Coronavirus: a Catania si cercano i passeggeri del volo della donna risultata positiva

Di Giuseppe Bonaccorsi / 29 Febbraio 2020

CATANIA –  «In Sicilia tre dei quattro pazienti risultati positivi ai test sul coronavirus sono guariti e un quarto è in fase avanzata di guarigione mentre negli ospedali, dopo i primi giorni di preoccupazione per gli allarmi provenienti dal resto d’Italia, la situazione è sotto controllo. Nelle aree esterne ai nosocomi sono state allestite le tende da campo fornite dalla Protezione civile per il triage di chi si presenta accusando sintomi influenzali: sono 40 in totale le tende posizionate». A fare il punto è l’assessore regionale alla Salute, Ruggero Razza, che aggiunge: «Oltre a gestire le emergenze c’è tutto un lavoro che riguarda l’ordinario e noi siamo impegnati costantemente su questo fronte. Stiamo recependo tutti gli aggiornamenti delle circolari emanate a livello centrale, abbiamo recepito il provvedimento per la protezione del personale interno delle strutture sanitarie e le ulteriori indicazioni per i ragazzi che vanno a scuola, per chi deve tornare al lavoro e per i soggetti e il personale delle case circondariali. Siamo in contratto con tre ministeri: Sanità, Istruzione e Giustizia».

Ieri l’assessore ha anche incontrato le organizzazioni dei lavoratori. «Ho ascoltato le loro proposte e le loro richieste – afferma – Come Regione ci faremo carico di fare in modo che l’unità di crisi nazionale inserisca anche i medici di medicina generale e il personale delle guardie mediche tra i destinatari dei dispositivi di protezione individuali». Non solo. La Regione ha recepito i nuovi protocolli sui tamponi informando le strutture sanitarie competenti nell’isola: anche in Sicilia, come nel resto del Paese, non saranno effettuati sui soggetti asintomatici e su chi non ha avuto contatti diretti con persone a rischio.

Oggi Razza ha stigmatizzato anche le «curiose iniziative individuali da parte di alcuni sindaci: «Mi segnalano addirittura azioni di isolamento per una famiglia, senza alcun parere sanitario da parte dell’Asp. Credo sia opportuno che l’Anci Sicilia vigili su tali condotte che vanno in contrasto con le disposizioni vigenti».

Intanto a Catania c’è attesa per conoscere dall’istituto Spallanzani di Roma l’esito sui tamponi effettuati sulla signora catanese risultata positiva e oggi in quarantena in casa con i suoi parenti più stretti. Allo Spallanzani convergono tutti i tamponi effettuati in Italia per la conferma del contagio e il ritardo potrebbe essere dovuto a questo. Dalla Regione non c’è nessuna comunicazione ufficiale in merito, ma secondo i dati forniti dalla Protezione Civile il caso sarebbe confermato. I dati ufficiali parlano infatti di 4 casi in Sicilia: tre si sono verificati a Palermo (due guariti e uno ricoverato con sintomi ma ora in via di guarigione) e uno dovrebbe essere quello di Catania.

La signora comunque sta bene, secondo quanto conferma l’assessorato, e non avrebbe altro che pochi sintomi, ma ciononostante si stanno ricostruendo tutti i suoi movimenti, da quando è atterrata a Catania, domenica sera, di ritorno da Milano. L’Usmaf , che è l’organismo ministeriale deputato ai controlli sanitari, ha chiesto ai responsabili aeroportuali l’indicazione del volo con il quale la signora è tornata a Catania. Sembra che abbiano voluto sapere anche il suo posto e quelli di tutti i passeggeri che erano vicini a lei. Probabilmente questi saranno rintracciati per avviare, ove fosse necessario, una quarantena ed evitare che possano essere veicolo di contagio, anche se le ultime notizie che arrivano dagli infettivologi propenderebbero per una minore virulenza del virus che circola in Italia rispetto a quello cinese. Ma è bene avere un quadro preciso perché in Sicilia come in tutta Italia ci sono molti soggetti fragili da tutelare.

Inoltre si starebbe cercando di ricostruire anche l’“agenda” della signora prima del tampone risultato positivo, tampone che per la versione ufficiale sarebbe stato effettuato direttamente a casa e non in una struttura ospedaliera (come vorrebbe una voce che circola in ambienti sanitari) da medici abilitati e muniti di tute e mascherine. Le indiscrezioni in campo medico, come scritto già ieri, dicono anche che la paziente sarebbe transitata in questi stessi giorni pure da un’altra struttura ospedaliera per effettuare una visita diagnostica, ma per patologie non inerenti al coronavirus. Quello che molti medici si chiedono (e attendono l’esito delle analisi per avere un quadro più chiaro) è se al momento della indagine diagnostica la donna mostrasse magari sintomi che potrebbero avere conseguenze in una struttura ospedaliera con pazienti fragili, oppure se la donna al momento della sua presenza nella struttura sanitaria era completamente esente da sintomi e quindi con un indice di contagiosità molto basso. È per questo che si sta cercando di capire quali siano state le sue tappe e se la donna ha effettuato questi accertamenti prima o dopo il tampone, magari ancora ignara dell’esito, quando invece avrebbe dovuto trovarsi in quarantena.

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Redazione
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