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«Coronavirus, arresto per chi viola i divieti», il procuratore di Agrigento chiede inasprimento delle pene

Di Elvira Terranova |

PALERMO – Oltre cinquecento denunce in pochi giorni ad Agrigento per la mancata osservazione del Decreto per l’emergenza Coronavirus, denunce che però potrebbero andare in prescrizione. L’allrme è lanciato dal Procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio, che ha firmato una circolare in cui annuncia la necessità di procedere con richiesta di decreto penale di condanna nei confronti di chi non rispetta le norme e continua a uscire per strada senza motivo. «Anche perché – spiega all’Adnkronos il Procuratore – se le denunce per la violazione dell’articolo 650 del Codice penale non si lavorano subito, finiranno tutti n prescrizione, tranne che non vengano inasprite le pene o creata una nuova figura di reato».

Ma cosa prevede la circolare del capo di pm di Agrigento inviata al Procuratore generale, al Presidente del Tribunale, al Presidente della sezione Gip, ma anche ai vertici di carabinieri, della Guardia di Finanza e della Polizia di Stato «per l’adozione delle più rapide ed efficaci segnalazioni delle notizie di reato anche in deroga ai termini ordinari»? Il documento dispone che «sia dia massima priorità alle segnalazioni per epidemia, epidemia dolosa è falsa attestazioni a pubblico ufficiale, provvedendo a richiedere misura cautelare ove non sia stato eseguito arrestato o fermo dove previsto».

Non solo. Prevede anche «che tutte le segnalazioni per la violazione dell’articolo 4 del Dcpm vengano trattate con priorità rispetto agli affari correnti» che «in taluni casi, ferma restando la valutazione caso per caso e la discrezionalità del pm assegnatario in ordine alla fondatezza e alla gravità del caso, appare opportuno procedere con richiesta di decreto penale di condanna» che «in linea di massima, avuto riguardo alla gravità del fatto e ai criteri indicati agli articoli 133 Cp e 164 clcp in ordine alla Pena pecuniaria richiesta non va avanzata sospensione della pena».

Nella settimana in cui sono stati fatti i controlli per l’emergenza Coronavirus le giustificazioni avanzate dalle persone fermate dalle forze dell’ordine di Agrigento, mentre passeggiavano senza avere un reale motivo, sono state le più svariate. Una signora, ad esempio, stava andando a vedere una casa da acquistare, un’altra donna stava raggiungendo degli amici per cena. Tre persone sono state fermate nella stessa auto, senza vincolo di parentela. Un uomo era in auto e non ha saputo fornire una motivazione adeguata alle forze dell’ordine. Due giovani erano seduti su una panchina intenti a guardare il cellulare. Una persona ha detto che stava andando a fare il bancomat. Ma la motivazione più curiosa è certamente quella di un uomo che è stato fermato e ha detto candidamente alle forze del’ordine che si stava recando alla Scala dei Turchi “per andarla a fotografare”.

Nella circolare il procuratore ricorda il Decreto Conte che “impone l’obbligo di evitare ogni spostamento delle persone fisiche in entrata e in uscita dai territori” nonché “all’interno dei medesimi territori salvo per gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative e situazioni di necessità ovvero spostamenti per motivi di salute”. 

Nella sola settimana dal 10 al 17 marzo sono state presentate alla procura di Agrigento oltre 500 notizie di reato per la violazione dell’articolo 4 del dcpm e che altre si prevede verranno presentate in relazione alla costante violazione del divieto che si registra in città e in provincia”, dice il Procuratore Patronaggio.

«Se alla denuncia della polizia giudiziaria non segue nella immediatezza una risposta giudiziaria la stessa resta priva di efficacia vanificando la funzione sociale preventiva della norma stessa» scrive il Procuratore. Che invita anche a «dare la massima priorità alle segnalazioni per i resti di falsa attestazione a pubblico ufficiale e, a maggior ragione, alle segnalazioni per i reati di epidemia ed epidemia colposa, provvedendo ove ne ricorrano i giusti presupposti a richiedere misura cautelare». Ricorda ancora che «rientra nei poteri del procuratore fissare delle priorità di trattazione degli affari in relazione a particolari situazioni di criminalità che interessano il suo circondario come più volte indicato dal csm con riferimento ai criteri organizzativi degli uffici di procura nonché in tema di prescrizione».

Per la Cassazione «il reato di epidemia è configurabile nel caso in cui la diffusione dei germi patogeni, che in astratto possono essere trasmessi anche per contatto umano, raggiunga un numero indeterminato di persone, in tempi rapidi, nel medesimo luogo, con capacità di agevole successiva espansione».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA