Cronaca
Coronavirus: i contagi in calo non frenano Musumeci, Sicilia blindata fino al 1° Maggio?
CATANIA – In Sicilia i numeri dei contagi e dei ricoveri per Covid-19 sono in calo da tre giorni, così il governo Musumeci, sta lavorando a una nuova ordinanza con misure e controlli più rigidi in vista delle festività pasquali. L’obiettivo è una stretta difensiva proprio in una fase di calo delle contaminazioni.
E dunque arriva l’ennesima stretta di Musumeci. Con l’ultima ordinanza tutti i precedenti divieti vengono prorogati al 13 aprile. Con una precisazione: tutti gli esercizi commerciali debbono restare chiusi la domenica e nei giorni festivi, a eccezione di farmacie di turno e edicole. La prossima settimana, dunque, si preannuncia un lungo “ponte” con le saracinesche chiuse a Pasqua e Pasquetta. E, con l’aria che tira, l’orientamento di Palazzo d’Orléans sembra quello di applicare le stesse misure in occasione dei “rossi” del 25 Aprile e del Primo Maggio.
«Una decisione saggia e un segnale di responsabilità», per i segretari di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil, che ringraziano il governatore «a nome di migliaia di lavoratrici e lavoratori del commercio», che non saranno più costretti a «recarsi al lavoro nel giorno di Pasquetta, in piena emergenza sanitaria significava», senza «un immotivato sacrificio che avrebbe giovato esclusivamente a coloro che, incuranti del rispetto delle ordinanze, avrebbero avuto la scusa per uscire da casa pur non dovendo acquistare alcun bene necessario».
Ma c’è chi vorrebbe una “finestra” aperta per le festività pasquali. «Consentire alle attività di produzione di cibo da asporto di svolgere il servizio a domicilio anche nella giornata di domenica, solennità di Pasqua». Lo chiede Cna Agroalimentare Sicilia al presidente della Regione e all’assessore alle Attività Produttive, Mimmo Turano. «Ci sembra opportuno e doveroso avanzare questa proposta – affermano dall’associazione – per potere ridare un poco di ossigeno ai titolari o gestori di ristoranti, gastronomie, pizzerie, focaccerie, rosticcerie che, al pari di altri operatori economici, stanno vivendo una profonda crisi legata agli effetti devastanti generati dalla pandemia. Fermo restando la salvaguardia della sicurezza pubblica, che resta l’obiettivo primario, tutto dovrà essere articolato nella piena osservanza delle misure restrittive previste nelle disposizioni governative. Dunque, servizio garantito esclusivamente con modalità a domicilio, così come avviene regolarmente durante i giorni feriali, tranne per la domenica in riferimento al territorio regionale. Ed è proprio su questo specifico aspetto che chiediamo al Governatore Musumeci di intervenire, di applicare una deroga alla propria ordinanza. Dovrà fare una eccezione limitatamente al 12 aprile, in occasione della festa di Pasqua, per permettere appunto agli operatori del settore di lavorare. In questo modo – dalla Cna – si raggiungerebbe un duplice obiettivo: favorire la permanenza a casa della popolazione, evitando possibili assembramenti nei pressi dei punti vendita, e consentire ad artigiani e commercianti del comparto di vendere i loro prodotti e garantirsi un provvidenziale ristoro economico in questa drammatica fase emergenziale».
Resta sul tavolo la questione “pieni poteri”. Venerdì sera se n’è parlato anche nella videoconferenza di Giuseppe Conte con i governatori. Il siparietto fra premier e presidente della Regione, in parte svelato da La Sicilia, è gustoso. «Sì, presidente Musumeci, ho capito: lei è garbato, io sono garbato pure. Siamo tutti garbati…», è stata la chiosa del premier all’ennesimo pressing per «più controlli sul territorio». Conte ascolta lo sfogo dell’interlocutore siciliano, ma l’inquadratura tradisce un certo smanettare sul cellulare. Che gli sia arrivato in tempo reale l’assist per gelare Musumeci? «Girerò la segnalazione al ministro Lamorgese sul rafforzamento dei controlli. Ma da qui a chiedere, come ha fatto lei, pieni poteri per guidare polizia e forze dell’ordine in Sicilia, ce ne passa…».
Tutto ciò fa capire in che contesto dovrà svolgersi la partita Palermo-Roma. «Presidente, io non chiedo “pieni poteri”, ma l’applicazione del nostro Statuto», ha ribadito Musumeci a Conte, ostentando il «garbo istituzionale» di cui sopra. Ora, al netto delle strategie di marketing politico e delle affinità ideologiche, il tema (tecnico) è l’attuazione dell’articolo 31. Che non avrà bisogno di passaggi all’Ars né alle Camere. Ma di un testo approvato in Conferenza Stato-Regione e poi di un decreto legislativo del governo con la firma finale del Colle.
Una bozza, dalla Sicilia, è partita in allegato alla delibera della giunta regionale. Un solo articolo di quattro commi in cui, considerato che lo Statuto è precedente alla Costituzione, non si può certo ipotizzare un Musumeci in versione “OrbaNello da Militello” con i «pieni poteri» di salviniana memoria, il che porta pure male. E infatti lo “schema di decreto legislativo” prevede che, in caso di stati di calamità o d’emergenza, il governatore possa avvalersi di polizia ed esercito «di concerto» con i ministri dell’Interno e della Difesa. , «fermo restando la titolarità dei poteri di ciascuno», dovranno soltanto «collaborare lealmente nell’esercizio delle rispettive competenze e funzioni». Tutto qui, anche se la strada – per trasformare la bozza in una legge – sarà in salita. In Conferenza Stato-Regione oggi finirebbe con un inutile pareggio per 2-2, vista la composizione: Antonino Ilacqua e Filippo Marciante di nomina romana; Enrico La Loggia e Felice Giuffrè indicati da Musumeci. «Ci vorrà un compromesso, magari quando la pandemia sarà già alle spalle», confidano in Sicilia.
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