ROMA – Gli ospedali italiani sono messi alla prova a fronte della crescente emergenza legata al nuovo coronavirus: la priorità è aumentare il numero di medici e infermieri, oltre alla dotazione di apparecchiature, per fronteggiare l’aumento dei casi. I nosocomi italiani si stanno preparando mentre i dati della Protezione civile indicano che i casi di positività in Italia continuano ad aumentare così come, fortunatamente, quello dei guariti. Ma, in previsione anche di un aumento dei casi gravi, il nodo cruciale resta quello delle terapie intensive. Attualmente, sono poco più di 5mila i posti letto in rianimazione in tutta Italia, stabiliti a livello nazionale sulla base della popolazione residente. Il rischio, afferma il presidente della Società italiana di medicina di emergenza e urgenza (Simeu), Salvatore Manca, è che «vengano saturati rapidamente per l’emergenza attuale». I posti letto in rianimazione, però, «potrebbero essere aumentati, in tempi brevi, di altre 1.000 unità, ovvero del 20% – spiega – poichè le rianimazioni sono dotate di spazi che possono essere implementati con nuovi posti letto. Ovviamente, andrebbero di pari passo acquisiti nuovo personale ed apparecchiature. Il numero degli infermieri potrebbe essere aumentato celermente – sottolinea – poichè vi è una quota di infermieri neo-laureati ma disoccupati che potrebbe essere subito impiegata».
Più difficile, far fronte alla carenza di medici rianimatori. La soluzione più rapida è «impiegare gli specializzandi agli ultimi anni, ma la questione – avverte – va affrontata in modo stabile».
Intanto, problemi sono segnalati da varie aree: in Lombardia – la Regione con il più alto numero di contagi – i ricoverati in terapia intensiva per il sARScOV2 sono circa 150 e con «appena una decina di posti letto liberi in rianimazione e personale al lumicino, la situazione è drammatica e il sistema può reggere ancora per pochissimo», è la denuncia di Alessandro Vergallo, presidente della Società anestesisti e rianimatori ospedalieri (Aaroi-Emac). Anche per Carlo Palermo, segretario del più grande sindacato dei medici ospedalieri, l’Anaao Assomed, per affrontare l’emergenza da Covid-19 serve aumentare da subito il numero di medici e infermieri: «Entro massimo dieci giorni bisogna assumere almeno 2mila medici e 5mila infermieri».
Pochi medici e scarse dotazioni di sicurezza denuncia l’Anaao anche in Emilia Romagna, dove gli ospedali stanno attrezzando reparti ad hoc per i contagiati. E se l’emergenza crescerà, un’opzione è proprio quella di utilizzare reparti i cui pazienti siano trasferibili per “reindirizzarli” e attrezzarli a terapie intensive, conferma la Simeu.
In Sicilia al momento la situazione – come ribadito dall’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza – non è così preoccupante, ma i casi sono comunque aumentati negli ultimi giorni e non è al momento possibile prevedere l’andamento dell’epidemia. Per questo la Regione, che non vuole essere colta impreparata, ha inviato ufficialmente una richiesta al Governo nazionale affinché si possano aumentare i posti letto di terapia intensiva.
La quasi totalità dei nosocomi, inoltre, si è dotata di un triage differenziato iniziale: il triage per valutare i sintomi viene fatto cioè prima di entrare in ospedale, in tende allestite dalla Protezione civile o in ambulanze ad hoc o in sale separate. Per i positivi sono poi previsti percorsi protetti di accesso. Ad oggi, in tutta Italia sono 309 le tensostrutture montate fuori dagli ospedali per il triage ai casi sospetti ed un esercito di 1.735 persone si è aggiunto agli organici sanitari: 1000 volontari della Protezione Civile, più 735 di forze armate e polizia.