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Confisca Leonardi, ecco i metodi con cui si truffava l’Erario

L'imprenditore in odor di mafia era diventato un punto di riferimento nazionale, tanto che è rimasto incastrato anche nella famosa inchiesta Petrol Mafie di Reggio Calabria. 

Di Laura Distefano |

Sergio Leonardi, destinatario della confisca milionaria eseguita dalle fiamme gialle, avrebbe creato un sistema fraudolento sui prodotti petroliferi che gli avrebbe permesso di creare un piccolo impero economico. Nelle carte della confisca, arrivata dopo un lungo processo (con tanti rinvii e sospensioni anche causa covid), i giudici della V sezione Misure di Prevenzione di Catania scrivono che “le indagini condotte negli ultimi anni, specie a partire dal 2012, dalle Procure siciliane di Catania, Marsala e Palermo hanno evidenziato l'ampia diffusione nell’isola di un sistema fraudolento, volto all'evasione delle imposte dovute sul petrolio e sui suoi derivati, in cui Leonardi rivestiva un ruolo essenziale e in cui erano coinvolti anche appartenenti alla criminalità organizzata”. 

Due i metodi per aggirare le regole e truffare l’Erario. “Il primo sistema – scrive ancora il collegio – era rappresentato dall'utilizzo di gasolio agricolo, in quanto tale sottoposto a tassazione agevolata, prelevato da depositi fiscali compiacenti e destinato in realtà all’autotrazione di veicoli non agricoli. Il secondo sistema, basato sulla cosiddetta frode carosello, riguardava carburante per autotrazione, commercializzato senza applicazione dell'Iva, sfruttando abusivamente l'esenzione fiscale prevista per gli esportatori abituali mediante l'interposizione di società cartiere emittenti false dichiarazioni di intento”.

Leonardi avrebbe replicato il sistema tanto da diventare un punto di riferimento nazionale, tanto che è rimasto incastrato anche nella famosa inchiesta Petrol Mafie di Reggio Calabria. L’imprenditore catanese “ha messo a disposizione la propria competenza nel settore merceologico della commercializzazione di gasolio e benzina fornendo una struttura operativa attraverso i distributori stradali di carburante a lui riconducibili e mantenendo contatti con i soggetti dai quali ottenere gli illeciti approvvigionamenti”. Il pentito Salvatore Messina, ex soldato dei Pillera, ha spiegato come il 're delle frodi petrolifere' sia riuscito ad ottenere l'appoggio criminale dei Mazzei (carcagnusi) di Catania (nonostante un momento di frizione nel 2013) nei suoi affari illeciti. Per il Tribunale “l’intera storia imprenditoriale di Leonardi” (che nel frattempo è stato condannato in primo grado nel processo Vento di Scirocco) si sarebbe svolta “grazie ai rapporti stabili e reciprocamente vantaggiosi dallo stesso cercati con la locale criminalità organizzata, dando luogo ad una forma di contiguità pregnante e altamente allarmante che, da un lato, ha favorito l'espansione degli affari dell’imprenditore, dall'altro, ha consentito a Cosa Nostra di esercitare il controllo sulle attività economiche della zona e di lucrare attraverso le stesse”. 

A settembre si è svolta l’ultima udienza del procedimento patrimoniale. I giudici si sono riservati 90 giorni per la decisione che è arrivata il 21 novembre. Il Tribunale ha disposto la confisca di quasi tutti i beni e le aziende poste in sequestro nel 2020. Sono stati restituiti, invece, alcuni gioielli (precisamente due orologi, una collana e tre anelli) di cui è stata dimostrata la provenienza (“un regalo”) lecita.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA