”Cinghiate a chi tentava di uscire dalla stiva” I superstiti raccontano il viaggio dell’orrore

Di Fabio Russello / 26 Agosto 2015

I poliziotti della Squadra mobile e i finanzieri del Gico di Catania hanno arrestato i sei presunti aguzzini del barcone nella cui stiva sono stati trovati morti 49 migranti soffocati dalle esalazioni dei gas di scarico e di carburante. La svolta c’è stata dopo l’incidente probatorio davanti a gip del Tribunale di Catania nel corso del quale sono stati sentiti alcuni dei migranti soccorsi il 15 agosto dalla nave Cigala Fulgosi della Marina Militare Italiana.

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Dinanzi al Gip i testimoni hanno ricordato quanto accaduto durante quel viaggio durato solo una notte, sufficiente per far perdere la vita ai loro compagni, e riconoscendo nelle persone fermate dalla Squadra Mobile e della Finanza, il comandante dell’imbarcazione e gli altri membri dell’equipaggio. i testi hanno delineato i ruoli di tutti i fermati, cinque libici, uno dei quali il comandante e due marocchini, quali componenti dell’equipaggio che avevano il preciso compito di condurre l’imbaracazione ma anche di mantenere l’ordine a bordo ed impedire ai migranti di salire dalla stiva sul ponte esterno, facendo ricorso ad atti di violenza caratterizzati da calci, pugni e colpi di cinghia contro chiunque tentasse di sporgere il capo oltre i pochi estretti boccaporti di accesso dalla parte inferiore alla parte superiore dell’imbarcazione.

 

“Quanto emerso durante le due udienze – spiegano poliziotti e finanzieri – conferma e al contempo cristallizza l’ipotesi accusatoria delineata dai nostri investigatori i quali, con il coordinamento della Procura della Repubblica di Catania, ha permesso di raggiungere in tempi rapidissimi un importante risultato”.

 

Intanto, per 37 delle 49 salme è stato emesso il “nulla osta” al seppellimento, mentre per le altre 12 salme sono in corso gli esami autoptici per ulteriori e più approfonditi accertamenti. Le cause del decesso verosimilmente sono riconducibili all’assenza di aria all’interno dell’angusta stiva le cui dimensioni, nella parte centrale, erano di circa 6 X 4 X 1,20 mt di altezza e diminuivano procedendo sia verso poppa che verso prora. Nella stiva coercitivamente erano stati sistemati solo uomini in base alla loro nazionalità: Bangladesh, Pakistan e per ultimi, a poppa,i sub–sahariani. Sul ponte erano stati sistemati siriani, libici e migranti del Maghreb, compresi donne e bambini.

 

Intanto è arrivata nel porto di Catania la nave militare croata Andrija Mohorovicic, impegnata nel dispositivo Frontex, con 218 migranti, compresi molti bambini e donne, provenienti da Siria, Somalia ed Eritrea. A bordo anche il corpo di un sudanese morto durante il viaggio della speranza sembra per cause naturali. La salma, su disposizione della Procura di Catania, è stata trasferita nell’obitorio dell’ospedale Garibaldi.

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Redazione