del farmaco (Ema) entro l’estate. Intanto non allarma la Xf 

Di Redazione |

Mentre la pandemia da Covid-19 in Italia registra nelle ultime settimane curve in discesa, sia pure mantenendo numeri ancora alti in termini di casi e decessi, si affilano le armi in vista del prossimo autunno quando la minaccia del virus SarsCoV2 potrebbe ripresentarsi: sembra ormai quasi certo che la prima mossa sarà quella di rivaccinare la popolazione con un secondo richiamo ma a partire probabilmente dai 50 o 60 anni di età, utilizzando i nuovi vaccini adattati "anti-varianti" attualmente allo studio e che dovrebbero arrivare alla valutazione dell’Agenzia europea del farmaco (Ema) entro l’estate.   Ad annunciare le nuove strategie di contrasto al virus sono stati oggi il presidente del Consiglio superiore di sanità Franco Locatelli, il direttore generale dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) Nicola Magrini e il direttore Prevenzione del ministero della Salute Gianni Rezza, in una conferenza stampa per fare il punto sulla prosecuzione della campagna vaccinale. Altra novità annunciata dall’Aifa è che anche i medici di famiglia potranno, dalla prossima settimana, prescrivere i farmaci antivirali, ovvero le pillole anti-Covid da somministrarsi nei soggetti a rischio entro 5 giorni dall’insorgenza dei sintomi, attualmente prescrivibili solo dai centri di riferimento, e questi farmaci saranno disponibili nelle farmacie. Si accorciano così tempi e iter burocratici che, fino ad oggi, hanno determinato un ridotto impiego di tali terapie. 

Rispetto alla popolazione generale, Locatelli ha precisato che gli studi attuali mostrano un vantaggio marginale per una ulteriore dose vaccinale. Su queste basi, la strategia più probabile è che si arrivi appunto ad allargare il secondo richiamo in Autunno – utilizzando i nuovi vaccini adattati contro le varianti – ma ad oggi, ha precisato Magrini, «è da decidere se vaccineremo tutta la popolazione o solo gli over50 o over60». Il tutto mentre cresce l’allerta per l’emergere di nuove varianti. Proprio oggi è stata isolata e sequenziata a Cesena, per la prima volta in Italia, la variante del virus Sars-CoV-2 denominata Xf, una sorta di fusione fra la Delta e la Omicron e già diffusa in Inghilterra con circa 100 casi. Al momento però, ha rassicurato Locatelli, «non vi sono elementi di preoccupazione», ed anche secondo Rezza le varianti ricombinanti in Italia «sono ancora sporadiche e non pongono particolari condizioni di allarme». A livello mondiale, il fenomeno delle mutazioni del virus è però sotto stretta osservazione da parte dell’Oms, che ha iniziato a monitorare due nuove sotto-varianti di Omicron: BA.4 e BA.5. Non è ancora chiaro se siano più trasmissibili o capaci di eludere i vaccini. 

Dagli esperti arriva comunque un monito: la circolazione del virus e l’incidenza dei casi è ancora elevata nel nostro Paese, e l’Agenas rileva come l’occupazione dei reparti a livello nazionale sia risalita al 16%, sopra la soglia di allerta del 15%. Per questo, da oggi ha preso il via la somministrazione della quarta dose del vaccino anti-Covid a over80, ospiti delle Rsa e fragili a partire dai 60 anni di età. Nei prossimi mesi, ha rilevato Magrini, «si potrebbe infatti verificare una riduzione dell’efficacia della copertura del vaccino, anche se dati ancora non pubblicati mostrano una tenuta proprio per questa fascia di età più anziana». Studi israeliani al contempo, ha sottolineato Locatelli, «dimostrano che negli anziani la somministrazione di una seconda dose di richiamo dà un fattore di protezione 4 volte maggiore rispetto a chi ha ricevuto solo 3 dosi». 

Ciò che resta certo, ha affermato Locatelli ribadendo l'utilità fondamentale delle mascherine, è che la pandemia non è finita. Come evidenziano anche i numeri di oggi: sono 83.643 i nuovi contagi nelle ultime 24 ore (ieri 28.368) e le vittime sono 169 rispetto alle 115 di ieri. Il tasso di positività è al 14,8, stabile, e sono 463 i pazienti ricoverati in terapia intensiva, tre in meno rispetto a ieri mentre i ricoverati nei reparti ordinari sono 10.207, ovvero 49 in meno. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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