La copertura, in plexiglass, che serviva per proteggere – in via provvisoria – il teatro greco di Eraclea Minoa è pericolosa ed abusiva. E’ per questo motivo che i carabinieri del nucleo per la Tutela del patrimonio culturale (Tpc) di Palermo e quelli della compagnia di Agrigento hanno sequestrato il teatro e tutta l’area antistante. Il teatro greco risale al IV-III secolo a.C.. Gli accertamenti dei carabinieri del nucleo Tpc di Palermo, con a capo il maggiore Gianluigi Marmora, e della compagnia di Agrigento, che è coordinata dal maggiore Marco La Rovere, hanno fatto emergere che la copertura in tubi e lamiera zincata del teatro costituisce un pericolo per la pubblica incolumità, poiché «la sua integrità non è sufficientemente garantita in presenza di vento e di agenti atmosferici avversi, così come accertato nei diversi sopralluoghi effettuati».
Il teatro è ubicato nella cavità della collinetta a Nord dell’abitato ed è stato costruito in conci di marna arenacea per la maggior parte degli ordini dei sedili mentre la parte sottostante è situata nella roccia. La marna è un materiale che, se esposto agli agenti atmosferici per lunghi periodi, è soggetto a deterioramento. Motivo per il quale la Soprintendenza dei Beni culturali e archeologici di Agrigento aveva affidato, negli anni Sessanta, a un architetto dell’epoca l’incarico di studiare l’isolamento del monumento, coprendo integralmente la cavea con una vetrina incolore e trasparente. L’architetto progettò e fece realizzare – i carabinieri del comando provinciale hanno ufficialmente ricostruito i vari passaggi – una copertura in plexiglass che, alla lunga, anziché proteggere il teatro ne stava provocando la distruzione e che, quindi, venne rimossa e sostituita negli anni Novanta, in "via provvisoria", con la struttura ancora oggi montata a copertura del teatro.
Una struttura che è costituita da pannelli in materiale plastico, sorretti da una impalcatura di tubi "innocenti". Una copertura che, appunto, costituisce un pericolo per la pubblica incolumità.
Le indagini ipotizzano i reati di «omessa collocazione o rimozione di segnali o ripari» e «omissione di lavori in edifici o costruzione che minacciano rovina». E’ stato iscritto nel registro degli indagati il direttore del Parco archeologico di Agrigento, Roberto Sciarratta. La struttura in sequestro preventivo è stata affidata in custodia giudiziale alla Soprintendenza per i Beni culturali e ambientali di Agrigento, fino alla esecuzione dei necessari lavori di messa in sicurezza.