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URBANISTICA

Cibali, giù il palazzo dei primi del Novecento: al suo posto ne nascerà uno di cinque piani

Il permesso di costruire è stato concesso pochi giorni fa. I lavori sono già in corso

Di Luisa Santangelo |

Il giardino sul retro è stato spianato e i resti di una palma sono tutti ammonticchiati al centro. All’esterno, invece, i segni della demolizione che si farà non si vedono ancora. C’è un edificio tra via Cifali e via Franchetti, nel quartiere di Cibali, che verrà buttato giù per lasciare spazio a un palazzo che potrà essere alto fino a 17 metri. Dove adesso c’è un classico palazzetto degli inizi del secolo scorso (la sua costruzione è certamente precedente al 1934), con gli archi sul retro e i fregi sui balconi del primo e unico piano, sul prospetto principale, presto ci sarà una nuova costruzione.

Nel permesso appena rilasciato dalla direzione Urbanistica del Comune di Catania si parla di una «ristrutturazione edilizia», che però consiste nella più classica delle demolizioni e ricostruzioni a cui il capoluogo etneo ormai si è abituato. Come a San Berillo, così altrove. Pure a Cibali, dove il palazzetto porta ancora, sul citofono, i segnali della discendenza svizzera dei precedenti inquilini. Adesso la proprietà è della società Garinvest srl, dell’imprenditore Giuseppe Garilli, attivo nel settore dei ricambi automobilistici e dell’edilizia.

Il retro dell’edificio, col giardino spianato

L’istanza per il permesso di costruire viene avviata nel lontano 2021. Quando il “Piano casa” permette un ampliamento delle volumetrie fino al 30 per cento. Tradotto: se hai un edificio di cento metri cubi e lo butti giù, a determinate condizioni ne puoi costruire uno nuovo di 130 metri cubi. La convenienza, per un costruttore, è palese.

Nel 2023, però, la Corte Costituzionale dichiara illegittima l’ultima proroga del “Piano casa” disposta dalla Regione Siciliana: perché, si legge nella sentenza, consegna «a una dimensione perennemente instabile e precaria la tutela del territorio e dello sviluppo urbanistico». Così, a due anni di distanza dalla presentazione dell’istanza da parte della società di Garilli, pochi mesi dopo la pronuncia della Consulta, l’Urbanistica archivia la richiesta.

Parte un contenzioso di fronte al Tar: per Garilli il silenzio dell’amministrazione nel biennio precedente equivale a un assenso. I giudici amministrativi del Tar lo escludono. Nel frattempo, Garilli presenta un nuovo progetto, senza i benefici del “Piano casa”. La cubatura complessiva del progetto finale è di 4190 metri cubi. Contro gli oltre 5900 metri cubi della volumetria iniziale. In altri termini: il nuovo edificio sarà più piccolo del precedente. Cinque piani fuori terra, per l’esattezza, per un totale di 17 appartamenti, più due piani di parcheggi interrati.

Un parere della Soprintendenza ai Beni culturali di Catania, datato 2021, recita: «Il fabbricato in questione non ricade in area sottoposta a vincolo né paesaggistico né di centro storico» e non ha «caratteristiche di pregio». Eppure, scrivono gli stessi progettisti di Garinvest, «secondo il Prg attuale (che risale al lontano 1968) la zona non rientra tra il centro storico. Ma in ogni modo, a tutt’oggi, per l’espansione della città, essa è a tutti gli effetti facente parte del centro cittadino».

La palazzina dei primi anni del Novecento è rimasta in piedi nonostante il quartiere, prosegue la relazione dei proprietari, sia «caratterizzato da costruzioni risalenti per lo più alla speculazione edificatoria degli anni ‘70». Però è in «gravi condizioni di degrado sia statico che manutentivo e conservativo». Il nuovo palazzo sarà di «architettura contemporanea, di ispirazione per lo più minimalista». Più adatto, insomma, rispetto al palazzotto con più di un secolo sulle spalle per dialogare «con il contesto urbano, costituito per lo più da un’architettura degli anni 60/70 di discutibile modernità».

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