L'INDAGINE
“Cold case” a Catania: impronta dell’imputato riemerge dopo 31 anni e ora va a processo
Rosario Guzzetta, di 53 anni, rinviato a giudizio per l'uccisione di Rosario Cinturino, strangolato, probabilmente con una corda, all’interno di una Fiat Panda il 28 marzo del 1990
Dalla sistemazione dell’archivio della polizia scientifica e da una cartella emergono dati utili a dare una svolta a un '"cold case", un omicidio commesso nel 1990, sfociato con il rinvio a giudizio, 31 anni dopo, del presunto omicida, Rosario Guzzetta, di 53 anni. E’ quanto accaduto, a Catania, per l’inchiesta sull'uccisione di Rosario Cinturino, strangolato, probabilmente con una corda, all’interno di una Fiat Panda il 28 marzo del 1990.
Il delitto, è la ricostruzione del procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e del sostituto Alessandra Russo, sarebbe maturato per contrasti tra i due nella spartizione di soldi provenienti dal traffico di sostanze stupefacenti. Una vicenda che sarebbe rimasta irrisolta se non ci fosse stata una svolta dovuta all’archiviazione di dati di vecchi fascicoli da cui è emerso che la polizia scientifica sul luogo dell’omicidio aveva repertato anche «due frammenti di impronte papillari». Uno di questo corrispondeva al «pollice della mano sinistra di Rosario Guzzetta, che era stato "fotosegnalato" nel dicembre del 1984 per rapina».
Tutto portava all’indagato, che però risultava essere stato detenuto dall’ottobre del 1986 al gennaio del 1993. Ma, accertamenti disposti dalla Procura ed eseguiti dalla squadra mobile di Catania, hanno permesso di verificare che il giorno del delitto Guzzetta non era in prigione: aveva ottenuto un permesso premio dal 15 al 30 marzo del 1990 e quindi il 28 marzo di quell'anno non era nel carcere di Nicosia dove era recluso.
Nell’inchiesta sono confluite numerose intercettazioni telefoniche e ambientali in cui, secondo l’accusa, «Guzzetta rivela il movente dell’omicidio sostenendo che lo ha ucciso in quanto era suo debitore». L’indagato, inoltre, ricostruisce la Procura, «non conoscendo pienamente le fonti di prova a suo carico, ritiene con certezza che ad accusarlo del delitto sia il collaboratore di giustizia Concetto Bonaccorsi detto "U Carateddu"».
Alla luce delle prove raccolte Il procuratore aggiunto Ignazio Fonzo e il sostituto Alessandra Russo hanno chiesto il rinvio a giudizio di Guzzetta per «omicidio aggravato in concorso con altri soggetti allo stato non identificati ed in esecuzione di un medesimo disegno criminoso».
Il Gup Carlo Cannella ha disposto il processo, fissando la prima udienza per il 10 febbraio 2022 davanti la prima Corte d’assise di Catania. I familiari della vittima, che hanno partecipato all’udienza preliminare, si sono costituiti parti civili. Era presente in aula anche Guzzetta, assistito dall’avvocato Alessandro Lapertosa.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA