Cronaca
Coronavirus, tornano in Sicilia tanti studenti per lo stop alle università
MILANO – Nonostante tutti i tentativi del governo e delle autorità sanitarie italiane di contenere il nuovo coronavirus e soprattutto la psicosi, l’aumentare dei casi nel Paese e le misure drastiche prese nel Consiglio dei Ministri di ieri sera e dal governo locale della Lombardia stanno spingendo molti siciliani che possono farlo a lasciare Milano e la regione. Si tratta perlopiù di studenti che studiano nelle università dopo che tantissimi atenei del Settentrione hanno deciso di bloccare temporaneamente ogni attività. Ieri è stata la conferenza regionale dei rettoridella Lobardia a decidere di sospendere tutte le attività almeno fino al 2 marzo. Stessa sorte per le università in Veneto, per decisione del presidente Luca Zaia. Ugualmente è stato fatto in Piemonte e a seguire anche in Emilia -Romagna, mentre si attendono le linee guida dal ministero della salute per una gestione uniforme in tutto il paese.
In Lombardia, l’iniziativa di chiudere gli atenei è venuta direttamente dalla conferenza dei rettori. «In assenza di diverse indicazioni da parte delle autorità, tutte le attività potranno riprendere lunedì 2 marzo», ha precisato in una nota il presidente della conferenza, il rettore di Bergamo Remo Morzenti Pellegrini.
La decisione di tenere chiuse le università in Veneto è stata presa da Zaia dopo essersi consultato con i rettori dei vari atenei della regione: «Abbiamo deciso di tenerle chiuse dalla prossima settimana» ha spiegato. Rimandando invece alle linee guida che saranno diramate dal ministro della Sanità, Roberto Speranza, eventuali provvedimenti per manifestazioni come il Carnevale di Venezia. «Perchè – ha spiegato – le iniziative devono essere uniformi in tutto il Paese».
Pure l’Università Campus Bio-Medico di Roma, per il principio di massima precauzione sul fenomeno Coronavirus, ha disposto il rinvio della prova di ammissione al Corso di laurea in Medicina e Chirurgia previsto presso la Fiera di Roma per martedì 25 febbraio. Sono iscritti al test oltre 2.800 candidati provenienti da tutta Italia di cui una parte proveniente dalle regioni del Nord oggetto di restrizioni da parte delle Istituzioni preposte.
La chiusura delle università al Nord ha portato molte famiglie siciliane a richiamare i figli nell’Isola in attesa degli sviluppi della situazione e anche se tutto ciò potrebbe portare a un ulteriore inconsapevole diffusione del virus lungo la Penisola. Si registra un picco di richieste nei biglietti per Catania e Palermo- Secondo alcune denunce sui social network ci sarebbero già i prezzi dei biglietti aerei alle stelle, ma sono comunque in tanti disposti a pagare pur di lasciare le zone vicine ai primi focolai del coronavirus che ricordiamo sono in Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna.
La situazione in un certo senso è anche inversa, con molti siciliani che stanno stracciando biglietti aerei con destinazioni nelle regioni più coinvolte sia per volontà propria sia per l’annullamento di manifestazioni pubbliche importanti come la partita di serie A tra Inter e Sampdoria questa sera a Milano, e sia per lo stop alle manifestazioni ludiche. A Milano, in piena Fashion week, Giorgio Armani ha annullato la sua sfilata, così come Laura Biagiotti mentre Moncler ha cancellato un evento pubblico previsto per oggi. In Veneto a rischio anche il Carnevale di Venezia che sarò sospeso dalla mezzanotte di oggi.
Intanto questa mattina il Ministero dell’Istruzione informa che, «in attesa dell’adozione formale dell’ordinanza prevista dal decreto approvato in Consiglio dei Ministri, per motivi precauzionali i viaggi di istruzione vanno comunque sospesi a partire già da oggi domenica 23 febbraio 2020». Lo stop alle uscite didattiche e ai viaggi di istruzione, sottolinea il Miur, riguarda sia le mete in Italia sia all’estero.
«Ci stiamo dando da fare per evitare» che il coronavirus «possa arrivare nelle città più grandi» ha detto ieri sera il governatore della Lombardia Attilio Fontana. Ma il virus intanto s’è già affacciato a Milano e era inevitabile vista la vicinanza con il focolaio i Lodi. «È quello il problema vero, perché per una grande città i provvedimenti devono essere ben calibrati. È evidente che non si potranno mettere in atto iniziative rigorose come quelle contenute nell’ordinanza dell’altro giorno firmata con il ministro Speranza che ha isolato i dieci centri del Lodigiano – ha concluso Fontana – Bisogna trovare un equilibrio tra il rispetto delle libertà dei cittadini e le oggettive limitazioni per tentare di eliminare i rischi. Andremo a ridurre i pericoli, evitando che ci siano troppi incontri pubblici e monitorando tutte le persone entrate in contatto con chi è stato infettato».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA