CATANIA – Siamo in guerra, come ormai sbandierano in tanti, ma le azioni per combattere il virus silenzioso sembra che venano effettuate con farraginosa lentezza. Probabilmente non ci si è accorti che, ad esempio, il nodo dei referti dei tamponi necessitava di una procedura accelerata perché se i sospetti aumentano è chiaro che un solo laboratorio va in tilt. Ma invece sino a pochi giorni fa – come era stato detto dall’assessorato regionale alla Salute nell’ultima conferenza stampa a Catania – c’erano solo due laboratori deputati alle procedure di tampone: il Policlinico di Catania e quello di Palermo. Così si è andati avanti con una lentezza disarmante e adesso si scopre che persino negli ospedali si attende talvolta sino a 36 ore per avere un referto.
Ma quello che lascia sbalorditi è la procedura di tampone che viene effettuata negli ospedali che non sono abilitati alle analisi. Ad esempio se un paziente arriva di sera al Cannizzaro, viene effettuato il tampone ma per trasferirlo al Policlinico si attende il giorno successivo, magari perché il laboratorio è già chiuso o è a regime ridotto. E così i tempi si allungano. Per trasferire il tampone dal Cannizzaro al Policlinico ogni giorno parte un’auto che trasporta il referto. Ci chiediamo e si chiedono tanti medici in prima linea: come mai non si è pensato per tempo di consentire di effettuare i tamponi anche nel laboratorio del Cannizzaro?
Adesso, dopo i primi seri allarmi e le accuse che, sicuramente, non mancheranno quando questa emergenza sarò finita, si viene a sapere ufficiosamente che il Garibaldi sarebbe stato abilitato ad effettuare tamponi in loco e sembra che l’Arnas per sopperire alla enorme mole di lavoro del laboratorio del Policlinico abbia avuto la disposizione di effettuare gli esami sui tamponi sia sui pazienti che raggiungono l’ospedale, ma anche quelli che provengono dalle città di Ragusa e Siracusa. Il Policlinico dovrebbe occuparsi invece dei tamponi del Cannizzaro e quelli di tutta la provincia e di buona parte della Sicilia orientale.
Una novità positiva che però i medici liquidano con una battuta. «Si ha l’impressione che alla Regione ci sia chi pensa di poter svuotare il mare col cucchiaino».
Facciamo alcuni esempi per essere più chiari. Il tampone è utilissimo per poter circoscrivere i focolai e capire quali sono le persone che devono andare assolutamente in isolamento e quali invece da ricoverare. Lo sostengono da tempo anche i medici di famiglia. Dalla provincia di Enna, però, arriva la notizia che un medico di un presidio ha effettuato il tampone dopo che era entrato in contatto con alcuni pazienti poi risultati positivi, ma ha dovuto attendere sei giorni prima che gli comunicassero che era negativo. Nel frattempo ha però chiamato i suoi superiori avvertendoli della situazione paradossale e riferendo che forse era meglio se cautelativamente si mettesse in isolamento e avrebbe ricevuto la risposta: «Se non hai sintomi puoi continuare a lavorare». All’ospedale Cannizzaro, invece, qualche giorno fa è stata trasferita con alcuni sintomi sospetti una cassiera di un supermercato di Canalicchio alla quale è stato effettua il tampone, ma dopo oltre 24 ore il referto non era ancora pronto. Una cassiera di un market sta a contatto con la clientela, quindi deve essere una urgenza sapere se è contagiata o no.
Adesso il dipartimento per le attività sanitarie e osservatorio epidemiologico dell’assessorato alla Salute, diretto dall’assessore Ruggero Razza, ha emanato proprio ieri un avviso pubblico per la manifestazione di interesse preordinata alla selezione di laboratori accreditati per il processo di analisi di tamponi volti allo screening in relazione al coronavirus. Nel provvedimento si spiegano quali sono le procedure per l’accreditamento. Da un primo esame le strutture private si sarebbe attivate, ma la procedure non sarebbero poi così soprattutto veloci, in particolare per alcune aziende e questo perché non sarebbero in possesso del macchinario abilitato. Per cui alcuni manager avrebbero già da ieri cominciato a cercare sul mercato l’appparecchio ccorrente. Insomma occorerrano giorni e giorni prima di potersi rendere operativi. E’ logico che sarebbe stato meglio procedere per tempo a queste disposizioni perché a questo punto non è possibile dire quando questi nuovi laboratori entreranno materialmente in funzione.
Poi in questa totale confusione c’è da considerare anche quello che succede fuori gli ospedali, nelle case della povera gente che ha qualche congiunto ammalato e vive nel terrore. L’altro ieri abbiamo stampato sul giornale la lettera accorata di una signora che chiedeva aiuto perché il 18 marzo erano venuti a casa sua gli infermieri dell’Asp per effettuare il tampone ai suoi due genitori anziani e malati – la mamma con febbre da una settimana e il padre 82enne con broncopneumopatia ostruttiva – ma ancora a distanza di 4 giorni il referto non era arrivato. L’Asp, contattata sui tamponi, ha dichiarato che in effetti i tamponi vengono effettuati – ma non sappiamo in che numero e in che tempi – però poi questi vengono inviati al Policlinico di Catania.