Coronavirus, il ricercatore di Oxford: «Qui non fanno tamponi e vanno al pub, serve rigore»

Di Elvira Terranova / 18 Marzo 2020

«Qui a Oxford, come nel resto del Regno Unito, non c’è alcuna percezione del pericolo coronavirus. Le persone continuano ad affollare i locali e i pub, fanno assembramenti, come se non ci fossero state migliaia di vittime in tutto il mondo. Spero che il primo ministro Johnson possa prendere delle decisioni molto forti come è stato fatto in Italia».

Claudio Russello, a luglio 31 anni, padre siciliano, madre calabrese, è un giovane ricercatore italiano della Oxford University e da giorni preferisce evitare luoghi affollati. «Noi italiani siamo scioccati da come viene vissuta la situazione a livello nazionale in Gran Bretagna – dice Russello intervistato dall’Adnkronos – Non c’è la percezione della gravità. Forse noi italiani siamo stati influenzati dal vedere cosa accade a casa nostra. Qui, invece, sembrano tutti tranquilli, locali e cinema sono aperti. Solo da pochi giorni Johnson ha iniziato a invitare le persone a non andare nei pub ma la gente non ascolta e va lo stesso».

Russello lamenta anche la mancanza di tamponi. «Un volta avuto i primi sintomi – spiega il ricercatore – ci dicono di chiamare la Guardia medica per verificare se è il caso di fare il tampone. Ti dicono di restare a casa per sette giorni. Non fanno tamponi o controlli, è una cosa che ha dell’assurdo. Se hai la febbre ti dicono solo di stare a casa e basta. A meno che non ci siano casi molto gravi. Forse questa decisione è stata presa per non creare panico tra le persone. O anche per evitare di appesantire il servizio sanitario inglese, che è stato molto indebolito negli ultimi anni. Anche la Brexit ha avito il suo ruolo. Quindi, mandano in ospedale chi è davvero grave».

Sulla immunità di gregge di cui aveva parlato di recente Boris Johnson, Claudio Russello dice: «Solo ora ha capito che non è una cosa fattibile, ora infatti stanno cambiando politica. Ma non vogliono fare il lockdown come in Italia. Quindi si limitano a dire alle persone di non andare nei luoghi affollati. E basta». «Ma – aggiunge il ricercatore – i locali sono tutti pieni, ma io non vado da giorni. Per fortuna l’università di Oxford ha anticipato il governo e ha chiuso sia il museo che l’università». E gli italiani come vengono visti in questo periodo? «Ci dicono che siamo esagerati – spiega – mi sono sentito dire molte volte ‘basta che ti lavi le mani’, ma noi italiani ci stiamo autoisolando in casa».

Claudio Russello ha cercato, nei giorni scorsi di tornare in Italia, dalla sua famiglia. Ma non ci è riuscito. «Sì, ho provato a tornare in Italia disperatamente ma non c’è stato modo di farlo. E questo mi ha creato turbamento. Qualche giorno fa ero riuscito a prenotarmi su un volo Lufthansa per la Germania e poi un volo per Venezia, ma ieri mi stato cancellato il volo. Ho provato a capire se ci fossero altre possibilità ma Lufthansa ha cancellato tutto. Ho cercato di contattare l’unità di crisi che dopo un’ora al telefono mi ha detto c’è stato un errore e mi ha messo giù».

«Ho chiamato anche il consolato italiano – dice ancora – per chiedere notizie sui voli e mi hanno detto di andare sul sito Alitalia per prenotare. Ho visto che c’era un volo per a quasi 800 sterline, con quella somma arrivo in Australia…». E parlando dei giovani studenti dell’Erasmus in Spagna che riescono a tornare con un volo Alitalia, dice: «Noi qui in Inghilterra questa opportunità non l’abbiamo avuta, dal consolato nessuna parola di conforto…».

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Pubblicato da:
Redazione
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